Sostiene il Limone di averla conosciuta un’estate di una dozzina d’anni fa, in una magnifica giornata che scaldava il cuore perfino nella pianura padana. Il cielo non sfavillava come accade in montagna o al mare ma almeno era blu, decisamente blu; cosa che, in quelle zone, non è affatto da darsi per scontata. Pare che la giovane donna fosse appena emersa da un uragano sentimentale di classe 5 (“Estremamente pericoloso con distruzione molto estesa”) e possedesse un appartamento piano terra con giardino, con una cucina nuova di zecca e varie decine di scatoloni da svuotare. Lui, il Limone, era giusto in cerca di una sistemazione definitiva, perché cominciavano a stargli stretti i piedi in quel vaso così angusto. Sarà perché, quando la vide arrivare, fece in modo che le sue foglie lucide sfavillassero ben bene sotto il sole, sarà che i quattro cinque limoni dei quali era carico – troppi per un alberello così piccino – facevano, come si suol dire, la loro porca figura; sta di fatto che la donna, che girava per il vivaio trascinando un carretto già carico di terriccio e piantine, si voltò verso di lui. Il Limone, sostiene, fece fremere le foglie e le inviò un richiamo di profumo con tutta la forza del suo cuore di Limone; lei lo sentì.
Fu amore a prima vista.
Sostiene il Limone che la donna gli sostituì il vaso, subito, con uno più grande, e che lui fece “aahhhhh” e poté finalmente allargare le sue radici indolenzite, esplodendo per la felicità in un diluvio di fiori e foglie e limoncini piccoli e verdi. Fu anche subito chiaro, sostiene, che la donna lo preferiva in modo sfacciato a tutte le altre piante del giardino. Non importava che le tappezzanti tappezzassero, che i rincospermi si affannassero fin dai primi tempi per costruire una belle siepe fitta, che i pomodori e le zucchine dessero frutto come dovessero sfamare una famiglia di otto persone; lui, il Limone, non faceva altro che starsene lì a splendere nel sole, ma restava sempre e comunque e inequivocabilmente il preferito della giovane donna, sostiene.
Passarono gli anni. Il Limone prosperava, la giovane donna regalava pomodori a tutto il parentado. Arrivarono due gatti, anzi due signore gatte, che sorvegliavano il giardino come due pittbull incazzati, e infine arrivò un signore gentile che, il giorno stesso in cui si presentò, si mise a tagliare l’erba, potare la siepe e strappare le erbacce. “Devi essere gentile con te stessa come lo sei con il tuo limone”, diceva quel giovanotto, e questo, cari lettori, vi dà la misura di quanto fosse saggio il giovanotto e principesca la vita del Limone; e questo è esattamente quanto lui sostiene.
L’idillio volse tristemente alla fine verso il mese di settembre di tre anni dopo.
La donna aveva messo su una pancia così grossa, ma così grossa che non solo si doveva sedere per terra per riuscire ad allacciarsi le scarpe, ma non lavorava più in giardino come prima. Certo, c’era il giovanotto che raccoglieva i pomodori e domava la siepe selvaggia, ma sostiene il Limone che non era la stessa cosa; la donna non lo bagnava più spesso come prima e non gli lucidava le foglie col panno, e lui sentiva crescere nell’aria una terribile puzza di guai.
Quello stesso inverno ebbe la prova che non si sbagliava.
Venne il freddo, e la donna non aveva più la pancia, ma in casa c’era un essere piccolo e gnaulante che assorbiva tutte le sue attenzioni. Il Limone, sostiene, venne posto, come ogni inverno, al riparo sotto una piccola serra, ma accadde che nessuno gli dava più da bere.
Sostiene il Limone che si erano dimenticati di lui, perché da quando c’era quell’essere piccolo non s’interessavano di nient’altro al mondo, e che la donna non lo amava più; ma i soliti bene informati riferiscono che ci fu uno stupido equivoco sull’umidità dell’aria, il riposo invernale delle piante, nonché un certo rincoglionimento generale di tutti quanti. E fu così che nonostante l’umido e il freddo il Limone seccò e perse le foglie e quando la donna, un giorno, si degnò di scendere in giardino per dargli un’occhiata, scoprì cosa gli era capitato e si mise a piangere come una fontana. Abbracciò l’alberello e gli giurò e spergiurò che se si fosse ripreso avrebbe avuto più cura di lui, e così il Limone, impietosito, la perdonò. E quell’anno fece perfino un paio di limoni grandi abbastanza da farne una spremuta.
Sostiene il Limone che passarono alcuni anni felici, durante i quali crebbe così tanto che gli dovettero cambiare il vaso un paio di volte. Fece pace con l’essere gnaulante, nel senso che concordarono tra loro una quota equa di attenzioni della donna, e per il resto si ignorarono con reciproca soddisfazione.
La tragedia accadde quando la famiglia decise di trasferirsi in una nuova casa.
(fine della prima parte)
( e qui c’è la seconda parte)
Cari, come state? Comincio l’anno con una storia che sembra non averci niente a che fare con la vita e i Capodanni, ma fidatevi che non è così, ve l’ho scritta apposta. In attesa della seconda parte prendetevi un abbraccio d’auguri, fatti con tutti il cuore. Che sia un anno di dolcezza, parole gentili, amici, persone che vi amano. Qui da me gli anni scorrono fin troppo veloci, e io spero di avere più tempo per fermarli sulla carta.
Grazie di cuore. All’anno che verrà!