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Serena Bianca De Matteis

For the Love of all Creatures

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Per chi scrive

Come progettare un romanzo in un mese (o anche no)

28 Settembre 2018 by Serena 14 commenti

National Novel Writing Month 2015Sta per tornare il NaNoWriMo! Per chi non lo sapesse, non si tratta di un farmaco per una malattia rara ma del National Novel Writing Month, un evento mondiale della durata di un mese, durante il quale gli autori sfidano se stessi a completare, in 30 giorni, prima stesura di un romanzo da almeno 50.000 parole.

Non so ancora se parteciperò, quest’anno, ma questo non ha importanza. La cosa bella è che se novembre è il mese in cui si scrive, ottobre è il mese della preparazione. E così il web fiorisce di contenuti sulla progettazione di una storia. Molti sono carini, ben fatti, e anche utili: perché se ho i miei dubbi che si possa completare una prima stesura in un mese, forse buttare giù un piano di lavoro in un mese è possibile.

Nel mare magnum dei consigli mi ha colpito positivamente la serie di articoli scritti da Janice Hardy di Fiction University, che seguo ormai da anni: lei ha creato un vero e proprio “at home workshop” che dura tutto il mese di ottobre. Attenzione, qui viene il bello: la traccia proposta da Janice non vale solo il mese di ottobre e solo per prepararsi al NaNo. È un laboratorio di preparazione che può essere utile a chiunque voglia progettare un romanzo, in particolare il primo (perché il primo: perché dopo essersi sperimentati un po’, si capisce come procedere, cosa funziona per sé; ma al primo giro, spesso non si sa dove sbattere la testa)

Chi è Janice Hardy.

Questa è quella che lei stessa chiama la Versione Ufficiale Breve:

Janice Hardy è la fondatrice di Fiction University, e la fondatrice della trilogia fantasy per ragazzi The Healing Wars, dove ha attinto al suo lato oscuro per creare un mondo dove guarire è una cosa pericolosa, e le persone con le migliori intenzioni spesso fanno le scelte peggiori. I suoi romanzi comprendono “The Shifter”, “Blue Fire”, and “Darkfall”, pubblicati da Balzer+Bray/Harper Collins, e “Blood Ties” pubblicato in self sotto il nome J. T. Hardy. Pubblica anche la serie Foundations of Fiction, di cui Planning Your Novel: Ideas and Structure è il primo libro.

Su questo blog vi ho già parlato di lei qui.

Quindi cosa succede adesso?

Pubblicherò per tutto il mese di ottobre le traduzioni degli articoli di Janice, che trovate in orginale qui. Se conoscete l’inglese, dovreste andare a leggerli in prima persona. Verrà creata una pagina dove raccoglierò tutti i link agli articoli giornalieri, che saranno pubblicato come post del blog. FAQ: ma come, tu che pubblichi ogni morte di papa, davvero pensi di riuscire a pubblicare tutti i giorni in ottobre? Risposta: poco importa. Ottobre è un buon mese per cominciare. La serie ho intenzione di finirla, e sarà lì a disposizione di chi vuole scrivere un romanzo in qualsiasi momento dell’anno.

Quando si comincia?

Anche domani, magari. Voi rimanete sintonizzati.

Quando si finisce?

Ehm… Vedi sopra.

Dov’è la home page degli articoli?

Verrà creata alla pubblicazione del terzo articolo e la troverete, tranquilli, farò in modo che la troviate.

Qualcuno ha intenzione di partecipare al NaNoWriMo quest’anno?

Io ci sto pensando. Sto lavorando a una prima stesura e potrebbe essere utile come stimolo. Voi che farete?

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Sostiene il Limone e altre storie così

15 Agosto 2018 by Serena 6 commenti

Era già da un po’ che pensavo di pubblicare una raccolta di racconti. Anche se mi vergogno quasi a chiamarli racconti; sono storie piccole. Comunque eccolo qua, il volumetto, per ora solo in ebook ma presto anche in formato cartaceo, con i caratteri 16 pt per farlo leggere anche agli zii anziani XD. Come tutti i miei testi contiene speranza e coccole, quindi spero che vi faccia bene, almeno quanto ha fatto bene a me scriverlo e metterlo insieme.

