Non mi ricordo di preciso come ci sono arrivata. Il sottotitolo di questo libro recita “un sentiero spirituale verso una creatività più elevata”. Non è, questo, un aspetto particolarmente interessante per me: la mia spiritualità è una faccenda complicata e molto personale. E poi comunque il percorso illustrato nel libro è rivolto a chi si rende conto di essere bloccato nella propria creatività e vuole fare seriamente qualcosa in proposito. E io non mi sento una creativa bloccata, anzi, per un sacco di tempo non mi sono neanche sentita una creativa, semplicemente una tizia a cui piace scrivere. Solo di recente ho cominciato a pensare a me come a una creativa. E più che una creativa bloccata sono in fase di esplosione, anzi, implosione; non è la stessa cosa.
L’ultimo periodo è stato orrendo, creativamente parlando. Una stanchezza devastante. I neuroni in pricisiùn, come si dice in Piemonte. Il caldo che non aiuta. E un solo stupido desiderio: scrivere, direte voi. Scrivere in pace, scrivere liberamente. Succede a tanti. Avere voglia di scrivere quando devi per forza PER FORZA fare altro e non c’è niente da fare, non hai scampo. E invece no: io volevo dipingere (non se la prendano con me, vi prego, i tre lettori che stanno aspettando il seguito di Buck. Mi farò perdonare). Volevo colorare, se possibile roba mia e non roba disegnata da altri. Disegnare. Ho speso un sacco di soldi in colori di diversi tipi, inchiostri, penne calligrafiche, pennini, penne e basta, carte da acquerello, da marker, da layout, da disegno e decorative. Ho speso una cifra che per me non è normale. E poi, a posteriori, mi rendo conto di questo: che tutto quel comprare altro non era che una valvola di sfogo, una compensazione puerile. Non ho bisogno di comprare, da un pezzo ho tanto di quel materiale, in casa, che potrei aprire io stessa una rivendita di… Boh? Una succursale di Tiger? Una megacartoleria? Un colorificio? Un negozio di hobbystica o come cavolo si scrive? Una merceria fornita di TUTTI i colori di TUTTI i filati e tessuti mai comparsi sulla faccia della terra?
Non ho bisogno di comprare, ho voglia, bisogno di fare. Fare fare fare. Sporcarmi le mani. Metterci la faccia dentro, se necessario. E allora mi ha incuriosito quel libro, per via degli Appuntamenti con l’Artista (traduco così “Artist’s Dates”, mi sembra l’interpretazione migliore) in cui uno teoricamente si ritaglia a qualsiasi costo, una volta alla settimana, un appuntamento con se stesso per esercitare la propria creatività. Sto banalizzando moltissimo, eh. Comunque, quella è stata l’esca cui ho abboccato io. Che Julia Cameron avesse la chiave nascosta, il segreto per vivere una vita in cui non ti senti scoppiare perché non puoi prendere in mano… la tastiera? Il PC? Carta e penna? Nel mio caso colori e pennelli, o anche semplici pennarelli oppure gli attrezzi della calligrafia tradizionale, cannuccia pennini e inchiostro.
Ho letto prima una breve raccolta di scritti sulle Morning Pages, dopo vi spiego cosa sono, e poi ho acquistato il libro completo. L’ho letto e apprezzato e mi sono trovata molto spesso a sottolineare, assentire, scoppiare a ridere e ripetere “cavolo, anch’io!”. Lo consiglio? Non lo so. Però posso dirvi che io l’ho regalato, quel libro. L’ho mandato di recente a una persona il cui romanzo è stato oggetto di una feroce stroncatura (anonima, tu guarda che caso…), certa che le parole di Julia Cameron avrebbero aiutato.
Le Morning Pages, dicevo. Le pagine del mattino. Sono uno dei due pilastri del “metodo”, forse meglio chiamarlo “percorso”, proposto in La via dell’Artista. Si tratta di tre pagine scritte ogni mattina, il più vicino possibile al risveglio, senza preoccupazioni estetiche e senza censure. Il secondo pilastro sono appunto gli appuntamenti settimanali con l’artista: Artist’s Dates.
Il libro può risultare irritante per i non credenti, perché la Cameron nomina Dio ogni due per tre. Ma, come spiega lei stessa, se a “Dio” si sostituisce un qualsiasi termine che rappresenti l’energia vitale, ciò che per noi è sacro, la forza della vita, la forza di gravità o come diavolo volete chiamarla voi, il tutto funziona lo stesso. Quando il discepolo è pronto il maestro arriva, si dice, quindi se non siete pronti – il che può significare anche stravolti, distrutti, cotti a puntino – lasciate perdere. Se no fate come me, che ci sono arrivata per vie traverse ma trovo che ‘sto libro mi possa fare bene lo stesso e mi sia piovuto in mano al momento giusto.
Ho deciso quindi di provare il percorso di dodici settimane tracciato dalla Cameron nel libro. Ho finito la prima lettura completa ieri sera, e questa mattina ho deciso di cominciare, il che vuol dire che rileggerò il primo capitolo. Oggi la famiglia è fuori, sono andati tutti alle cascate di Lillaz e poi a fare un picnic a Valnontey. Io sono qui che mi guardo il prato, il campanile lontano e scrivo. Considero questo giorno il mio primo “appuntamento con l’artista”. Vediamo un po’ che succede?
Questo sarà un periodo di blogging spettinato. Niente roba utile, niente contenuti rilevanti né SEO né cazzi né mazzi. Solo cose che ho voglia di raccontare. E cose che avrete voglia di raccontarmi voi, se vi va. Per esempio, conoscete il libro della Cameron? Avete mai fatto il percorso di dodici settimane? Oppure: avete anche voi una succursale di Tiger in casa?
