Tempo fa avevo cominciato per un altro blog, Parole nel Cassetto, una serie di post ispirati da un articolo del Guardian. Quella serie è poi morta o quanto meno è agonizzante, temo – assieme al progetto che l’aveva originata. Poi però sono inciampata nel solito Daniele, cui dovrei probabilmente pagare una royalty perché i suoi post mi fanno quasi sempre venir voglia di picchiare sulla tastiera. Simpatico effetto valanga: il suo post era a sua volta provocato da un articolo pubblicato su Goodreads da Renato Mite.
Il concetto di base è il seguente:
sarebbe necessario crearsi le proprie regole della scrittura, e io sono d’accordo. Sono una pianificatrice convinta e vado predicando a chiunque voglia ascoltarmi che per scrivere una storia serve metodo.
Dunque ben vengano le regole, se intese non come formule magiche che daranno sicuramente come risultato una bella storia, ma come metodo di lavoro.
Pubblico l’introduzione alla serie così come l’avevo scritta allora, con qualche piccola necessaria modifica. Seguiranno gli articoli pubblicati – che mi prenderò la libertà di adattare al mio attuale pensiero, se necessario, visto che si cresce, si cambia, si invecchia anche. Poi pubblicherò quelli già pronti ma mai pubblicati, e infine quelli nuovi secondo ispirazione.
“Get an accountant, abstain from sex and similes, cut, rewrite, then cut and rewrite again – if all else fails, pray. Inspired by Elmore Leonard’s 10 Rules of Writing, we asked authors for their personal dos and don’t’s.”
“Assumere un ragioniere, astenersi da sesso e simili, tagliare, riscrivere, quindi tagliare e riscrivere ancora una volta e, se tutto il resto fallisce, pregare. Ispirato dalle 10 regole di scrittura di Elmore Leonard , abbiamo chiesto agli autori le loro regole personali (traduzione di servizio, n.d.r.)”
Così comincia un celebre articolo del Guardian, pubblicato il 20 febbraio 2010 e rebloggato ovunque vi fosse qualche possibilità di parlare di scrittura, lettura, libri, autori e aspiranti tali.
C’erano le regole di Leonard, Gaiman, della Atwood, di Franzen e onestamente anche quelle di certi tizi che a chi scrive non dicevano proprio niente (lacuna perdonabile o imperdonabile?).
Comunque: ce le siamo lette tutte, e gli autori intervistati per quell’articolo erano ventinove. Non c’è niente da fare, le regole della scrittura allettano: sembrano rendere tutto più facile o, più che altro, tutto possibile. Inevitabile pensare, anche solo per un secondo, che applicare la regola ci farà scrivere meglio. In realtà sappiamo tutti che è sbagliato, così come credere che frequentare un corso di scrittura creativa farà di noi automaticamente degli scrittori.
Il corso di scrittura (se non vende fumo, n.d.r.) lavora sulla parte “artigianale” dello scrivere: fornisce le basi, risveglia la consapevolezza, dà un nome a tecniche che probabilmente un “talento naturale” applica senza sapere di applicarle. Può aiutare un talento nascosto a sbocciare – per mezzo di uno straordinario effetto valanga – ma non può crearlo da zero.
Allo stesso modo le regole aiutano ma non bastano, soprattutto se sono le regole della scrittura di qualcun altro. Tu che ci leggi, per esempio: se hai qualche esperienza di scrittura, potresti avere giustamente voglia di dettare le tue regole. Oppure potresti trovarti ad applicare un consiglio che per il resto del mondo funziona, ma disgraziatamente non funziona con te.
Lo sa chiunque faccia il pane in casa: ti danno le dosi di farina, acqua, sale e lievito, la temperatura del forno e il tempo di cottura. Poi a un cuoco viene una pagnotta fragrante, da fotografare per l’album di famiglia, e all’altro una cosa piatta dall’aspetto spugnoso, dura come un sasso. È il forno? L’acqua? La mano del fornaio? Impastato troppo? Troppo poco? Troppo sale? Poco lievito? Boh. Tutto questo o anche niente. Poi alla fine c’è anche il gusto personale, perché una cosa che ripugna a qualcuno potrebbe piacere a qualcun altro. E se siete convinti che una cosa sia oggettivamente brutta, è meglio che sappiate spiegare bene il perché. Il gusto personale va bene, ma a molti non basta per credervi (prossimamente su questi schermi: qualche opinione su come scrivere una recensione decente).
Chi è meglio: Gaiman, la Rowling o Tolkien? E tra Bukowski, Kerouac o McCarthy? Chissà. Un lettore potrebbe adorare uno e detestare l’altro o amarli o detestarli tutti, e sarebbe perfettamente nel suo diritto.