L’avrei regalato, ma ottenere di avere un libro gratis su Amazon non è una faccenda così semplice. Quindi è a 99 cent. Lo spirito è questo: offrirvi svago e pensieri dolci sotto l’ombrellone o davanti alle montagne, o anche nel caldo della Città.

Se leggete, fatemi sapere cosa ne pensate. Una recensione è sempre gradita, come sapete. Vi abbraccio.

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7 cose interessanti da fare quest’estate

22 Luglio 2018 by Serena 14 commenti

1. Scrivere la tua pagina Now.

Io l’ho appena fatto, se vuoi andare a leggere la mia la trovi qui. L’estate può essere anche un momento di introspezione: se vuoi fare il punto sulla tua vita senza che la cosa diventi pesante, questo è un buon modo. Se sei  uno scrittore (e se mi stai leggendo ci sono buone probabilità che tu lo sia) sappi che questa pagina tiene al corrente i tuoi lettori su ciò che bolle in pentola. Se sei un mio lettore, ehi, ciao! 😀 Nella mia pagina Now trovi lo stato dell’arte sui miei libri passati e futuri.

2. Plottare un romanzo

Sarebbe a dire, sviluppare l’idea. Per farlo non devi portarti dietro per forza il PC: un quaderno e qualche penna colorata sono più che sufficienti. Ti consiglio di aggiungere dei post-it ma sei già a posto con carta e penna, puoi metterti a progettare il prossimo libro senza bisogno d’altro. Costruire una trama, delineare un personaggio, fare qualche ricerca, sono tra gli aspetti più creativi della scrittura narrativa. E cosa c’è di meglio per rilassarsi facendo correre la mente, finalmente, dove vuole? Abbi solo cura di scrivere tutto, per non perdere nessuno spunto. Pasticcia, fai mappe mentali, disegna, abbozza uno schema. Lo puoi fare sotto un ombrellone o un bell’albero frondoso. Rilassati e sogna. A settembre – che è un buon mese per cominciare un libro – ti troverai una bella fetta di lavoro fatto.

3. Provare gli audiolibri

Non l’hai ancora fatto? Non mi venire ad ammorbare con la solita storia dell’odore della carta, dai. Gli scrittori tendono ad avere il *ulo di piombo, ma tu che stai attento alla tua salute dovresti muoverti di più. Allora scaricati sullo smartphone qualche audiolibro e vai a fare una passeggiata sulla battigia, in un bosco, su per un sentiero di montagna. Non hai bisogno di iscriverti a niente, anche se potresti provare Audible. Vai su Youtube, fai qualche ricerca e ti si apre un mondo. Io personalmente ti consiglio di ascoltare questo losco figuro qui.

4. Mollare la scrittura e fare qualcos’altro

Sei una persona creativa, giusto? Allora perché non sperimenti nuovi modi di creare? La cosa più facile del mondo è comprare un blocco di carta da disegno e dei colori o delle penne. Anche una matita morbida e una gomma possono andare bene. Non hai bisogno di materiali costosi: se vuoi qualche consiglio su cosa comprare per iniziare, dimmelo nei commenti e sarai accontentato. Se non vuoi disegnare, scatta fotografie col telefono e creati un album. Prova a cucinare. Impara l’uncinetto. Ma sperimenta. Hai delle possibilità infinite e ne conosci ancora troppo poche, fidati.

5. Cominciare un diario

Scrivere fa bene all’anima (e alla tecnica, pure). Procurati un quaderno che ti piaccia, con una bella carta liscia dove la penna scorra senza affaticarti la mano. Certo, perché un diario si scrive a mano! Non devi per forza scrivere tutti i giorni e non devi per forza raccontare quello che hai fatto per filo e per segno. Ti suggerisco di cercare un filo conduttore: potresti provare con le Morning Pages, se hai voglia di impegnarti un po’, oppure usare dei prompt – delle parole di riferimento – come punto di partenza. Va bene anche aprire un libro che ami e scegliere come prompt la prima frase di una pagina a caso. Oppure prova a tenere un diario della gratitudine: ogni sera della tua vacanza, prima di andare a dormire, scrivi almeno cinque cose per cui sei grato. Questo è un esercizio che potresti proseguire tutto l’anno, perché fa straordinariamente bene e crea anche dipendenza. Magari ci scriverò su un post dedicato.

