PD James
Read widely and with discrimination. Bad writing is contagious.
(Leggete molto e con discernimento. La cattiva scrittura è contagiosa)
Michael Moorcock
- My first rule was given to me by TH White, author of The Sword in the Stone and other Arthurian fantasies and was: Read. Read everything you can lay hands on. I always advise people who want to write a fantasy or science fiction or romance to stop reading everything in those genres and start reading everything else from Bunyan to Byatt.
(La mia prima regola mi è stata data da T.H. White, autore di “La spada nella roccia e altre fantasie arturiane”, ed era: Leggi. Leggi qualsiasi cosa su cui riesci a mettere le mani. Io consiglio sempre alle persone che vogliono scrivere fantasy o fantascienza o storie d’amore di non leggere più nulla di quei generi e cominciare a leggere qualsiasi altra cosa da Bunyan a Byatt)
Ian Rankin
Read lots.
(Leggete un sacco)
Will Self
- Stop reading fiction – it’s all lies anyway, and it doesn’t have anything to tell you that you don’t know already (assuming, that is, you’ve read a great deal of fiction in the past; if you haven’t you have no business whatsoever being a writer of fiction).
(Smettete di leggere romanzi – in ogni caso sono tutte bugie e non hanno niente da dirvi che già non sappiate – dando per scontato, cioè, che abbiate letto un sacco di romanzi in passato; se non l’avete fatto, non c’è niente da fare, non sarete mai uno scrittore di romanzi)
Zadie Smith
- When still a child, make sure you read a lot of books. Spend more time doing this than anything else.
Quando siete ancora bambini, assicuratevi di leggere un sacco di libri. Passate un sacco di tempo a fare questo prima che qualunque altra cosa)
Sarah Waters
- Read like mad. But try to do it analytically – which can be hard, because the better and more compelling a novel is, the less conscious you will be of its devices. It’s worth trying to figure those devices out, however: they might come in useful in your own work.
(Leggete come pazzi. Ma cercate di farlo in modo analitico, il che può essere difficile perché più bello e più irresistibile è un romanzo, meno vi accorgerete del lavoro che ci sta sotto. Vale la pena di provare a identificare le tecniche, comunque: possono tornarvi utili quando siete voi a scrivere (…) )
Bisogna leggere? Beh, facile. Lo pensavamo tutti, ma se ce lo dicono i professionisti ci piace, siamo ancora più convinti. Continuando l’esame delle regole proposte dagli scrittori del Guardian in questo bellissimo post, dopo la necessità di scrivere con regolarità emerge quella di leggere. Come pazzi.
Scrivere da lettori
C’è una spiegazione semplice e logica: la scrittura è comunicazione. Possiamo paragonarla
ad un danza; si danza anche da soli (e infatti si scrive anche per se stessi… forse) ma se si danza in due è necessario muoversi almeno allo stesso ritmo. Ci sono l’intuizione e l’anticipazione dei movimenti dell’altro. Bisogna mettersi in modalità ricezione e non solo in modalità trasmissione, se si vuole danzare insieme o, fuor di metafora, se si vuole comunicare con la speranza di essere capiti.
Si chiama empatia.
Quindi a cosa serve leggere tanto? A parte divertirsi, imparare, vivere mille vite oltre la propria eccetera, ovviamente.
Serve ad essere lettori. A sapere che cosa succede quando si sta dall’altra parte, nella testa dell’altro. Questo è secondo me il risvolto più importante della regola che invita a leggere come pazzi. Poi c’è tutto il resto: l’assimilazione per osmosi delle strutture che funzionano, il rendersi conto che si può descrivere la stessa cosa in cento modi diversi, la noia che ti subentra dopo un po’ che leggi una cosa brutta – perché all’inizio è la trama che ti acchiappa, ma poi alla fine le storie sotto il sole sono sempre le stesse, e allora diventa importante anche il modo in cui una trama viene tradotta in parole, e come sono unite tra loro quelle parole. E se ti prendono per i fondelli, dopo un po’ di buone letture te ne accorgi subito. Prima o poi il timore reverenziale ti passa e, se ti trattano come uno scemo (“la revisione non è necessaria, tanto ormai i lettori sono di bocca buona”, sentita con le mie orecchie) – ti offendi, posi il libro e non lo riprendi più.
Leggere da scrittori
Questo processo vale anche all’inverso. Si genera cioè un circolo virtuoso: se provi a scrivere tu stesso, capisci la fatica che sta dietro alla storia che hai letto con tanta avidità, incapace di posarla, rimanendo sveglio fino alle tre del mattino. Scopri la fatica di attaccare l’una all’altra le parole, segni e significati e suoni, in modo che cantino come le sirene. Se provi a fare tu stessa, scopri che, nonostante tutti i manuali che ti sei divorata, ancora ti può scappare un salto di punto di vista, e ti senti una cacchetta che non sarà mai in grado di scrivere una cosa davvero buona.
