Non so se vi ricordate che, nell’articolo precedente, il primo consiglio suonava più o meno così:
Mollate quello che state facendo e scrivete prima il vostro piano marketing!
La cosa ha senso, in effetti. Mettiamo per esempio che vogliate occuparvi del vostro sito autore: prima di decidere che plugin installare, come impostare la vostra biografia e che cosa mettere in evidenza nelle barre di navigazione, dovreste avere chiari i vostri obiettivi. Quindi, anche se tendiamo a vedere la costruzione di un sito come qualcosa di tecnico o magari di estetico, il ragionamento che sta alla base dovrebbe riferirsi al tipo di promozione che intendete fare.
In realtà un piano marketing non è una cosa così difficile da creare, perché consiste, alla fine, in una serie di azioni promozionali con una data di scadenza associata. Quello che è davvero complicato è riuscire a fare tutto: io lo sto vivendo sulla mia pelle e no, vi assicuro che non riesco a fare neanche la metà di quello che vorrei. Quindi, prima di entrare nella parte pratica eccovi tre consigli tutti miei:
- Utilizzate il metodo S.M.A.R.T. per la creazione dei vostri obiettivi. E siate particolarmente inflessibili sulla T di Time-Related. Le cose che non sono inserite in un calendario non succedono. Lavorate all’indietro: stabilite la data di pubblicazione del vostro libro e inserite le altre azioni a ritroso nei mesi che precedono, conservandovi un margine per gli imprevisti. Non fate come me, che tendo a credere di poter fare più di una cosa contemporaneamente.
- Scegliete le azioni che si adattano meglio al vostro carattere. Ne abbiamo parlato qui e anche qui: non potendo fare tutto, dobbiamo scegliere ciò che ci possiamo permettere e ciò che ci è più congeniale. Dovremmo divertirci nel fare marketing, affinché le nostre azioni siano impregnate di energia positiva.
- Mantenete le cose semplici. Se avete poco tempo, scegliete una sola azione per ogni «pilastro» del marketing editoriale e concentratevi su quella. Ciò che non potete fare, purtroppo, è concentrarvi su un’area sola trascurando le altre: tutte le aree devono essere sviluppate contemporaneamente, perché sono interdipendenti e necessarie.
Le quattro aree di un piano marketing
1) Obiettivi
Che cosa vogliamo dalla nostra scrittura? Se vogliamo essere letti, sapere chi sono i nostri lettori e definire come vogliamo raggiungerli è indispensabile per non brancolare nel buio. La gamma è molto ampia: c’è chi desidera scrivere la storia della propria vita affinché i nipotini possano leggerla, e chi vuole guadagnarsi da vivere con la scrittura per poter abbandonare un lavoro che detesta. Le scelte promozionali da fare non sono, ovviamente, le stesse per tutti.
2) Creazione di un marchio
Se vogliamo essere letti, il primo passo da fare è a) accertarsi che le persone sappiano che esistiamo e, subito dopo b) che associno a noi delle emozioni positive. O che, almeno, le emozioni che suscitiamo risuonino armonicamente con ciò che i nostri lettori cercano.
3) Creazione di una piattaforma online
La nostra presenza online non è solo il fatto di esistere nella rete, è in realtà una base di lancio per tutte le nostre attività di marketing. È dove facciamo storytelling personale. È il luogo nel quale intratteniamo relazioni significative con il nostro pubblico e con gli altri scrittori. La piattaforma include quella che io chiamo la «sacra triade»:
- Un sito web
- Due-tre profili sui social media più adatti a noi (su questo non ho indicazioni da darvi: sono una capra. I profili ce li ho ma li uso pochissimo)
- La costruzione di una lista email. Di quest’ultima non si parlerà mai abbastanza, perché è necessaria al fine di esercitare una forma di promozione rispettosa, rivolgendosi a persone che ci hanno dato il permesso di contattarle lasciandoci il loro indirizzo email.
4) Programmazione del lancio.