Pagina di Diario

 

6. Imparare una cosa nuova

Vai in biblioteca e cerca un manuale di qualcosa. Oppure segui un corso online, lo puoi fare anche dal tuo smartphone. Ci sono corsi per tutti i gusti, io l’anno scorso me ne sono fatto uno di acquerello, questo qui. Vai su Google e fai una ricerca, sia in italiano che in inglese, se lo parli. Le possibilità sono infinite.

7. Scrivere delle lettere

Vuoi stupire qualcuno a cui vuoi bene? Scrivigli una lettera a mano e spediscila per posta tradizionale. Anche in questo caso le possibilità sono infinite e i limiti sono quelli che decidi tu. Puoi strappare un foglio da un quaderno e spedirlo usando la busta bianca del tabaccaio, o decorare un foglio ad acquerello e scriverci una poesia. Puoi inserire nella busta una foto, dei fiori secchi, uno schizzo, un piccolo regalo… Divertiti mentre prepari la tua lettera. Il godimento più grande è immaginare la faccia di chi aprirà la busta.

Per quanto riguarda me, io quest’estate farò tutto quanto. Tranne scrivere la pagina Now: quello l’ho già fatto! E tu? Raccontami cosa farai di diverso dal solito in queste vacanze.

P.S.: questo blog non va in vacanza. Sarei un po’ scema a chiuderlo proprio quando ho più tempo per scriverci, giusto?

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Di ghiaccio, libri e Scrittori con la Z maiuscola

16 Dicembre 2017 by Serena 12 commenti

Fiera del Libro

Vendere narrativa – o anche solo farsi leggere – non è un lavoro facile.

Non è come vendere il ghiaccio agli esquimesi: è molto peggio. È più, tipo, come andare al Polo Nord, mettere giù un banchetto e proporre il ghiaccio a pochissimo, anzi due spiccioli, anzi lo si regali pure. Nel mentre, alzi gli occhi e ti accorgi che di banchetti ce ne sono a centinaia, anzi a migliaia, e tutti offrono ghiaccio. Ci sono anche degli Aspiranti Venditori che non hanno voglia – giustamente – di aprire il proprio banchetto e arrangiarsi come possono, e quindi si rivolgono al Grande Venditore di Ghiaccio. Tutti si chiedono come faccia costui a sopravvivere, visto che ormai gli esquimesi si sono Non devi pagare per pubblicare un libro.aggiustati, vivono in case prefabbricate e il ghiaccio gli serve solo per il Martini. Di fatto però il GVdG è ancora lì e allora gli AV si mettono in fila e gli chiedono se per favore non vorrebbe fare lui da tramite con gli esquimesi. Se il GVdG risponde “OK, il tuo ghiaccio lo prendo io, forse ci posso guadagnare qualcosa”, L’AV ha un orgasmo.  Multiplo.

Poi ci sono altri tizi che dicono all’Aspirante Venditore “dammi un po’ dei tuoi soldi – possibilmente tanti – e in cambio ti insegno come vendere il tuo ghiaccio da solo! Migliaia e migliaia di cubetti!” Ma se perdi tre minuti a fare un controllino, scopri che ‘sti qua che vogliono insegnare hanno, al loro attivo, solo la vendita di una granita. Che attualmente si trova al trecentomillesimo posto nella Grande  Classifica Generale dei Venditori di Ghiaccio.

Il panorama qui al Polo è, appunto, coperto di ghiaccio. Abbastanza desolante.

Sono iscritta a un’associazione americana di scrittrici  e ricevo una volta la settimana una newsletter, sempre molto interessante. Di solito devo accontentarmi di scorrere i titoli – perché non ho tempo di andare in bagno, figurarsi di leggere le newsletter – ma una delle ultime edizioni mi ha costretta a fermarmi e a prestare attenzione alla segnalazione di questo articolo, del quale vi consiglio la lettura. Il pezzo viene introdotto così:

Doomed To Fail.

