(dopo mesi che ci lavoro, cinque minuti alla volta, sono riuscita finalmente a completare questa recensione)
(c’è un altro articolo sul web, con diritto di anzianità e un titolo simile al mio. Mi sono spaccata il cervello a cercare un titolo diverso ma niente da fare, non mi viene: purtroppo le parole “bellezza” e “terribile” vanno a braccetto, dentro al Wall Maria. L’articolo è questo, e vi consiglio di leggerlo. Edoardo, perdonami).
Shingeki no Kyojin, tradotto correttamente in inglese Attack on Titan (Il Gigante d’Attacco, o Il Gigante che avanza) e meno correttamente in italiano L’Attacco dei Giganti, è un manga di genere misto dark fantasy/post apocalittico e distopico, con un pizzico di fantapolitica e chiari riferimenti a vicende storiche che tutti conosciamo. È stato scritto e disegnato da (quel genio malefico di) Hajime Isayama, e pubblicato a puntate in Giappone dal 9 settembre 2009 al 9 aprile 2021. È conosciuto e apprezzato in tutto il mondo e vanta circa 100 milioni di copie vendute, prevalentemente in Giappone e USA. In Europa, il Paese più titanizzato pare essere la Francia, con un milione circa di copie vendute.
Il manga è diventato un anime con quattro stagioni, anche di più se si calcolano le varie Parti 1, 2, 3, 4…. Un anime, ve lo voglio dire subito, con una delle colonne sonore più belle che io abbia mai sentito. Sono certa che lo spirito di Ennio Morricone sia apparso in sogno al signor Hiroyuki Sawano per dirgli “Complimenti, ragazzo, ottimo lavoro”.
Per comodità, da qui in avanti mi riferirò all’opera con l’acronimo SnK.
Le cosiddette “Storie per ragazzi”
Mi è già successo di chiedermi come cavolo si possa definire “per ragazzi”, o addirittura per bambini, certa roba trucida che deve aver provocato incubi a generazioni di innocenti. Un piccolo esempio per tutti: leggetevi l’inizio di “Zanna Bianca”, o anche i primi capitoli del “Il Richiamo della Foresta”, e poi tornate a dirmi se è roba per ragazzini, o anche solo per adulti col cuore tenero. Eppure, se ci sono animali è una storia per ragazzi; e se ci sono Giganti è sicuramente una favola.
SnK è terribile, altro che shonen. È una storia crudele ed epica, in cui la domanda che ricorre più spesso tra i personaggi è: la mia morte ha avuto un senso? Se io morissi qui e oggi (come probabilmente accadrà), avrà significato qualcosa? A questo punto ci starebbe già bene una citazione sotto forma di videoclip, ma sarebbe uno spoiler eccessivo.
La premessa
In un’epoca pretecnologica, un Medioevo steampunk di inizio Novecento (lo so, non ha senso ma non so come descriverlo diversamente) ciò che resta dell’umanità vive imprigionato entro tre ordini di mura altissime. Questo perché, un centinaio di anni prima, sono inspiegabilmente apparsi i Giganti, enormi bestie umanoidi che divorano gli esseri umani per istinto. La narrazione si mette in moto quando il piccolo Eren Jaeger, dieci anni, assiste alla caduta del distretto di Shiganshina in cui vive. Due giganti molto diversi dagli altri sfondano la cerchia di mura più esterne, il Wall Maria, e decine di giganti irrompono dalla breccia. La madre di Eren viene divorata sotto gli occhi del piccolo e della sorella adottiva, Mikasa Ackerman, così come migliaia di persone. I bambini Eren e Mikasa e il loro amico e coetaneo Armin, anch’egli orfano, devono riparare oltre la cerchia successiva assieme ad altri profughi. Quel giorno, Eren giura che prima o poi sterminerà tutti i giganti. Quindi si tratta di una storia di eroismo e vendetta, giusto? Fico, ora vediamo cosa succede, pensa il lettore convinto di avere già capito tutto. Quel “A te, fra duemila anni” che apre la narrazione lascia intendere che gli eventi si siano verificati tanti anni prima e siano poi diventati leggenda. SnK è una storia stratificata, ma ancora non si comprende quanto: abbiamo appena cominciato a grattare la superficie.
