Oggi volevo cominciare con il materiale (a mio parere) succulento che ho messo da parte per noi durante le vacanze ma, visto come si è sviluppata la discussione, parliamo ancora un po’ di marketing etico e/o marketing per introversi.
I due concetti si intersecano, perché l’eticità è ciò che rende il marketing accettabile anche alle persone che non vi sono portate per carattere.
Oggi ho tradotto per voi un articolo di Tim Grahl sull’introversione. Negli ultimi sette anni, Tim si è occupato delle piattaforme e dei lanci editoriali di molti autori bestseller, sia Indie (tra cui Hugh Howey) che pubblicati tradizionalmente. È arrivato ad averne cinque contemporaneamente nella lista dei bestseller del New York Times. Di mestiere scrive e aiuta altri autori a raggiungere i propri obiettivi.
La guida al marketing per introversi
Di Tim Grahl
Qui la versione originale in inglese.
Ecco due email che ho ricevuto recentemente dai lettori:
«Questo consiglio sembra adatto a persone estroverse e socievoli, ma molti scrittori sono introversi che trovano difficile aprirsi alla gente e, quindi, non sanno proprio fare Marketing. È facile per gli estroversi, ma doloroso se non impossibile per gli introversi. C’è speranza per gli introversi come me, che vorrei solo scrivere i miei libri e basta?»
La seconda:
«Il marketing viene da sè per autori come te, io non credo che una persona introversa come me possa farcela.»
Se solo la gente sapesse.
Mettetemi in una stanza con più di due sconosciuti: io sarò quello in piedi contro il muro che guarda il telefono, preoccupato che tutti possano accorgersi dell’ansia che mi travolge.
Dopo aver partecipato a una giornata di workshop pochi mesi fa, mi sono trovato un angolo in un ufficio dove mi sono nascosto dietro una poltrona, giusto per sedermi lì e stare un po’ da solo.
Notizia dell’ultima ora: gli autori sono una categoria di introversi.
Non è la ragione per cui molti di noi scelgono questo lavoro? Ci permette di sedere da soli con i nostri pensieri per ore e ore. È la situazione perfetta per un introverso!
Tuttavia, ecco la verità.
Non permettete alla vostra introversione di diventare una scusa.
Spesso è molto più facile dare la colpa a qualcosa, tipo l’introversione, invece di prenderci la responsabilità del nostro successo. Certo, potreste dover apprendere cose nuove e sì, ciò sarà impegnativo. Ma fa parte del lavoro. E vi prometto che se terrete duro diventerà qualcosa che nel lungo periodo vi divertirà.
Tutti noi abbiamo ferite, abitudini e blocchi che ci ostacolano. Uno di questi, come nel mio caso, è l’introversione. Questo non significa che alziamo bandiera bianca e ci arrendiamo. Significa che ne prendiamo atto e impariamo ad aver successo comunque.
Come gli introversi possono avere successo nel marketing
La chiave del successo, per un autore, sta nel guardare al significato di «essere bravo nel marketing» da una diversa prospettiva. Non è la mentalità del venditore di auto usate. È una mentalità di servizio reciproco.
1. Comprendete la vera definizione di «marketing»
Quello che segue è un estratto dal mio libro, Your first 1.000 copies:
Riassumiamo quello che il marketing è e dovrebbe essere.
Marketing non è le tecniche di un viscido venditore di auto
Marketing non è imbrogliare la gente perché compri
Marketing non è essere immorali
Marketing non è autopromozione invadente
Marketing è due cose: 1) creare una relazione duratura con le persone attraverso 2) la focalizzazione ad essere continuamente utili
È così brutto?
Una volta che cambiate prospettiva da «il marketing è imbrogliare la gente perché compri qualcosa che in realtà non vuole» a «il marketing è aiutare la gente a entrare in relazione con un’opera per loro significativa, la mia», il tutto cambia decisamente registro.
2. Focalizzatevi su una persona
In passato lasciavo passare mesi senza scrivere niente per la mia piattaforma. Nessun post per il blog. Nessuna email. Niente. Ero così barricato, nella mia testa, dietro all’idea di persone che giudicavano il mio operato – che non era abbastanza buono – e che persone più in gamba di me stavano già scrivendo sugli stessi argomenti. Anche quando il mio pubblico era molto ristretto, me ne sentivo sopraffatto.
Comunque, quando mi capitava di parlare al telefono con un autore che aveva bisogno di aiuto, mi illuminavo e mi piaceva sul serio essere utile.