Dal che discende, però, che se leggere fa (aiuta a) diventare buoni scrittori, scrivere fa (aiuta a) diventare buoni lettori, e così il cerchio si è chiuso.
Cosa leggere?
Il dibattito è aperto. C’è chi dice che non si devono leggere cose come quella che è adesso al cinema e che mi rifiuto di nominare, però io l’ho letta – senza spenderci soldi, ci tengo a dirlo! – ero troppo curiosa, e sono rimasta ammirata dalla perfezione dell’operazione di marketing. Qualcosa si impara sempre. Dicevo, c’è chi dice che sono meglio i classici o che si debba leggere qualsiasi cosa, purché si legga. Sono più dell’idea che ci sono opere che sarebbe il caso di leggere finché si è giovani, quanto meno perché, se non le leggete a scuola, sarà difficile che le riapriate in seguito, e non si può non saperne proprio nulla. E poi, da grandi, arriveranno lavoro, figli e famiglia e non ci sarà più tempo, e allora si rimpiange proprio quel tempo in cui qualcuno ti obbligava a leggere la Divina Commedia con attenzione, quasi imparandola a memoria, perché poi ti interrogava estraendo una terzina a caso da un sacchetto.
Potreste anche leggere qui e cominciare da libri che parlano di voi, e questo vale se siete giovani lettori ma anche no. Sono solo punti di partenza. Se siete insegnanti, invece, potreste dare un’occhiata qui e fare tesoro di queste righe e questi consigli, visto che avete l’onore e l’onere di far leggere chi ha tempo di leggere, e che un giorno grazie a voi forse amerà o detesterà autori ed opere. L’importante è avere un punto di partenza, perché poi i lettori sanno creare percorsi infiniti.
Non c’è una risposta univoca, in effetti, o se c’è non ce l’ho di sicuro io: per me potete leggere qualunque cosa. È consigliabile, però, tenere il cervello acceso e ricordare che il tempo non è denaro, è vita e tanto vale spenderlo bene. Pennac insegni.
Note
- Questo articolo fa parte di una serie: trovate qui l’introduzione e qui la prima regola. È apparso per la prima volta qui; mi sono permessa di modificarlo leggermente, secondo il mio stile e il mio sentire attuale.
- Lisa Agosti sta leggendo Gardner e nel suo ultimo post ha lanciato delle domande: Cosa ne pensate della teoria di Gardner? A che opere si riferisce quando parla dei “libri che valga la pena di leggere”? Quanti dobbiamo leggerne per non essere più considerati ignoramus? E come si fa a distinguere quel che è arte da quel che è imitazione? Quelle che avete letto qui sopra sono le mie (possibili) risposte.
- Le traduzioni di servizio sono fatte da me, come sempre.
Grazia Gironella dice
Come non essere d’accordo su questa seconda regola? Mi sembra molto più possibile smettere di scrivere che non smettere di leggere. Non sento però di dovere organizzare le letture in funzione della loro utilità. Leggo di tutto, narrativa e non, di qualità o spazzatura, in base alle preferenze del momento. Tanti romanzi, con buona pace di Zadie Smith! Le opere scarse certe volte mi insegnano più di quelle valide, perché vivo in prima persona gli effetti dei loro difetti.
Serena dice
Nah, io la roba brutta non ce la faccio proprio. Hai assolutamente ragione sul fatto che è molto più utile delle cose scritte bene… Ma che stomaco ci vuole per riuscire ad arrivare in fondo?
Io ho fatto mio il motto di un’amica, una collega di lavoro, che dice “Il nostro tempo è troppo prezioso per sprecarlo in letture brutte”, e molla le schifezze senza pietà, e anche le non-schifezze, se non le “suonano” entro la prima ventina di pagine.
Smettere di scrivere. Passa anche a te, per la testa, ogni tanto? A me sì, soprattutto in relazione al fatto che essere letti è molto difficile. Poi in realtà è un bisogno, e non mi ci vedo a smettere sul serio.
Grazie per essere passata. Ti salutano anche Fledermaus, che fa la toeletta serale qui sulla mia scrivania, e sua sorella che ronfa senza ritegno sulla sedia. Sostengono tu sia simpatica, come umana, nonostante le tue preferenze canine.
Grazia Gironella dice
Non volevo dire che mi sottopongo a tortura; leggo le “schifezze” che mi piacciono. Per farti un esempio, si dice tutto il male possibile sulla saga di Twilight, ma a me è piaciuta, o perlomeno ha trattenuto la mia attenzione fino alla fine, nonostante i suoi evidenti difetti. Per il resto, ho imparato anch’io a selezionare bene le letture! 🙂
Serena dice
…e stavi dalla parte dei lupi, vero? Lo so, lo sento! Dimmi di sì! 😀
Quanto a Twilight, sottoscrivo parola per parola quello che scrivi. Ha trattenuto anche la mia, di attenzione, e tanto, e se ci pensi bene le tematiche, per quanto mal risolte, sono primordiali, hanno generato passioni e schieramenti, e questo significa che zia Steph, con tutti i suoi difetti, ha fatto centro. Ho scoperto che durante la stesura dei romanzi ad un certo punto è andata a lezioni di scrittura (o di marketing libresco?) da un signore che si chiama David Garland, che io apprezzo per certe cose ma detesto per l’approccio commerciale troppo spinto. Ebbene, secondo me si vede: da un certo punto in poi, ha pensato più a fare cassetta che a scrivere una storia che parlasse al cuore dei lettori, anzi al suo, di cuore, prima che di chiunque altro.