Gli ingredienti della storia.
Nel 2013 il manga di Shingeki no Kyojin è diventato anime, e questo ha donato alla storia una colonna sonora epica, delle voci e soprattutto movimento. Si tratta, a mio parere, di uno dei pochi casi in cui la trasposizione su schermo non solo non ha fatto danni, ma ha aggiunto fascino e magia alla versione cartacea. Nel frattempo, ad aprile 2021, è stato pubblicato il fatale capitolo 139, l’ultimo del manga, e alla conclusione di tutto sono evidenti due cose:
- Che Isayama-san aveva previsto tutto fin dall’inizio. Non c’è improvvisazione in nessun punto della storia, tutto è coerente, tutto torna, tutto ti spezza. Quando ha cominciato a disegnare, il mangaka era già un autore di grande talento, con una storia costruita a puntino, che sapeva esattamente dove andare a parare e quando andarci.
- Che Isayama-san è anche paraculo. Perché all’ossatura della storia, alla pietanza, ha aggiunto tutta una serie di sapori e ingredienti che l’hanno completata ed esaltata. Cerco di elencarveli di seguito, seguendo un po’ il mio gusto personale.
1) Un Corpo Speciale che più figo non si può.
Un tipetto che conosco bene, in occasione di un Carnevale di qualche anno fa, mi chiese di fargli un costume da uno del Corpo di Ricerca. Se solo avessi capito meglio di cosa si trattava, invece di mettermi a cucire senza fare storie…
SnK è una storia corale: esiste un Protagonista indiscusso, ma esiste sullo sfondo (mica tanto sullo sfondo) il 104° Corpo Cadetti, un gruppo di ragazzi e ragazze che si fanno amare capitolo dopo capitolo. Si segue la loro crescita, ci si appassiona a ciò che sono e che diventano poco a poco. Terminato l’addestramento, quasi tutti entreranno nel Corpo di Ricerca (Survey Corp o Scouting Legion, nelle varie traduzioni), l’unica branca dell’esercito che si spinge oltre la cerchia delle Mura. Non a caso, la loro divisa ha sulla schiena le Ali della Libertà.
I ragazzi si malediranno spesso per la scelta compiuta, già dalla Cerimonia dello Scioglimento, ma faranno sempre il loro dovere. Sono pronti a morire, ma hanno tutti una gran voglia di vivere. C’è lo stupido, l’arrabbiato, il goloso, l’impulsivo, il nanerottolo, il nerd, il comandante, il soldato micidiale, e la loro storia pregressa si intreccia in modo magistrale alla storia principale. Questo te li rende cari e così il lettore, quando ne perde uno, si comporta come loro: resiste e va avanti, per amore.
Gli Scout non hanno superpoteri, ma si muovono a cavallo e volano come l’Uomo Ragno: se volete capire come, guardatevi l’anime. L’ODM Gear è una delle trovate più azzeccate di Isayama: non vi capita mai, scrivendo una storia, di pensare “Ma perché diamine non ci ho pensato io?
2) Una ragazza che picchia come un fabbro, anzi più di una (ma questa in particolare).
Io sono vecchia, abbondantemente dell’altro secolo; quando ero piccola io, le bambine si travestivano da principesse e i bambini da Zorro o cowboy. Ho visto le cose cambiare progressivamente, fino a quando (finalmente) sono apparse eroine che non hanno bisogno di mascolinizzarsi in qualche modo per essere forti. SnK in questo è all’avanguardia: ci sono tante ragazze quanti ragazzi, a mio parere sviluppati come persone e basta. A differenza di ciò che avviene spesso negli anime, non ci sono tette giganti, vestitini succinti e relazioni improbabili. Ragazze e ragazzi operano in ruoli variegati non legati al sesso cui appartengono. Tra le soldatesse del Corpo di Ricerca alcune sono fortissime e tra loro ce n’è una per me speciale. È silenziosa, letale, quasi ossessiva nella sua devozione, impavida, pronta a tutto per proteggere coloro ai quali ha dato la propria fedeltà. Meglio non mettersi a litigare con lei o con i membri della sua famiglia un po’ particolare: Don’t mess up with an Ackerman.