Un giorno mi è scattato qualcosa. Quando aiuto un solo autore, è facile. Quando cerco di aiutarne centinaia o migliaia, mi sudano le mani e ammutolisco.
Così ho scelto tra i miei clienti uno che aveva parecchio bisogno del mio aiuto. Ho stampato la sua fotografia e l’ho appesa sul muro vicino al computer. In seguito, quando mi sedevo per scrivere, mi focalizzavo sulla stesura di qualcosa che gli fosse d’aiuto. Mi dimenticavo della parte che sarebbe venuta dopo, quella in cui avrei condiviso il mio scritto con migliaia di altri autori. Mentre scrivevo, scrivevo solo per lui.
3. Prendetevi il tempo necessario.
Questa è una partita che si gioca sul lungo termine. Io desidero che il mio libro continui a vendere mese dopo mese e anno dopo anno. Non mettetevi sotto pressione per far accadere tutto adesso. Questa settimana. Questo mese. Siate gentili con voi stessi e concedetevi di giocare sul lungo termine. Assumete una mentalità sperimentale. Fate due cose alla settimana. Per usare un cliché, questa è una maratona, non uno sprint. Toglietevi di dosso la pressione e datevi licenza di trovare il vostro ritmo.
4. Individuate ciò che vi piace.
Ecco la verità: potrei parlare di libri per ore e ore. Sia di leggerli che di venderli. Anche se mi piace scrivere questi articoli per il blog, la parte della scrittura mi risulta piuttosto laboriosa, così cerco di scansarla facendo un sacco di guest blogging su altri siti. Comunque mi piace registrare podcast e webinar perché mi piace davvero parlare di libri. Così colgo al volo ogni possibilità che comporti che io stia bello comodo nel mio ufficio a parlare al telefono di libri con qualcuno.
Ho tentato di spingermi oltre il mio limite in vari modi, ma questo è ciò che funziona per me. Ho scoperto cosa amo fare, così mi creo opportunità in questa direzione. Anche voi potete fare la stessa cosa.
5. Non aspettate che vi passi la paura.
Parlo spesso con aspiranti autori. Tutti credono alla stessa favola sulla scrittura. Tutti credono che a un certo punto la paura sparirà. Danno per scontato che i grandi autori bestseller si avvicinino fiduciosi alla pagina bianca e buttino giù delle parole sapendo già che il mondo le amerà. Questo, ovviamente, non è vero.
Ho lavorato con quei grandi autori bestseller e anche con altri che avevano appena lanciato il loro primo progetto. La paura c’è sempre. Non se ne va mai. In effetti, tutti sanno che, se la paura se ne va, stanno sbagliando qualcosa.
I bravi scrittori imparano ad affidarsi alla paura invece che permetterle di tenerli lontani dalla scrittura. La stessa cosa vale per il marketing.
Fa paura. Ogni volta che scrivo un nuovo post per il blog mi preoccupo di cosa penserà la gente. Ogni volta che vengo intervistato, mi chiedo se questa sarà la volta buona che qualcuno scoprirà che sono un impostore.
Ma lo faccio lo stesso. Con la pratica e la ripetizione ho imparato a fidarmi della paura e ad accettarla. Non è qualcosa da combattere. Non se ne andrà mai del tutto. Fa parte del processo. E se mi passasse la paura, significherebbe che sto sbagliando qualcosa.
GLI SCRITTORI INTROVERSI POSSONO ESSERE OTTIMI MARKETER.
Non credete alla bugia che la vostra introversione significhi che non sarete mai bravi con il marketing. Solo, concentratevi sull’aiutare e sulla relazione con una persona alla volta. Sperimentate per trovare il vostro ritmo e il vostro punto forte.
La gente ha bisogno di ciò che scrivete. Non nascondetevi dietro all’introversione.
Mauro Ronci dice
Ma che bello. In effetti i pilastri per un marketing efficace ed etico sono semplici: aiutare le persone, coltivare relazioni, abbandonare la propria “zona di comfort” e osare un po’.
Per carità, tutto molto facile da scrivere… la pratica richiede sacrificio e dedizione!
Serena dice
La pratica richiede di farsi un discreto fondello XD Sono completamente d’accordo con te. Ma vale la pena, e poi non è obbligatorio fare tutto. Poi più avanti entreremo nel concreto e vedremo come e perché, ma già sappiamo che è meglio fare tre sole cose con costanza che un migliaio a muzzo, quando capita.
