ambientalismo
/am·bien·ta·lì·ṣmo/ sostantivo maschile
- Il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, a livello di programma ecologico e politico o di propaganda.
- Teoria che attribuisce all’ambiente un’influenza determinante sui comportamenti degli individui.
ambientalista
/am·bien·ta·lì·sta/ sostantivo maschile e femminile
Fautore dell’ambientalismo; ecologista; anche come agg.: “associazione a.”
Origine: der. di ambientalismo •seconda metà sec. XX.
Non mi piace la parola “ambientalista”. La trovo divisiva, superata e soprattutto sciocca. Non so come suona a voi, magari scrivetemelo nei commenti, a me e ad altri (sì, non sono l’unica matta) suona oggettivamente stupida. Uno che respira, lo chiamereste “aerista”? Uno che mangia, lo definireste “cibista”? Uno che cammina, “terrista”?
E un pesce, lo definireste un “acquista”? “Uh, guarda che tipo strano quello, è un acquista!”
Nella testa delle persone la parola ambientalista significa, quando va bene, la voce di dizionario che vi ho riportato sopra. Fa parte della grande famiglia degli -ismi e degli -ista. C’è chi è fissato con la sovranità e allora è sovranista, chi ha idee che non voglio neanche nominare e anche per lui o lei c’è un -ista, e poi c’è chi è fissato con l’ambiente, ed ecco l’ambientalista. Personaggio un po’ naif e a tratti molto rompiscatole, che ha ‘sta fissa di salvare il pianeta, gli animali e perfino i funghi, anche quelli che con la polenta non vanno bene, e perfino le api, che pungono, tu pensa che gusti. Si chiamerebbe “biodiversità” e gli ambientalisti ce l’hanno, la fissa della biodiversità.
Ho una notizia. Ambientalisti lo siamo tutti, oppure non lo è nessuno, oppure lo siamo tutti ma in modo diverso. Tutti infatti – se tra i miei lettori c’è qualcuno fatto di puro spirito me lo segnali, così rettifico – occupiamo porzioni variabili di questo pianeta, mangiamo e respiriamo. L’ambiente non è una questione di gusti, ve ne siete accorti? L’ambiente è dove viviamo e ciò che viviamo. Se sfrutto, sporco, e inquino come non ci fosse un domani, le mie azioni hanno conseguenze sull’ambiente. Se mangio poca carne, riciclo e riuso, vado in bicicletta piuttosto che in macchina e proteggo le piante del mio quartiere, anche in questo caso le mie azioni hanno conseguenze sull’ambiente. L’ambiente ci sta attaccato alla pelle, ci entra nei polmoni e nello stomaco, ci sta sotto i piedi e sopra la testa.
A differenza di noi, l’ambiente non fa distinzioni usando gli -ismi. Di ambiente ce n’è uno solo e dentro ci siamo tutti.
E quindi sarebbe bello che oggi, che è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, ci pensassimo un attimo tutti. È davvero una faccenda che ci riguarda tutti. E se continuiamo a fare come il primo tipo di ambientalista, quello che inquina come non ci fosse un domani, è purtroppo una certezza che non ci sia proprio, un domani.
A parte ciò: come state? E soprattutto: cosa ci fate qui? Io sono profondamente dispiaciuta per i miei lettori abituati a trovare in questo blog articoli sulla scrittura, che invece adesso si ritrovano ‘ste sorprese di post nella Giornata Mondiale dell’Ambiente. Beh, nella peggiore potete sempre usare il tastino “Unsubscribe” e amici come prima, anzi ci tengo: restiamo amici in ogni caso, ché il mondo ha bisogno di amore.
Ho avuto di recente, più volte, la sorpresa dolcissima di ricevere messaggi da chi ha letto Buck e Notte, nei quali mi si chiede quando uscirà il terzo libro della saga. Non avevo mai pensato a questi libri come a una saga. È emozionante, mi fa strano. Ci penso però sicuramente come a una storia che deve continuare.