“Here’s the sad truth: most people who write a book will never get it published, half the writers who are published won’t see a second book in print, and most books published are never reprinted. What’s more, half the titles in any given bookshop won’t sell a single copy there, and most published writers won’t earn anything from their book apart from the advance,” Ian Irvine writes in his article, “The Truth about Publishing”. Before you quit, remember why you began to write. No one ever succeeded by stopping. Don’t go to the dark side, stay passionate.

Condannati al fallimento.

“Ecco la triste verità: molti tra quelli che scrivono un libro non lo vedranno mai pubblicato, la metà degli scrittori che vengono pubblicati non vedrà un proprio secondo libro in stampa e la maggior parte dei libri pubblicati non sarà mai ristampata. Oltre a questo, metà dei titoli esposti in una libreria non venderanno nemmeno una copia in quella libreria, e la maggior parte degli scrittori pubblicati non guadagnerà nulla dalla vendita del proprio libro, a parte l’anticipo” scrive Ian Irvine nel suo articolo “La verità sulla pubblicazione”. Prima di mollare tutto, ricordate perché avete cominciato a scrivere. Nessuno ha successo arrendendosi. Non passate al Lato Oscuro, rimanete appassionati.

Questo per quanto riguarda un bel bagnetto nella realtà.

Ho cominciato questo blog tre anni fa,

credo che il terzo compleanno si collochi dalle parti dei primi di novembre, ma non credo di avere mai avuto grandi illusioni, e le poche che avevo si sono sciolte. Come ghiaccio (again!). Le cose si muovono velocemente, ai tempi nostri, e anche se sono passati solo tre anni il mondo dell’editoria è cambiato molto. E non in meglio.

Tuttavia alcune cose resistono; io per esempio ho sempre creduto e ripetuto fin da allora che la scrittura appartiene a tutti.

La scrittura non è come essere visitati dall’arcangelo Gabriele che ti annuncia che sei uno Scrittore e partorirai un Libro. Ho scoperto che è più come lavorare all’uncinetto!Serena Bianca de Matteis Se proprio non posso leggere o scrivere

  • Lo fanno molte più donne che uomini (anche se gli uomini vengono pubblicati più facilmente, lo sappiamo tutti… magari ne parleremo anche qui prima o poi)
  • C’è chi crea finissimi capolavori simili a cristalli di neve, che finiranno in un museo delle Arti e saranno ammirati dalle generazioni future
  • Però si possono creare lavori piuttosto rustici, fatti con lana grossa e uncinetto da 8 mm, con minimo sforzo e massimo (si fa per dire) rendimento
  • Si possono anche creare delle ciofeche inguardabili, però magari divertendosi moltissimo
  • Ormai lo si fa più per piacere che per necessità
  • Rispetto a un tempo, un sacco di gente in più sa farlo. Poi su Youtube ci sono anche i tutorial, no?
  • Qualcuno lo sa fare davvero, qualcuno crede di saperlo fare ma non è così, e se gli vai a dire che quel punto lì è sbagliato e sarebbe il caso di disfare e ricominciare, ti risponde “sei mica matta, con tutto il tempo che ci ho messo!” oppure “eh, però a me piace così!”
  • Chi lo sa fare non è nato imparato, ha impiegato ore, giorni e anni per saperlo fare. E adesso crea cose che tu guardi a bocca aperta e dici “io non ce la farò mai”.
  • Qualcuno ha proprio un problema ad impugnare l’uncinetto e sarebbe meglio si dedicasse, che ne so, al lavoro a maglia o al giardinaggio, ma chi ha il coraggio di dirglielo?

E poi la diatriba sulla parola Autore e la parola Scrittore. Chi può usare per sé il termine Scrittore? No, è meglio Autore.  Ma un Autore/autrice di presine e un Autore/Autrice di testi narrativi sempre Autori sono. O no? E anch’io sono un’Autrice. Per esempio sono indiscutibilmente l’Autrice di mio figlio e anche di un sacco di biscotti di pastafrolla, ma non è che questo mi trasformi in una creatura straordinaria. Ah, e poi sono incidentalmente anche Autrice di molti lavori all’uncinetto.