Kinsy dice
Interessantissimo! Lo leggerò e rileggerò. In quante paure mi ritrovo!
Credo che la chiave sia in questa frase: “Una volta che cambiate prospettiva da «il marketing è imbrogliare la gente perché compri qualcosa che in realtà non vuole» a «il marketing è aiutare la gente a entrare in relazione con un’opera per loro significativa, la mia», il tutto cambia decisamente registro.”
Ma cambiare mentalità è una cosa difficilissima! 😉
Serena dice
Altroché se è difficile. Ma vale la pena di fare uno sforzo. Che poi, secondo me, se pensi a quanto lavoro e fatica costa un libro, lo sforzo non è neanche paragonabile… E tutto quel lavoro merita la possibilità di farsi conoscere e leggere come merita 🙂
Grazia Gironella dice
“Concentratevi sull’aiutare e sulla relazione con una persona alla volta.” Mi piace! 🙂
Serena dice
C’è una montagna di valore, qui dentro. Anche nel marketing, se vogliamo, vale il principio che
Se indovini chi l’ha detto ti mando un bacione supplementare :* Ma potrebbe essere troppo facile, per te…
Ryo dice
Bel post e grazie per la traduzione!
Serena dice
Ma di che XD Sono contenta che ti sia piaciuto!
Marco dice
Be’, ha ragione quando dice che la gente ha bisogno di quello che scriviamo, c’è un però. Come ripeto spesso: “Il lettore non sa quello che vuole. Glielo devo dire io” 🙂
Per il resto, che dire? Il marketing ha successo quando non hai consapevolezza di fare marketing, perché sei te stesso/a.
Serena dice
Questa non l’ho capita 🙂 Io credo che i lettori sappiano bene quello che vogliono, guarda il successo della letteratura di genere. Mi spieghi meglio?
AndreaCabassi dice
Probabilmente è riferito al fatto che un lettore potrebbe ignorare qualcosa che potenzialmente gli piacerebbe, e quindi bisogna farglielo conoscere 🙂
monia74 dice
Questo articolo è stato una rivelazione! Penso che me lo stamperò e lo metterò in bella vista perchè mi dia le giuste motivazioni ogni giorno 🙂
Sorpresa soprattutto dal punto 5, anche se a rifletterci è vero che senza quel pungolo si rischia di abbassare troppo la guardia..
Eppure finora ero davvero tutta concentrata nel tentativo di ridurre le incertezze e di nascondermi nell’anonimato.
Dura convincersi che il marketing e io potremo essere compatibili, è una bella sfida. Ma questo articolo mi dà un sacco di carica.
Grazie, è davvero motivante.
Serena dice
Convincersi che si sta facendo qualcosa di buono è può dare veramente la carica, credo. Abbiamo bisogno di significati, di sentirci bene con noi stessi, quanto di mangiare e dormire 🙂 Probabilmente molti introversi hanno quello che io chiamo “il superego cazzato a ferro”, cioè standard molto elevati e un fortissimo senso del bene e del male. Realizzare che ciò che fanno è buono li libera da una grande pressione.
Maria Teresa Steri dice
Bell’articolo, molto incoraggiante e realistico allo stesso tempo. Grazie per averlo tradotto, ci regali sempre ottimi spunti, e questi poi sono preziosi in modo particolare visto che vanno a intercettare tanti miei dubbi da introversa 🙂
Piace molto anche a me me il suggerimento di pensare a una persona alla volta.
Quindi la paura non passerà mai?! Argh! Che brutta notizia.
Serena dice
Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto :* Quando traduco per condividere qualcosa, mi sembra anche di rileggere il pezzo con occhi nuovi, alla fine dà molto a me prima che a chiunque altro.
No, la paura non passerà mai. Ogni tanto nei blog che seguo trovo la stessa cosa ripetuta da autori pluripubblicati e di successo. Mi sa che ci dobbiamo rassegnare.
Aggiungo questo: non mi ritengo introversa. Non ho mezza difficoltà a parlare in pubblico, sono stata su un palcoscenico più di una volta e ho parlato a platee anche piuttosto numerose, in passato. Ma, come dicevo a Daniele, l’idea di dare in pasto al pubblico una mia “creatura”, che potrebbe essere accolta malamente, mi fa venire la gastrite. Il fatto che io tenda a essere un animale da palcoscenico non cambia niente XD
Daniele dice
Ha ragione senz’altro. Io sono sempre stato molto introverso, ma devo dire che non ho mai avuto paura a scrivere nel blog. Non ho nessuno davanti a me, quindi per me è facile.