P.S. Volevo parlarvi di tutt’altro, ma il tutt’altro di cui volevo parlarvi me lo sono dimenticato a Milano, e senza immagini non ha molto senso. Sono un’idiota. Anticipazione: si tratta di organizzazione (tanto per cambiare).
P.P.S. Qui la connessione Internet fa schifo. No, peggio, è inesistente. No, peggio, c’è a singhiozzo e quindi fa incazzare ancora di più. Per blogging spettinato intendo anche poche o nessuna immagine, che sono pesanti da caricare, e pezzi formattati come viene viene. I apologize. Chiedo scusa. Vi amo!
Megalis dice
E mentre ti godi il tuo blogging spettinato spero di farti cosa gradita nominandoti per un Liebster Award. Puoi ignorarlo, ma non potevo ignorare il tuo blog! Passa a ritirarlo qui http://www.megalis.it/liebster-award/#.WbmOJ8hJaM8
Barbara dice
Un negozio della Tiger no, ma ho anch’io il mio reparto Acquerelli (libri su tecniche, strumenti, immagini, valigetta, boccette varie, pennelli, album in varie misure, dvd del corso completo di pittura…) ma che ne faccio uno sono almeno cinque anni, da quando sono ritornata a scrivere. L’acquerello era una parentesi? Ma ci sono anche i pennarelli, le penne da manga, i pastelli acquerellabili, la tavoletta grafica con il programma di disegno, i carboncini. Pensandoci: il mio primo dizionario di Italiano l’ho ricevuto come premio in prima elementare con un disegno, in tutta la scuola. Un segno? (l’anno dopo una scacchiera, ma sono negata con gli scacchi…)
Disegnare rilassa, scrivere invece è fatica. Forse vanno alternate.
Grazia Gironella dice
Ho letto “The Artist’s Way”, che nella mia versione riporta un sottotitolo meno impegnativo: “A Course in Discovering and Recovering Your Creative Self”. Lo preferisco, perché in effetti questo è l’argomento del libro: la creatività. Che poi la creatività sia legata alla spiritualità è vero (tutto è legato alla spiritualità!), ma non c’è bisogno di fuorviare il lettore. Il libro mi è piaciuto molto, ma non ho seguito il percorso che consigliava. Perché? Perché, in versione diversa, anch’io sono una che compra questo, impara quello, si informa su quell’altro, tutto con la massima passione, ma le mani in pasta le mette troppo poco. Anch’io ho bisogno di fare. Vivo troppo lontana dalla pratica, e mi ostino a credere – fingere di credere? – che si possa andare avanti restando fermi a pensare. E’ una cosa su cui rifletto spesso ultimamente, e credo sia proprio un problema. Ma, appunto, rifletto. Non che sia inattiva relativamente alla scrittura, ma sento quanto esito a tuffarmi nel vero “fare”. Se inizio la nuova storia e poi non va bene? E poi, cosa significa “andare bene”? Sono capace di dare tutto senza pretendere niente in cambio? Ci sono questioni profonde sotto. Qui c’è qualcosa da imparare per me. Ti auguro che questa pausa di riflessione ti porti un passo avanti importante. 🙂
Serena dice
Hai ragione, il nuovo sottotitolo è fuorviante e rischia di alienarsi qualche lettore, oltretutto. Se posso chiedere: quali parti del libro ti hanno toccata di più?
Grazia Gironella dice
E’ passato qualche anno, perciò figurati se ricordo i dettagli del libro, io che sono una dimenticatrice seriale… di sicuro mi è piaciuto il tono della Cameron, ispirato ma non fanatico, molto umano. In un certo senso era come vedere scritte in modo ispirante cose che sapevo. Per esempio l’idea di inserire in ogni settimana qualcosa che ci porti fuori dall’abitudine la mettevo già in pratica, perché mi ero accorta che anche un piccolissimo fatto fuori dal quotidiano diventa uno stimolo importante per vivere meglio. Ecco, forse questa è la parte che più mi ha colpita, perché mi ci sono ritrovata; ma mi è piaciuto tutto di questo libro. (Domandina off-topic: è il tuo sito a non dare la possibilità di ricevere le notifiche per i commenti, oppure sono io che ho qualche problema?)
Nadia dice
Secondo me sei stata troppo pressata in questo lungo periodo dove tutto si è sommato e lo scoprire di non essere wonder woman è uscito fuori. Sul fatto che tu sia una creativa non ci sono dubbi e che la valvola di sfogo dopo l’uncinetto e la scrittura sia anche il disegno e la bella calligrafia amplia solo il ventaglio, ma non limita nulla.
Già il fatto che tu possa goderti un paesaggio del genere, ritagliarti piccoli spazi per te e aver dimenticato ciò che rasenta la quotidiana perfezione, dovrebbe consentirti di rilassarti e fare le cose per puro piacere. Quindi keep calm che io sono una delle tre in attesa del seguito di Buck e aspetto tutto il tempo che servirà.
Serena Bianca De Matteis dice
Grazie ^^ Rileggendomi mi rendo conto di quanto ancora io non sia riuscita a rilassarmi. Ho l’impressione di avere qualche nodo da sciogliere, ma non mi è chiaro dove andare a cercare. Nel frattempo dormo, dormo e dormo. Rispetto a quanto dormo di solito, sto dormendo tantissimo. Un bacione.
(PS Ieri ho comprato Vita e riavvita 🙂 )
Nadia dice
Se allora esiste un nodo spero si sciolga, ma sappi che come sai, è venuto a me ora.