Le azioni relative alle prime tre aree vanno incominciate e poi non hanno una scadenza, dovrebbero diventare una routine. Il lancio invece è un evento strettamente riferito a un certo libro in un certo periodo di tempo e va programmato di conseguenza, scegliendo le attività che meglio si adattano alle nostre disponibilità (di tempo e di risorse economiche) e alla tipologia del nostro «prodotto». Ha l’obiettivo di preparare una buona accoglienza al frutto del nostro lavoro e di evitare l’effetto «sparo nel buio». Nella pianificazione del lancio vanno inseriti, per esempio, dei post scritti ad hoc nel blog, la creazione di un evento online, dei guest post su altri blog, degli eventi offline tipo presentazioni in librerie o biblioteche, pubblicità a pagamento sui social o sui media tradizionali, aperitivi letterari, reading e tutto quanto la nostra fantasia ci potrà suggerire. Se scegliamo la strada della pubblicazione indipendente, dovremo ricordarci di includere in quest’area la parte pratica: la creazione per esempio dei profili sui principali negozi online, il tempo per caricare i files, la realizzazione della copertina, la raccolta delle prime recensioni.
…insomma c’è da farsi un fondello così.
La proposta di oggi è questa: se non avete ancora pensato al vostro piano marketing, provate a buttare giù una mappa mentale con le quattro aree principali e le attività che avete già fatto/volete cominciare ora/ volete implementare in futuro.
Dove pensate che incontrerete le maggiori difficoltà? Siete d’accordo con questa definizione di piano marketing o pensate che sia troppo o che manchi qualcosa?
Questo articolo fa parte della serie “81 consigli di marketing che funzionano, e perché seguirli”
Se desiderate consultare la fonte originale degli argomenti trattati, leggete il post introduttivo, dove trovate tutti i link e la spiegazione del metodo di lavoro che ho adottato.
Qui l’articolo introduttivo
Qui il primo articolo: Cominciare per tempo.
Alessia Savi dice
Okay, ho fatto tutto!
Ho già tutte le idee in mente: promozioni, blog da tenere sotto controllo, articoli a corredo dell’uscita.
Resto sempre carente sulla newsletter, ma sinceramente è davvero difficile riuscire a farla crescere, anche se sto lavorando in questo senso.
Il problema è…. che spero con tutto il cuore che il tempo non mi sia avverso.
Serena dice
Io so già che riuscirò a fare tipo un decimo delle cose che vorrei fare. Ma amen, insomma. Feci delle scelte, un tempo… e sono felice così 🙂 Mi piace tantissimo l’idea di avere comunque la possibilità di provare.
Sappi che io sarò in prima fila con striscioni, t-shirt brandizzata e fischietto in bocca, a fare il tifo per te.
Non ti ho ancora scritto perché non ho avuto tempo. Lo faccio presto.
Andrea Cabassi dice
Ho notato nelle statistiche degli ultimi anni che i social (Facebook e Linkedin in particolare) mi garantiscono una buona fetta degli accessi al blog (che io considero il cuore della mia comunicazione) ma non commentano mai.
Credo che un elemento portante della comunicazione sia il dialogo con gli ospiti del sito, utile per farmi conoscere meglio rispondendo a domande, approfondendo qualcosa che magari credevo già trattato a sufficienza ecc.
Purtroppo nel momento in cui entri in una piattaforma per promuoverti (es: postando il link del post su facebook) è difficilissimo uscirne.
Serena dice
I media servono proprio e (quasi) solo a quello, a generare traffico verso il tuo blog, dove poi le persone dovrebbero venire fidelizzate e interagire. Se raccogli i nominativi in una mailing list e ti fai sentire regolarmente e con discrezione, magari i commenti non aumentano ma il rapporto si può coltivare lo stesso 🙂
Ma anche te, benedetto ragazzo, perché non cominci a raccogliere i nominativi? Dai che se metti su il form di Mailchimp o Aweber o quello che vuoi mi propongo come prima iscritta.