E quindi?

Quindi avevo voglia di dissacrare un po’. Di smontare. Di dirvi che litigare non serve a niente, che tanto stiamo tutti quanti legati per le zampe come i capponi di Renzo, in senso sia editoriale che esistenziale. Forse per una grama volta volevo svuotare la scarpa dai sassolini, e lasciare qui nuda e cruda la sola verità in ragione della quale questo blog – anche se un po’ abbandonato – è ancora aperto.

Perché mi piace scrivere. Perché qualcuno mi legge; e me ne basta uno solo che si emozioni sul serio, e ho benzina sufficiente per altri dieci anni, sia per scrivere la mia roba da ragazzini, sia per continuare a utilizzare la mia porzione di bytes. Senza pretendere di cambiare la vita di nessuno, perché per cambiare una vita ci devi stare dentro con tutte le scarpe, se no è meglio star zitti che si fa più bella figura. Perché non ci sono piedistalli, non ci sono guadagni, non ci sono orgogli e allori e riconoscimenti: c’è solo la volontà feroce di trovare, in ogni giornata da delirio, qualche minuto per picchiare sulla tastiera. È solo questo, non c’è altro. La scrittura è mia, guai a chi me la tocca.

Buon weekend 🙂

Piatto natalizio con biscotti fatti in casa
e biscotti per fami perdonare!

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Storia principale e Storie dei personaggi

30 Settembre 2017 by Serena 6 commenti

Mi sembra una vita che non scrivo di tecniche della narrazione, ma torno volentieri a farlo – e anche ad appassionarmici un po’ – a seguito di questa email che ho ricevuto:

Buongiorno Serena, mi chiamo S****** e grazie a te ho iniziato a utilizzare il metodo del fiocco di neve. Vorrei chiederti un chiarimento perché immagino tu lo riesca ad utilizzare con profitto: fin da subito il metodo propone di scrivere la trama generale della storia e poi una descrizione dei personaggi con le loro linee narrative. Io credo di far confusione qui. A me viene da creare la storia sui personaggi e quindi descrivendo le loro linee narrative praticamente scompongo lo trama principale espandendola un po’. Forse devo creare una trama che racconti una storia e le linee narrative dei personaggi sono storie personali che non hanno a che fare con quella principale, ma con questa si intersecano?

Ciao, S. 🙂 Ti rispondo qui perché credo che l’argomento possa interessare ad altri.

Per chi non conoscesse il Metodo del Fiocco di Neve, in inglese lo Snowflake Method :

Si tratta di un metodo pratico per la costruzione di un romanzo. Un’opera di narrativa lunga oltre 50.000 parole è un progetto complesso che richiede un’accurata pianificazione per avere la (ragionevole) certezza di essere portato a termine. Come qualsiasi altro progetto complesso. C’è chi ritiene che si possa scrivere senza progettare prima; io personalmente sto dalla parte dei pianificatori, senza se e senza ma, ma non abbiamo tempo di parlarne adesso.

Se volete leggere l’articolo originale di Randy Ingermanson, cosa che io consiglio sempre, lo trovate qui. Se l’inglese non è il vostro forte, trovate la mia traduzione qui. Se volete acquistare un libricino simpatico che spiega il metodo strappandovi un sorriso, potete acquistare questo qui su Amazon. Ovviamente è in inglese, ma se avete voglia di impegnarvi a leggerlo, il gioco vale la candela.

Il Metodo del Fiocco di Neve funziona per espansioni successive: questo significa che si parte da un’idea di base che viene sviluppata e stratificata fino ad ottenere una sinossi completa dell’opera, dettagliata fino al livello della singola scena.

Il nostro Randy suggerisce un percorso passo passo che si può riassumere così:

  1. Scrivi la logline
  2. Scrivi in un solo paragrafo la struttura in tre atti
  3. Scrivi in un paragrafo l’arco di trasformazione dei personaggi più importanti (in realtà l’arco del personaggio è una faccenda più complessa, ma passatemi il termine per stavolta).
  4. Espandi il paragrafo del punto 2 in un riassunto della tua storia
  5. Scrivi per ogni personaggio principale una sinossi della storia dal suo punto di vista (una paginetta per i protagonisti, mezza per gli altri)
  6. Espandi le sinossi aggiungendo i dettagli e modifica i documenti precedenti dove è necessario
  7. Espandi l’arco di trasformazione in una mappa completa di ogni personaggio
  8. Prendi le sinossi del punto 6 e compila un elenco delle scene
  9. (facoltativo) Scrivi una descrizione di ogni scena
  10. Ora puoi cominciare la prima stesura.