In passato mi hanno proposto 3 volte di partecipare come relatore a degli eventi, avrei dovuto parlare ad almeno un centinaio di persone. Ho rifiutato sempre e rifiuterò sempre. Non sono adatto per la platea, non mi trovo a mio agio con tante persone che mi guardano. Ecco uno dei motivi per cui preferisco raggiungere i posti a piedi e non prendere i mezzi pubblici, quando posso.
Il vero marketing è come dice lui. Il resto, invece, quello che la gente non sopporta, è la pubblicità.
Serena dice
Però, caspita, anche per pubblicare un libro ci vuole coraggio. Non ti fa star male l’idea di avere messo una tua “creatura” nel mondo, alla mercé delle (eventuali) critiche di tutti? A me questo un po’ terrorizza. Non al punto da impedirmi di pubblicare, ma credo che quando uscirà Cristallo mi verrà un po’ di mal di stomaco.
Marco Amato dice
Eh ma non vale…
Non puoi accennare al materiale succulento e lasciarci così. Si richiede post supplementare. 😉
Scrittori riservati sì. Ma credo che la discrimante sia acquisire la consapevolezza di quel che si è e di dove ci si trova.
In questo mondo nessuno regala niente, compreso i tanto solerti editori. Riservati o no, occorre sbracciarsi e scendere nella dura arena della lotta.
Serena dice
Ciao Marco 🙂 Completamente d’accordo. Credo che l’articolo contenga spunti utili un po’ per tutti, non solo per gli introversi di carattere. A me piace tanto il suggerimento di focalizzarsi su una persona sola, perché credo che tutti abbiamo più o meno in mente il nostro lettore ideale.
Da settimana prossima si entra nel vivo, ma sappi che a te ho già anticipato qualcosa 😉
Marco Amato dice
Ehm anticipato… sì ma vale come l’antipasto, serve solo a stuzzicare l’appetito vero…
Il focalizzarsi a una persona, non ci ho mai pensato, ma non credo che con me funzionerebbe, la parte razionale troppo accesa mi direbbe: ma che fai ti prendi per il c… ehm fondelli da solo? 😀
Serena dice
Ma perché preso per i fondelli? Mettiamo che tra i tuoi lettori ce ne sia uno o una che conosci. Immaginare di scrivere per lui/lei non ti facilita? Io quando scrivo una storia penso sempre a tre persone, mi sono resa conto XDDD che rappresentano, ognuna per ragioni diverse, la mia lettrice ideale.
(Uomini non ne immagino mai. Ho anche il terrore di usare il pdv maschile. Per quello dico che scrivo women’s fiction. Ok, fine della divagazione).
Marco Amato dice
Mai io sono un caso a parte…
Allora ti dico che per il primo romanzo, quello che tu sai, avevo bisogno di visualizzare i personaggi. Così mi son messo a cercare su internet le facce di persone che potessero essere i miei protagonisti. Ho fatto un casting vero e proprio. Erano i miei attori. Fra l’altro per la protagonista ho individuato una donna di cui mi sono (quasi) innamorato. Caspita, la trovassi. 😀
Ma poi ho rinunciato a tale pratica. Era un po’ insana e poco efficace. 😉
Serena dice
Ma visualizzare i personaggi o visualizzare i lettori sono due cose ben diverse! Visualizzare i personaggi serve per la creazione, e non mi sembra una pratica insana. Visualizzare i lettori serve a comprendere a chi stai raccontando la storia… E con uno solo è più semplice. Non c’è nessuno che ti fa da beta? Non ti viene spontaneo, per esempio, visualizzare quella persona?
Marco Amato dice
Ok faccio il serio. Non ho nessun beta. Sono ramingo e solitario. Magari quando aprirò il blog qualche anima pia sarà disposta a farmi da beta. In ogni caso, il mio punto di riferimento sarà l’editor.
Non visualizzo la persona, il lettore ideale, perché io visualizzo il genere. Mi ritrovo con un mainstream giallo sentimentale, un distopico, un giallo seriale e un thriller. E’ evidente che ho un rapporto con un lettore mister chi, ma non ho riferimenti, né credo mi piacerebbe averne. 😉