Ah, Shakespeare.
Credo che a noi italiani dia quasi fastidio, tutta questa festa. Noi abbiamo Dante, giusto? Abbiamo la Commedia, perché non si fa un Dante’s Day, mormora stizzito il nostro orgoglio nazional popolare. Che ci facciamo con Shakespeare noi che abbiamo Dante, Leopardi e Foscolo?
Io non sono esterofila, eh, e in più non posso vantare chissà quale conoscenza del Bardo; ho studiato praticamente sempre e solo letteratura francese, a Shakespeare ci sono arrivata in università per un esame, e non ho mai nutrito una passione particolare per lui o le sue opere.
Perciò devo ringraziare Viking Italia se, con la meravigliosa Poetry Box che mi hanno inviato, mi hanno costretta a ripensarci. A ricordare. A prendere coscienza. Lo sapete che noi siamo praticamente immersi, nuotiamo in un mare shakespeariano di citazioni e atmosfere, anche se non ce ne accorgiamo? E non voglio fare il verso al bel post di Silvia, che ci ricorda quanti modi di dire dobbiamo a Mr. William: io mi riferisco a circostanze molto meno elevate.
Per esempio, correva l’anno… lasciamo perdere che è meglio, e io mi dilettavo di musical. Non solo come spettatrice: ho avuto l’enorme fortuna, come vi ho già raccontato da qualche parte, di cantare e ballare su un palcoscenico. Lo spettacolo del quale ho fatto parte includeva pezzi di altri musical, tra cui Hair. Vi ricordate “Let the Sunshine”, o meglio “The Flesh Failures”? Indovinate un po’ da dove viene la seconda voce che accompagna il lamento accorato di George Berger:
Manchester, England, England
Eyes, look your last;
Manchester, England, England
Arms, take your last embrace;
Across the Atlantic Sea
and lips, O you, the doors of breath
And I’m a genius, genius
I believe in God
Seal with a righteous kiss
Seal with a righteous kiss
And I believe that God believes in Claude
That’s me, that’s me, that’s me
The rest is silence.
Ecco come si infilano Romeo e Giulietta in un film pacifista del 1979: guardate e piangete con me, George che prende il posto del suo amico Bukowski e va a morire in Vietnam.
Io cantavo e versavo lacrime a fiumi, e il pubblico si alzava ad applaudire. Bei tempi! Al minuto 2:15 il controcanto di cui vi parlavo; e tra l’altro, mentre riguardavo la clip, mi sono resa conto di quanto sia shakespeariana l’atmosfera della storia. Perché poi, se si parla di amore e morte, è di umanità che stiamo parlando, e di Shakespeare che l’ha cantata in tutti i suoi colori. Forse sono la gioia e la passione che mancano alla tavolozza di certi nostri grandi, che così sono grandi sì, universali anche, ma gli manca qualcosina per essere dappertutto (e adesso non picchiatemi!).
Se non avete visto Hair colmate la lacuna al più presto, e poi guardate la prossima clip per consolarvi: Shakespeare in estiva con due protagonisti molto particolari, i primi 20 secondi.
E anche qui ci abbiamo infilato Shakespeare! Quindi fate attenzione, il Bardo è tutt’attorno a voi, ma non fa male e non è contagioso.
Ieri vi ho promesso di mostrarvi cosa avrei realizzato con i materiali della Poetry Box di Viking.
Per prima cosa, un Junk Journal ispirato alla poesia, con una bella piuma shakespeariana che ricorda quella – bellissima – inviatami in omaggio. Ci ho lavorato tutto ieri, in quello stato di grazia conosciuto come flow, il flusso in cui si è immersi, nel quale entriamo quando siamo totalmente in ciò che facciamo, come i bambini quando giocano. Preparavo quello che diventerà un supporto fisico per delle parole, e la mente era libera di essere allo stesso tempo presente e creativa. Ecco qualche immagine.
Mi sono divertita a farlo e concordo con quanto viene detto in merito nel blog di Viking, in questo post: c’è qualcosa di sano e salutare nel gesto fisico della scrittura. Abbiamo ancora bisogno di creare con le mani oltre che con il cervello, perché questo coinvolge il nostro intero essere. Così è per me in questo momento, e così mi sono sentita di creare un libro prima ancora che un post.
Di creare però non ho ancora finito, quindi vi tedierò di nuovo con questo tema nei prossimi giorni. Passata la festa gabbato lo santo, dicono; non è così per me. Ho promesso – mi sono promessa – che avrei utilizzato tutti gli oggetti della Poetry Box, nessuno escluso, quindi aspettatevi qualche altro esperimento. Poi c’è chi dice che il miglior stimolo per la creatività sono i limiti; verissimo. Ho questo a disposizione, questo devo fare, e lo farò. Ci leggiamo presto.
#VikingWorldPoetryDay