Che americanata, vero? Scrivere un romanzo passo per passo ragionandoci su? E l’ispirazione dove se ne va a finire? Andate a vedervi questo filmato su Youtube e avrete delle sorprese. Anche quello successivo della serie merita qualche minuto della vostra attenzione.

Il terzo passaggio del metodo del Fiocco di Neve riguarda, appunto, i personaggi.

Randy suggerisce di preparare per ciascuno di loro questa scheda:

  • Il nome del personaggio
  • Una singola frase che riepiloghi la linea narrativa del personaggio
  • La motivazione del personaggio (che cosa vuole in astratto?)
  • L’obiettivo del personaggio (che cosa vuole, in concreto?)
  • Il conflitto del personaggio (che cosa gli impedisce di raggiungere il suo obiettivo?)
  • L’epifania del personaggio (che cosa imparerà, in che modo cambierà)
  • Un riassunto più dettagliato (un paragrafo) della sua linea narrativa.

Rispondere a queste domande è estremamente utile – e non così semplice come può sembrare – non solo in fase di progettazione della storia ma anche dopo, in fase di revisione, riscrittura, editing. Vi faccio un esempio personale.

Sono all’incirca alla QUINTA revisione del seguito di “Buck”. Non sono mai contenta, mi manca sempre qualcosa per essere soddisfatta. Stavolta si procedeva abbastanza bene, ma mi sono incastrata su una scena centralissima e cruciale. Di nuovo. Perché non mi piace mai, o almeno così credevo. Non è vero: il problema non era che non mi piaceva, il problema è che non avevo chiaro in testa che cosa doveva succedere e perché. E in effetti per questo libro ho cominciato troppo presto la stesura, prendendo alla leggera proprio le motivazioni dei personaggi. Ieri, mentre riflettevo sulla risposta da dare a S., mi sono messa a riflettere sulle domande di cui sopra, ho risposto e ho scoperto delle cose interessanti, alcune risolutorie: quasi mi mettevo a piangere dalla gioia XD. Se va tutto bene, nei prossimi giorni scriverò questa scena e così il resto della revisione dovrebbe scivolare via più facilmente (quindi, caro S., non ringraziarmi per questa risposta, in realtà sono io che devo ringraziare te perché mi hai costretta a riprendere i fondamentali).

Per tornare alla domanda iniziale, S. si è già già in parte risposto da solo, perché sì, è più o meno vero che

le linee narrative dei personaggi sono storie personali che non hanno a che fare con quella principale, ma con questa si intersecano

però:

  • Una parte della storia personale del protagonista È la storia principale; sei tu a decidere su quale parte punterai i riflettori.
  • Noi sappiamo dei nostri personaggi molto, molto di più di quanto effettivamente ci servirà per scrivere il romanzo. Dobbiamo fare molta attenzione a non esagerare con i dettagli, perché chi ci legge non perda il filo della narrazione e il senso dell’orientamento. Come sempre, è una questione di dosi.
  • Una storia non esiste senza un protagonista e almeno un altro personaggio. Su chi possa essere questo secondo personaggio si sono scritti volumi, ma di nuovo non è questa la sede per approfondire. Basti per ora dire che il protagonista non esiste nel vuoto, e quindi una storia è principalmente il modo in cui il personaggio principale si relaziona agli altri.

E qui scopriamo un limite abbastanza importante del Metodo del Fiocco di Neve.

Quando Randy parla dei personaggi non mette, a mio parere, abbastanza in evidenza l’importanza della relazione tra i personaggi, tema questo su cui invece ho avuto modo di riflettere frequentando dei laboratori online. Mi sento di consigliare in particolare quello di Laura Baker, che insiste molto sulla costruzione di queste relazioni. Segnalo molto volentieri che la prossima edizione di questo laboratorio si terrà a febbraio 2018 e, se conoscete l’inglese, è un’ottima occasione di apprendimento (se volete altre info scrivetemelo nei commenti).