Tornando alle regole: sono divertenti e costringono ad usare la testa, perché poi uno è provocato a misurarne il (possibile) funzionamento. Fanno anche riflettere sulla scrittura in sé, e questa è cosa buona e giusta. Diciamo che in generale usare il cervello è sempre cosa buona e giusta.
Le regole di Gaiman sono quelle che sono andate per la maggiore e ci piacciono anche molto, ma non stiamo a ripetervele, tanto le avete sicuramente già lette da qualche altra parte. Se le volete in italiano, per esempio, potete cliccare qui. Invece faremo un’altra cosa: a partire dalla settimana prossima, (attualmente non posso garantire la regolarità settimanale, n.d.r. ) vi raccontiamo le regole che sono piaciute a noi e vi diciamo il perché. Non so se saranno proprio dieci, magari anche dodici o quindici: comunque si tratta delle nostre preferite tra tutte quelle enunciate in occasione di quel fortunato articolo. Se le nostre spiegazioni vi piaceranno fatecelo sapere commentando; se vi avranno annoiato o non siete convinti del tutto, idem. Ci interessa sapere cosa ne pensate e ogni occasione è buona per imparare qualcosa di nuovo, noi, voi e tutti quelli che ci leggono.
Ci sentiamo presto con la prima regola. Nel frattempo, se ne avete una tutta vostra scolpita nella pietra, potreste lasciarla qui sotto.
Erica dice
Mi viene subito in mente il principio del “Non si butta via niente”. Non me lo sono inventato certo io, ovviamente, ma non saprei nemmeno a chi farlo risalire. Se, da una parte, so di dover essere disposta a rinunciare anche a porzioni considerevoli di testo, durante la revisione, dall’altra mi rendo conto di quanto sia utile, a volte, attingere a ciò che è già stato fatto. Una frase, una parola, l’organizzazione di una certa scena, la prospettiva originale… Non si sa mai quello che di buono può saltare fuori da un avanzo o da uno scarto. Tendo quindi a salvare, a parte, le bozze e gli scarti; è un po’ come se avessi un frigorifero a parte pieno di tupperware di mille colori, con le etichette e le date di scadenza 😛
Serena dice
Ecchime 😀 Scusa se non ho risposto prima, ma credo tu abbia una vaga idea della vita che faccio XD No che non si butta via niente, sono abbastanza d’accordo. E’ una cosa contraria all’essenza stessa della vita, no? Non possiamo buttare via niente di ciò che abbiamo vissuto, né sarebbe giusto farlo, perché quello che siamo oggi viene da tutti i giorni che abbiamo vissuto, buoni o cattivi che siano. Allo stesso modo credo non dovremmo buttare via niente di ciò che abbiamo scritto, e non solo perché potrebbe venire buono, ma anche per rileggerlo prima o poi ed accorgerci dei progressi che abbiamo fatto, sperando che non siano invece regressioni. Spero, credo, che nel caso della scrittura si possa solo migliorare.
Sai che rileggendo questo articolo non mi piaceva più così tanto? Lo riscriverei tale e quale nei contenuti, oggi, ma nella forma no. Cambiata io, cambiato il tono, penso. Più studio e pratico lo scrivere, meno mi sento sicura. L’ho ripubblicato uguale perché era giusto così, ma alcune cose, affermate con tanta forza, oggi mi fanno sorridere XD Anche di tenerezza, per me, per noi, per un progetto che poi è finito in un… cassetto, e lì sta ancora. Chissà.
Grazie di avere commentato, spero di leggerti ancora qui in giro. Un abbraccio.
Daniele dice
Grazie della citazione 🙂
La vedo anche io come Renato: le regole di scrittura dei grandi autori vanno lette senz’altro, perché trovi sempre qualcosa di utili. Poi devi trovare le tue.
Serena dice
Ma non ringraziarmi XD Cito senza particolari intenzioni, quando, come e se mi va 🙂 Quanto alle regole, gran parte dell’analisi che avevo fatto con quella rubrica sulle regole era una specie di statistica: che cosa dicono tutti? Su cosa concordano? Ci tenevo molto a scoprirlo. Ero affamata di regole. Era un’altra epoca e io scrivevo… meno intensamente. In alcune cose si vede, o almeno io me ne accorgo, tant’è vero che ho una gran voglia di arrivare presto a scrivere gli articoli nuovi.
Grazie a te per avere commentato.
Ci si legge domani?
Ciao, a presto.
Renato Mite dice
Serena,
condivido quello che scrivi, ognuno deve modellare il proprio metodo di lavoro, puoi attingere dagli altri ma devi assolutamente trovare ciò che funziona per te e con te.
Aspetto il tuo decalogo di regole, anche se saranno più di dieci, ed anche l’articolo sulle recensioni.
Ciao,
Renato
Serena dice
Ciao Renato, grazie di esserci. Se tutto va bene, spero di uscire con un articolo domani, credo proprio con la prossima regola di scrittura, che credo ti piacerà. A presto! 🙂