3) Un intrigante, commovente Arco del Personaggio.
Questo è uno dei punti forti della storia. In SnK, come in ogni (buona) storia, possono esistere personaggi con un arco narrativo piatto – non per questo riusciti male – e altri che crescono, cambiano. Qui però gli spettatori vengono portata a seguire in particolare una certa crescita con affetto e passione. Poco a poco è come se il bruco diventato farfalla si trasformasse in un drago e noi, che avevamo imparato ad amarlo… siamo costretti dalla bravura dell’autore a continuare a farlo. Al punto da giustificare l’ingiustificabile. Anche quando il drago incendia il mondo.
4) Ci sarebbe molto altro, ma…
…ma anche se i miei lettori sono gente tosta, che regge bene gli articoli lunghi, preferisco restare in un numero decente di parole. Quindi ecco un elenco in ordine sparso di ciò che ci si può aspettare seguendo SnK: un tradimento straziante, la nascita di una regina, scelte impossibili che si devono fare per forza, un ribaltone dopo l’altro (di solito quando pensi di avere capito tutto), due o tre supersoldati di cui uno straordinariamente figo, una storia d’amore così triste che Romeo e Giulietta al confronto son due giullari, un po’ di mitologia, fiumi e fiumi di lacrime e alla fine… voglia di picchiare l’autore e tanta nostalgia.
I pilastri di una bella storia sono tutti presenti in SnK, e a un livello qualitativamente elevato. Ma di sicuro non è il riconoscimento razionale di una bella opera che mi ha fatto apprezzare quello che non esito a definire un capolavoro (sono in buona compagnia). Ho visto un video di una fan, una roba scemissima su TikTok, nel quale la tizia in lacrime si chiedeva perché amasse tanto la storia più triste che avesse mai letto. Ecco, io uguale: l’amore è un po’ un mistero! Di sicuro conta la presenza di temi che mi toccano profondamente, per esempio l’estinzione del genere umano, argomento piuttosto attuale. Inoltre SnK è una parabola dell’orrore della guerra, dà una propria risposta (abbastanza spietata) alla domanda eterna sul senso delle cose, e non manca di dipingere la meschinità degli essere umani contrapposta alla bellezza dell’amore che a volte li lega.
In SnK gli eroi sono tutti riluttanti, ma ciò che trasfigura l’assurdità, in questo mondo, sono proprio gli Eroi che hanno il coraggio di affrontarla. Quelli pronti non solo a dare tutto per il bene collettivo, ma anche per affermarsi, per essere liberi, per trovare un proprio senso. L’Attacco dei Giganti è un’apologia della libertà che sconfina nel superomismo, una libertà che probabilmente non conosciamo più: siamo troppo abituati ai compromessi, ai limiti e alla paura. Quindi ben venga che qualcuno ci rammenti che c’è un mondo sconfinato oltre le mura. Fiumi di lava, continenti di ghiaccio, distese di sabbia che ci aspettano… se siamo pronti a pagarne il prezzo.
Attualmente l’anime è visibile su due importanti piattaforme di streaming, e su un sito specializzato in Anime. Una googlatina e trovate tutto.
Se conoscete l’opera, ditemi cosa ne pensate voi e se concordate con la mia veloce analisi.
Ho liberamente utilizzato delle fanart presenti un po’ ovunque sul Web; se le riconoscete e sapete indicarmene gli autori, sarò lieta di aggiungere i dovuti crediti.
Marco Amato dice
Era un tranquillo pomeriggio di quiete (o forse era mattina :P), quando ho avuto la nefasta idea di chiederti un semplice e innocuo consiglio. Erano già parecchi anni che mi sarebbe piaciuto guardare qualche anime, mondo a me sconosciuto.
E tu subito: guarda Attack on Titan.
Mai consiglio è stato più nefasto. Io che sono immune da qualunque binge watching, sono stato letteralmente risucchiato da questa storia. Tre, quattro, anche sei episodi al giorno. E per staccare dovevo proprio impormelo.