Un suggerimento pratico

per S. e anche per me stessa, già applicato con grande soddisfazione. Invece di costruire una singola scheda personaggio, costruite una griglia. Come? Per esempio così:

Griglia Anna Heath secondo il metodo del fiocco di neve

Nel mio caso, Anna è l’antagonista di Heath, quindi affiancare le loro due schede non solo è necessario, è fondamentale. In generale, comunque, accostando ( anche proprio fisicamente, su un foglio) motivazioni, obiettivi e conflitti dei personaggi emergono i punti di contatto e i punti di scontro; questo è essenziale per mettere in chiaro – soprattutto nella mente di scrive – qual è il conflitto principale della storia. E senza conflitto, lo sappiamo tutti, non esiste la storia.

Una volta chiaro il conflitto principale, caro S., ti sarà anche più chiaro qual è il nucleo principale della storia e, dei vari personaggi, che cosa tenere e cosa lasciar andare.

Il Metodo del Fiocco di Neve è altamente personalizzabile.

Come Randy stesso ripete in continuazione, il sistema si integra perfettamente con degli adattamenti alle esigenze individuali. Si deve prendere quello che funziona e lasciare quello che non funziona; ciò che conta è che non si sprechi il potenziale di una buona idea vagando nel vuoto senza una meta. Per me, utilizzare una griglia completa il sistema in modo egregio.

Spero di essere stata utile 🙂

 

 

Hai già scaricato la tua copia gratuita di “Buck”?

…fallo, prima che io cambi idea XD

CLICCA QUI

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The Artist’s Way – La via dell’Artista

7 Agosto 2017 by Serena 8 commenti

Consigli di marketing

Non mi ricordo di preciso come ci sono arrivata. Il sottotitolo di questo libro recita “un sentiero spirituale verso una creatività più elevata”. Non è, questo, un aspetto particolarmente interessante per me: la mia spiritualità è una faccenda complicata e molto personale. E poi comunque il percorso illustrato nel libro è rivolto a chi si rende conto di essere bloccato nella propria creatività e vuole fare seriamente qualcosa in proposito. E io non mi sento una creativa bloccata, anzi, per un sacco di tempo non mi sono neanche sentita una creativa, semplicemente una tizia a cui piace scrivere. Solo di recente ho cominciato a pensare a me come a una creativa. E più che una creativa bloccata sono in fase di esplosione, anzi, implosione; non è la stessa cosa.

L’ultimo periodo è stato orrendo, creativamente parlando. Una stanchezza devastante. I neuroni in pricisiùn, come si dice in Piemonte. Il caldo che non aiuta. E un solo stupido desiderio: scrivere, direte voi. Scrivere in pace, scrivere liberamente. Succede a tanti. Avere voglia di scrivere quando devi per forza PER FORZA fare altro e non c’è niente da fare, non hai scampo. E invece no: io volevo dipingere (non se la prendano con me, vi prego, i tre lettori che stanno aspettando il seguito di Buck. Mi farò perdonare). Volevo colorare, se possibile roba mia e non roba disegnata da altri. Disegnare. Ho speso un sacco di soldi in colori di diversi tipi, inchiostri, penne calligrafiche, pennini, penne e basta, carte da acquerello, da marker, da layout, da disegno e decorative. Ho speso una cifra che per me non è normale. E poi, a posteriori, mi rendo conto di questo: che tutto quel comprare altro non era che una valvola di sfogo, una compensazione puerile. Non ho bisogno di comprare, da un pezzo ho tanto di quel materiale, in casa, che potrei aprire io stessa una rivendita di… Boh? Una succursale di Tiger? Una megacartoleria? Un colorificio? Un negozio di hobbystica o come cavolo si scrive? Una merceria fornita di TUTTI i colori di TUTTI i filati e tessuti mai comparsi sulla faccia della terra?