Andrea Cabassi dice
Oh, in realtà ce li ho un po’ di nominativi, ho una sezione Newsletter nella pagina dei contatti http://www.ryo.it/contatti/ … dici che è troppo nascosta? 😕
Serena dice
Ehm, sì XD Scusa, ma a che cosa serve il search? Toglilo o mettilo più in basso. Io non ricordo di avere usato una sola volta la ricerca in un sito, a meno che fosse un sito tecnico dove cercavo una cosa molto specifica. Comunque crea un modulo raccolta nominativi con Mailchimp o Aweber e piazzalo proprio lì dove hai la casella search. Offri in regalo uno dei tuoi libri a chi si iscrive. Poi, consiglio non richiesto e magari anche inutile: tutte le tue pubblicazioni dovrebbero essere anche in digitale. Nella copia in digitale, tutte dovrebbero avere sia nelle prime pagine che nell’ultima i link ai negozi online dove sei presente, al tuo blog e direttamente alla tua mailing list, con l’invito a iscriversi. Ovviamente se l’hai già fatto ignorami 🙂
Andrea Cabassi dice
Sono ancora in fase sperimentale, ma ho apportato le modifiche che mi hai suggerito! PS: io il search lo uso spesso 😀
Serena dice
Yeeee ^^ Fai una cosa: man mano che inserisci delle modifiche, tieni nota dell’impatto su visite al blog/visualizzazioni/download/vendite, così sai quale modifica ti avrà portato il risultato migliore. Adesso vado a farmi un giro e mi iscrivo pure, se è già possibile 🙂
Ryo dice
Nel corso degli ultimi anni ho notato che i social (Facebook e Linkedin in particolare) mi garantiscono una buona fetta degli accessi al blog (che io considero il cuore della mia comunicazione) ma non commentano mai.
Credo che un elemento portante della comunicazione sia il dialogo con gli ospiti del sito, utile per farmi conoscere meglio rispondendo a domande, approfondendo qualcosa che magari credevo già trattato a sufficienza ecc.
Purtroppo nel momento in cui entri in una piattaforma per promuoverti (es: postando il link del post su facebook) è difficilissimo uscirne.
Maria Teresa Steri dice
Il consiglio di organizzarsi per tempo è sacrosanto, perché una volta che si è pubblicato è più difficile. Da indipendenti poi le cose da fare (o che si possono fare) sono così tante si rischia di non raccapezzarsi più. Io mi ero fatta un elenco, che ora sto cercando di arricchire, ma mi rendo conto di essere su un territorio sconosciuto e mi sembra di muovermi come una papera.
L’argomento più spinoso per me poi resta quello della newsletter, strumento che per il momento non ho usato, perché continuo a percepirlo come un modo invadente di informare. Però quello che hai detto mi ha fatto riflettere: vanno usati nomi di persone che ci hanno dato il permesso di essere contattate. Quindi sto riflettendo sulla possibilità di creare una lista apposita per chi volesse essere informato sulle mie pubblicazioni, magari se l’iscrizione fosse volontaria mi sentirei meno a disagio.
Serena dice
Ma quello è tutto il succo e il valore della lista email! Se usi un sistema come Mailchimp, per esempio, che è molto attento a queste cose, hai un doppio sistema di controllo. Loro in pratica inviano una mail a chi si scrive chiedendo: sei proprio sicuro che vuoi ricevere materiali da questo sito? E nelle mail che invii successivamente spieghi: ricevi questa newsletter perché ti sei iscritto qui e qui il giorno tale. Se non vuoi più ricevere niente da noi, cancellati a questo link. Chi resta, è interessato a te. Nel tuo caso – adesso non picchiarmi se te lo dico – è un vero peccato che tu non l’abbia mai fatto, perché sei online da anni e a questo punto avresti una lista ben nutrita. E no, le iscrizioni tramite Worpress o Blogger NON sono la stessa cosa: manca la parte di “permesso”, fondamentalmente, che ti gestisci con un buon software tipo Aweber o Mailchimp.
Quanto al resto… è solo il primo libro in self. Col secondo sarai più esperta e col terzo ancora meglio. E nel frattempo io ti osservo e imparo 🙂
Daniele dice
Se chi scrive ha in mente di “guadagnarsi da vivere con la scrittura per poter abbandonare un lavoro che detesta” è meglio che lasci perdere 🙂
Ok sognare, ma bisogna prima essere realisti.
Il passo più ostico è la newsletter, che per me ora è solo l’invio del post appena uscito.