Ho nel cassetto almeno tre versioni di questo ipotetico terzo libro, due delle quali plottate completamente. Qualche scena è stata scritta molto tempo fa, e probabilmente resterà anche nella versione finale. Ma c’è un grosso problema: tra dicembre 2017, quando ho pubblicato Notte, e il giugno 2020, sono profondamente cambiata io. Un po’ colpa della signorina Thunberg, che mi ha dato una bella svegliata e soprattutto mi ha mostrato che non ero la sola a soffrire per quello che succede alla Terra. Un po’ colpa della crisi dei cinquant’anni, che ti fa pensare seriamente a cosa vuoi lasciare dietro di te. E così è cambiato il mio rapporto con la scrittura, e quei libri nel cassetto mi vanno bene in parte, ma in parte anche no.
“Buck” è nato da una visione: una lupa che combatte fino alla morte per difendere il suo cucciolo, l’ultimo rimasto. Ultimamente una visione mi tormenta, e insiste per essere scritta. Non esiste nei libri che sono a dormire nel cassetto. Credo che se non riuscirò a tradurre in parole questa visione il terzo libro non vedrà mai la luce.
PS: devo pubblicare l’ultimo articolo, il giorno 31, del laboratorio di Janice Hardy. Non me lo sono dimenticato, prima o poi arriva, così poi avrete a disposizione uno strumento completo per strutturare la storia che avete in testa, o nel cuore.
Vi voglio bene. A presto, spero.
Luigi dice
In bocca al lupo per ogni cosa e buone e meritate vacanze!
Serena dice
Ormai le vacanze sono fatte e andate… Grazie e scusa se rispondo solo ora. Posso ricambiare con un sincero “Buon Anno”? In fondo siamo solo a febbraio! Un abbraccio 🙂
Silvia dice
E’ sempre bello passare e leggerti. Sei veramente una persona speciale! E oggigiorno, siete perle rare! Continua così!
Serena dice
Se sono speciale non lo so… Ma sono tanto contenta che ogni tanto torni a leggermi. Scusa se rispondo solo ora, è stato un anno un “filino” impegnativo! Un caro abbraccio.
Luisa dice
Grazie cara! Alla prossima!
Serena dice
Alla prossima! 🙂
Roberta dice
Grazie di cuore! Dietro questi articoli, oltre che una donna radiosa, c’è una donna che scrive con passione e dopo aver studiato! Cosa chiedere di più!
Serena dice
Troppi complimenti 🙂 Grazie a te per avermi dedicato un po’ del tuo tempo!
Katia dice
Modalità riflessione post lettura attivata. Non potrebbe essere altrimenti! Ti devo un grande grazie. Di cuore.
Serena dice
No, sono io che ti ringrazio. E perdonami se rispondo solo ora.
Spalla T. dice
Grazie. E’ uno dei pochissimi, rari direi, articoli trovati in rete per cui valga la pena di soffermarsi. La mia speranza? Che finisca tutto quanto, perchè altrimenti di cambiamenti ne continueremo ad avvertire a iosa, e purtroppo non in positivo….
Serena dice
Mi sono accorta ora di non averti risposto, ma possibile? Sono una bestiaccia! Grazie del tempo che hai dedicato alla mia riflessione. A circa un anno, non è ancora “finito”… Tu come stai?
Franco Naso dice
Ti mando un grande abbraccio. Penso di aver espresso così il mio pensiero…
Serena dice
Messaggio ricevuto. Ricambio l’abbraccio
Garante F. dice
Grazie per l’articolo. Inizio con il mandarti un abbraccio. Anche se virtuale ne abbiamo tutti bisogno. Speriamo solo che la pandemia finisca il prima possibile…perchè gli effetti possiamo già toccarli ccon mano sotto ogno punto di vista…
Serena dice
Grazie a te per essere passato di qua e avere lasciato un pensiero. Abbraccio ricevuto e ricambiato.
