Dovevo pubblicare mercoledì (e infatti pubblicherò mercoledì, comincerò una serie sul marketing). Ma poi non ho resistito a questa piccola “edizione straordinaria”. Perché finalmente la signora Orna Ross, presidente dell’ ALLi, ha pubblicato quattro interessanti parole che ogni autore autopubblicato dovrebbe almeno leggersi. Per rifletterci su. Mettersi al lavoro. E tirare su la testa
Trovate qui di seguito la traduzione in italiano. Buon lunedì 🙂
Un manifesto per gli autori in self-publishing
Io sottoscritto dichiaro:
Che mai rinuncerò alle migliori opportunità di pubblicazione per gli autori e non permetterò l’industria editoriale di rinnegare le proprie responsabilità verso scrittori e lettori.
Pubblico i migliori libri di cui sono capace. Prima di farlo, ho imparato a soddisfare gli standard della pubblicazione industriale nella progettazione, formattazione, produzione, marketing e promozione del mio libro, e in seguito ho pensato a come spingermi in modo creativo oltre questi limiti. Nel fare del mio meglio, mi do anche il permesso di commettere errori, fallire, riprovare e «fallire meglio».
Pubblico in tutti i formati e sul maggior numero di piattaforme in cui mi sia possibile, a mio vantaggio e a vantaggio della salute economica del settore nel suo complesso.
Riconosco che il successo dell’autore e della pubblicazione dipende dal digitale, e che la tecnologia POD (Print On Demand, n.d.r.) e la distribuzione nelle librerie fisiche non consente ancora ai self-publisher vendite profittevoli nel cartaceo (tranne forse nelle edizioni Premium, vendute direttamente on-line). Rivolgo, pertanto, la mia attenzione in primo luogo agli ebooks e subito dopo agli audiolibri, fino al momento in cui la tecnologia della stampa e le possibilità di distribuzione serviranno al meglio gli autori autopubblicati. Ritengo che la stampa potrebbe, per il momento, essere più utilmente trattata come un diritto secondario (da cedere a un editore tradizionale, modello Howey, n.d.r. )
Non chiedo a nessuno il permesso di pubblicare, né una pacca sulla spalla, né un contratto che offende le mie competenze e il pubblico dei lettori. Invece, pongo domande sul modo in cui i servizi editoriali a pagamento e gli editori commerciali potrebbero meglio sostenere gli autori e servire i lettori.
Riconosco che sono più agile e più vicino al lettore di ogni altro operatore del settore. Comprendo che ciò mi dà più potere di qualsiasi altra parte in causa individuale nel mercato editoriale (anche se solo nel caso in cui io questo potere me lo prenda). Posso permettermi di essere tollerante verso coloro che si sentono minacciati dal self-publishing. Posso permettermi, più di chiunque altro, di ripensare il “libro”, e che cosa significhi “pubblicare” e “essere un editore”.
Sono orgoglioso del mio status di autore auto-pubblicato.
Porto questo orgoglio in tutti i miei rapporti con gli altri professionisti dell’editoria, per il mio vantaggio e quella di altri autori e lettori.
I grassetti sono miei. E ora, a voi la parola.