Serena dice
Sulla newsletter sono messa esattamente come te. La cosa che mi spiace è che in realtà di idee ne avrei, ma veramente mi manca il tempo. La revisione mi sta prendendo un sacco di energie fisiche e mentali…
‘sta cosa del vivere di scrittura secondo me non è impossibile. Non è nei miei obiettivi, ma credo che interpretata nel giusto modo e con il tempo necessario si possa fare. Senza diventare ricchi, ovviamente, e affiancando alla scrittura pura e semplice corsi online e dal vivo, training e tutte quelle robe lì. Boh, bisognerebbe provare. Certo se vuoi vivere di scrittura non ti metti a scrivere per prima cosa il romanzo letterario che hai nel cuore, ma una cosa – o meglio una serie – in un genere popolare che venda da solo.
monia74 dice
Ci penso da un po’, ma al momento sono bloccata sulle basi:
– chi sono (pseudonimo o no),
– che brand adottare (su quale elemento farmi identificare, ovvero come coagulare il mio pubblico, visto che i due libri che ho scritto fanno parte di 2 generi vicini ma diversi – fantasy rosa e fantasy dark).
Serena dice
Mumble. Però sempre fantasy è, giusto? Io credo punterei su quello. Il fatto di scrivere fantasy in tutte le salse… Adesso non ridere, sto sparando così su due piedi, comunque “Il fantasy sotto casa tua” o “SempreFantasy”, robe così. Tu sei molto più creativa di me con le parole. L’elemento unificatore ce l’hai. Una seconda possibilità è quella di identificare il tuo pubblico: fantasy per… e giù una cosa carina. Altra possibilità, puntare su te stessa: ‘elemento unificatore sei tu autrice, il fantasy secondo Monia. Sull’opportunità di usare o meno uno pseudonimo si è scritto molto: il consiglio è sempre quello di usare il proprio nome, a meno che a) non sia impronunciabile o ridicolo o troppo lungo o impossibile da ricordare. b) non vi siano serie ragioni per non farlo, tipo sei una professoressa di italiano in una scuola di barnabiti, scrivi erotica e non vuoi farlo sapere al tuo preside, che non gradirebbe. Una scrittrice america che seguo scrive polizieschi sanguinolenti… ma fa la pediatra, quindi li scrive sotto pseudonimo per non terrorizzare i genitori dei suoi pazienti. Stephen King anche, lo sappiamo, si è sperimentato sotto altri nomi (e lo hanno beccato comunque). Nel mio piccolo ti dico che io uscirò con un nome-marchio anglosassone, perché ho il sogno di tradurre le mie storie in inglese. Il mio nome vero comparirà sempre, però… E decidermi a uscire allo scoperto per me è stata una piccola vittoria personale. 🙂
monia74 dice
Grazie, mi hai dato ottimi spunti, ora sono qui che mi frullano in testa in cerca di qualcosa che suoni efficace 🙂 🙂
Per lo pseudonimo, non sono pediatra, ma ho un figlio che tra pochi anni sarà teenager, e non vorrei che avesse la curiosità di leggere i miei libri (sono molto espliciti) o li trovasse navigando per caso. Magari è una paura sciocca. Magari questo confligge col fatto che vorrei che scrivere diventasse il mio mestiere futuro… ma al momento è un dubbio che devo risolvere.
Grazie anche per l’altra risposta. Cavolo, ci vuole così tanto tempo a pubblicare self? Pensavo una volta finito il libro di aver quasi raggiunto la meta 😛
🙂
Serena dice
Con il figlio in giro, io userei uno pseudonimo. Sarò bacchettona ma la penso così. C’è tutto il tempo poi, quando sarà grande e in grado di capire, di spiegargli cosa scrivi e perché.
Ho un figlio anch’io e io farei così 🙂
Andrea Cabassi dice
Questo è un problema di molti autori “self”. Anzi, è un problema dei loro lettori 😉
Monia74 dice
In che senso? Al lettore cosa cambia un nome o l’altro…?
Serena dice
Anch’io non ho capito XD In che senso?
Andrea Cabassi dice
Nel senso che… stavo di sicuro rispondendo a qualcos’altro ma non ricordo a che cosa +_+