Che dire: Capolavoro? Spettacolare?
Sicuramente ci troviamo di fronte a un’opera che per immaginario collettivo e mondo narrativo può stare accanto a Star Wars, Harry Potter, Game of Thrones.
L’autore, Isayama, è un piccolo genio. Riuscire a concepire una storia di questo tipo, di questa prospettiva e profondità, così giovane, è una dote poco comune.
E poi, da un punto di vista tecnico, ci troviamo di fronte a un vero e proprio manuale di scrittura. Infatti, appena usciranno gli ultimi episodi, farò un rewatch per studiare alcune dinamiche.
Forse, l’unico limite è dato dal mezzo espressivo. Il manga e il il relativo anime, per molti, compreso me nel passato, vengono considerati roba da ragazzini. Niente di più falso e Attack on Titan ne è una evidente prova.
Serena dice
Ciao Marco, hai super ragione: il medium conta. Non solo per via del pre-giudizio che impedisce a molti di dare una possibilità alla storia, ma anche perché – oggettivamente – il medium impatta sulla stratificazione dei temi per esempio, e su altra roba. In un certo senso, una storia così è sprecata per un cartone animato. Io una serie di romanzi stile Harry Potter ce la vedrei tantissimo, ci sono un sacco di similitudini… C’è il trio ❤, e poi i vari Sasha, Connie, Jean e compagnia, da cadetti, non sono molto diversi dagli studenti di Hoghwarts. Pensa a quanto è simile, in un certo senso, anche il cambiamento di tono. Sempre più cupo in Harry Potter fino a parlare esplicitamente di morte alla fine, e in AoT… che te lo dico a fa’ .
P.S. Anche una serie di filmoni stile Avengers io ce lo vedrei… Il perfetto Erwin Smith lo abbiamo già trovato 😀
Marco Amato dice
Da un punto di vista tecnico, le quattro opere che ho citato: Star Wars (trilogia originale), Harry Potter, Il Trono di Spade e Attack on Titan, sfruttano tutti la medesima backstory. I figli, ancora ignari del passato, si ritrovano ad affrontare un conflitto che ha coinvolto e ucciso i genitori.
Poi chiaramente ciascuno a suo modo, ma la backstory fa da radice all’albero della storia che poi si dipana fra i vari rami. Star Wars e Harry Potter hanno personaggi statici. Cioè i protagonisti reggono l’intero arco della vicenda. I nuovi personaggi che arrivano: Un Lando Carrisi, o Luna in Harry Potter, restano comunque relegati ai margini.
Viceversa Il Trono di Spade e Attack on Titan hanno personaggi a innesco. Cioè man mano che entrano i nuovi personaggi questi hanno un forte impatto sulla trama e sulle relazioni. Nel Trono di Spade Tywin Lannister e Stannis Baratheon arrivano nella seconda stagione e diventano comprimari d’eccezione. Idem l’arrivo di Oberyn Martell, la Donna Rossa e via dicendo. Probabilmente, la vera pecca del Trono di Spade nelle stagioni finali, è proprio la carenza dei personaggi a innesco. Quando man mano muoiono i principali, nelle stagioni finali non ci sono nuovi personaggi importanti e l’interesse crolla perché l’arco di trasformazione dei protagonisti si affievolisce.
E in questo è superiore Attack on Titan. Perché qui l’arrivo dei personaggi a innesco è continuo e produttivo fino alla fine. Quando finalmente (SUPER SPOILER) arrivano al mare. Sembra che la vicenda abbia già detto quasi tutto. E qui Isayama cosa fa? Ti presenta tutta una nuova compagine di personaggi a innesco da lasciarti a bocca aperta. Straordinario.
Sul rendere Attack on Titan film o serie, non sono convinto. Rendere realistico giganti che mangiano uomini pizzicando pop corn… la vedo un po’ dura.
Però dimmi dimmi, chi hai pensato come attore per Erwin Smith?
Serena dice
Prova a googlare “Chris Evans as Erwin Smith”… Ti si spalanca un mondo C’è pure una petizione!