Non ho bisogno di comprare, ho voglia, bisogno di fare. Fare fare fare. Sporcarmi le mani. Metterci la faccia dentro, se necessario. E allora mi ha incuriosito quel libro, per via degli Appuntamenti con l’Artista (traduco così “Artist’s Dates”, mi sembra l’interpretazione migliore) in cui uno teoricamente si ritaglia a qualsiasi costo, una volta alla settimana, un appuntamento con se stesso per esercitare la propria creatività. Sto banalizzando moltissimo, eh. Comunque, quella è stata l’esca cui ho abboccato io. Che Julia Cameron avesse la chiave nascosta, il segreto per vivere una vita in cui non ti senti scoppiare perché non puoi prendere in mano… la tastiera? Il PC? Carta e penna? Nel mio caso colori e pennelli, o anche semplici pennarelli oppure gli attrezzi della calligrafia tradizionale, cannuccia pennini e inchiostro.

Ho letto prima una breve raccolta di scritti sulle Morning Pages, dopo vi spiego cosa sono, e poi ho acquistato il libro completo. L’ho letto e apprezzato e mi sono trovata molto spesso a sottolineare, assentire, scoppiare a ridere e ripetere “cavolo, anch’io!”. Lo consiglio? Non lo so. Però posso dirvi che io l’ho regalato, quel libro. L’ho mandato di recente a una persona il cui romanzo è stato oggetto di una feroce stroncatura (anonima, tu guarda che caso…), certa che le parole di Julia Cameron avrebbero aiutato.

Le Morning Pages, dicevo. Le pagine del mattino. Sono uno dei due pilastri del “metodo”, forse meglio chiamarlo “percorso”, proposto in La via dell’Artista. Si tratta di tre pagine scritte ogni mattina, il più vicino possibile al risveglio, senza preoccupazioni estetiche e senza censure. Il secondo pilastro sono appunto gli appuntamenti settimanali con l’artista: Artist’s Dates.

Il libro può risultare irritante per i non credenti, perché la Cameron nomina Dio ogni due per tre. Ma, come spiega lei stessa, se a “Dio” si sostituisce un qualsiasi termine che rappresenti l’energia vitale, ciò che per noi è sacro, la forza della vita, la forza di gravità o come diavolo volete chiamarla voi, il tutto funziona lo stesso. Quando il discepolo è pronto il maestro arriva, si dice, quindi se non siete pronti – il che può significare anche stravolti, distrutti, cotti a puntino – lasciate perdere. Se no fate come me, che ci sono arrivata per vie traverse ma trovo che ‘sto libro mi possa fare bene lo stesso e mi sia piovuto in mano al momento giusto.

Ho deciso quindi di provare il percorso di dodici settimane tracciato dalla Cameron nel libro. Ho finito la prima lettura completa ieri sera, e questa mattina ho deciso di cominciare, il che vuol dire che rileggerò il primo capitolo. Oggi la famiglia è fuori, sono andati tutti alle cascate di Lillaz e poi a fare un picnic a Valnontey. Io sono qui che mi guardo il prato, il campanile lontano e scrivo. Considero questo giorno il mio primo “appuntamento con l’artista”. Vediamo un po’ che succede?

Questo sarà un periodo di blogging spettinato. Niente roba utile, niente contenuti rilevanti né SEO né cazzi né mazzi. Solo cose che ho voglia di raccontare. E cose che avrete voglia di raccontarmi voi, se vi va. Per esempio, conoscete il libro della Cameron? Avete mai fatto il percorso di dodici settimane? Oppure: avete anche voi una succursale di Tiger in casa?

P.S. Volevo parlarvi di tutt’altro, ma il tutt’altro di cui volevo parlarvi me lo sono dimenticato a Milano, e senza immagini non ha molto senso. Sono un’idiota. Anticipazione: si tratta di organizzazione (tanto per cambiare).

P.P.S. Qui la connessione Internet fa schifo. No, peggio, è inesistente. No, peggio, c’è a singhiozzo e quindi fa incazzare ancora di più. Per blogging spettinato intendo anche poche o nessuna immagine, che sono pesanti da caricare, e pezzi formattati come viene viene. I apologize. Chiedo scusa. Vi amo!

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