Paola Salute dice
Quanto è vero 🙁 ma quanta amarezza rimane in bocca? 🙁 Bellissimo articolo comunque….attiva la riflessione in istantanea
Serena dice
Ti ringrazio, Paola. Se un pezzo attiva una riflessione, per quanto mi riguarda ha avuto successo. Purtroppo per quanto riguarda la nostra casa comune l’amarezza per me è pane quotidiano.
Garante F. dice
Grazie per questo articolo. Mi sono fermato a leggere, ma soprattutto a riflettere…
Serena dice
Grazie a te per avere letto e riflettuto, Francesco. Un abbraccio.
SILVIA dice
Cogli un punto molto interessante: siamo tutti sulla stessa barca ( o terra) e, se invece si dividerci in -ismi, remassimo tutti dalla stessa parte, forse riusciremmo ad andare da qualche parte, invece che girare in tondo.
Dopo questa pandemia sono molto più pessimista. Potevamo cogliere l’opportunità per crescere, ascoltarci, ritrovare una sorta di armonia tra noi e la natura e, invece, è uscito il peggio delle persone.
Il problema siamo proprio noi esseri umani: da quando abbiamo cercato di migliorare la condizione del singolo, abbiamo iniziato un lento processo verso l’estinzione della nostra stessa specie.
E abbiamo pure messo a rischio il nostro pianeta, andando al di là delle leggi di natura che, senza la presenza dell’uomo, saprebbe riequilibrarsi da sé.
La nostra hybris ci distruggerà, temo che sia tanto triste quanto inevitabile.
Auto F. dice
Nella tua riflessione, mi rispecchio e mi rivedo…hai centrato appieno l’evolveersi delle cose stando alla situazione che abbiamo vissuto e ci ha travolti senza preavviso (o forse noi siamo stati gli autori?)…è uscito il peggio, quando poteva essere un momento per diventare perrsone migliori…
Massimo Pulito dice
Hai colto nel segno! Non saremo mai, ahimè, persone migliori! La paura ci mette in difficoltà, ma subito dopo, torniamo a respirare e si dimentica…la storia non insegna davvero mai nulla!
Serena dice
I Sapiens hanno strutture di pensiero (che probabilmente sono servite all’evoluzione) che impediscono di ragionare sul medio lungo periodo. Ci accorgiamo solo dei pericoli dei prossimi dieci secondi o poco più; il che è molto utile se devi sfuggire a una tigre coi denti a sciabola, molto meno per realizzare che tra cinque – dieci anni scarseggerà il cibo, in estate sarà impossibile uscire di casa nelle ore diurne, le tensioni sociali saranno alle stelle, ogni perturbazione ammazzerà qualcuno e vivremo probabilmente come ratti in un buco nelle poche zone dove la vita sarà ancora possibile.
Serena dice
Studiando antropologia di recente 😉 ho letto interessanti riflessioni sui Sapiens. L’unica specie che non si adatta, ma adatta tutto a sé. Per esempio, prendi quei quei cretini degli Orsi Polari: si sono fatti venire il pelo bianco per mimetizzarsi nella neve, un importante strato di grasso sottocute per difendersi dal freddo e fare scorta per i tempi duri, eccetera eccetera. I Sapiens che sono FUBBBBI invece cosa fanno? Semplice, nascono nudi e inermi e uguali (sfumatura di colore a parte) in ogni parte del mondo. Perché tanto poi se hanno freddo ammazzano l’Orso e gli prendono il pelo, mangiano lui e le sue prede et voilà, problema risolto. Perché fare tutta quella fatica come specie, se si è dotati di un istinto predatorio che non ha eguali in natura?
La nostra estinzione è inevitabile perché prendiamo tutto quello che ci serve, e anche quello che non ci serve, come se il mondo fosse infinito, mentre non lo è. Finita la torta, finita la festa: spero di non essere ancora qui a vederlo, quando sarà. Mi bastano gli orrori che si vedono già adesso.
Campagna G. dice
Quanto hai ragione…pensiamo di essere immortali ma, siamo fatti di materia e…tutto passa.