Grazia Gironella dice
In realtà mi piacevano entrambi, lupi e vampiri. Non ho fatto caso al “raffredamento” della storia; forse c’è, ora che mi ci fai pensare. Comunque vedo sempre con distacco certe campagne denigratorie su libri che vendono milioni di copie e vengono tradotti in venti lingue. D’accordo che le case editrici seguano loro logiche spesso non legate alla qualità dei testi in senso stretto, ma un romanzo che si connette con tante persone, in uno dei mille modi in cui questo è possibile, qualcosa di buono ce l’ha per forza. Che poi ad apprezzarlo siano ragazzine sgallettate o seri uomini di cultura, sinceramente mi è indifferente.
Grazia Gironella dice
…e ricambio l’abbraccio! Sai, vorrei provare a mettere anche Maya sulla scrivania, se non altro per vedere se regge i suoi 35 chili di impetuosità. 😉
Grazia Gironella dice
Dimenticavo: sì, periodicamente mi passa per la mente di smettere di scrivere. Ti fai un mazzo tanto, e poi ti leggono trenta persone. E’ davvero frustrante! Ma poi è così bello scrivere, e non si può mai dire…
(Scusa le risposte multiple! Lasciami parlare, prima o poi smetto… è che avverto una certa affinità. 🙂 )
Serena dice
Scusa, perché mai dovresti smettere? E io perché dovrei desiderare che tu smetta? Scherziamo?
…è che avverto anch’io una certa affinità.
Potrei perfino perdonarti di non avere gatti. 😛
Serena dice
Guarda, a tutti (me compresa, davanti allo specchio) dico che non vale la pena, di non investirci troppo, emotivamente, nella scrittura, di tenere i piedi per terra e di non mitizzare niente. A te invece dico: non smettere, perché sarebbe un peccato. Tu secondo me sei di quelli che, come dice Salvatore, scrittrice sei nata e non c’è niente da fare.
In tutti e due i casi, scrittori veri o inventati che si sia, credo sia bene mantenere la giusta distanza e non penalizzare, per la scrittura, altri aspetti importanti della vita. Nel mio caso, ogni parola brusca che mi scappa con la famiglia a causa della scrittura, o del mio desiderio di isolarmi, mi fa sentire in colpa. Non c’è libro che valga il loro sorriso, e a volte me lo dimentico, come una specie di tossicomane delle parole scritte. Non va bene.
Lisa Agosti dice
Stupendo questo botta e risposta, mi metto subito a lavorare sulla terza regola 🙂
Questa settimana forse pubblicherò una recensione o un meme, ma appena sono pronta ti faccio sapere così prepari un altro bel post 🙂
Grazie per il link.
Mi interessa il discorso della comunicazione, i miei scrittori preferiti sono quelli che trasmettono un’emozione in modo forte e chiaro, senza giri di parole, ma senza dirmi di che emozione si tratta (show, don’t tell). Quando è il mio turno di comunicare, ahimé, il discorso si fa più complicato… penso sempre di aver fatto un buon lavoro mentre scrivo, poi quando vado a rileggere scuoto la testa e vorrei darmi all’ippica 🙂
Serena dice
…apriamo un maneggio? Io sono in piena crisi di autostima, ma tu non devi! Tu sei brava 😀 Quel racconto della tipa col pennarello rosso mi era piaciuto da morire, e ho intenzione di leggere altre cose tue. Ok che il mio parere non è quello di un megacritico seguitissimo, ma faccio pur sempre parte della tua fanbase, perciò basta paturnie, giù la testa e avanti con la revisione!
Per la terza regola mi sto preparando, ma mentre le prime due sono “facili”, al momento ho dei dubbi su cosa mettere al terzo posto, perché ho troppi parimerito. Vedremo.
Grazie di essere passata, a presto!
Lisa Agosti dice
Grande, fammi da coach! Mi tengo il commento aperto sul computer, da rileggermi domattina a mente fresca, perché se mi metto a revisionare adesso chissà che cavolate mi escono.
La terza regola è un work in progress anche da queste parti, vedremo chi la trova per prima 🙂
PS: non dirmi che sei in crisi d’autostima! Non puoi! Sei brava tu! Sei il mio guru 🙂
Serena dice
Tro-va-ta, tro-va-ta *fa linguaccia infantile* 😀 Però non vedo l’ora di leggere la tua, di regola, e prima o poi mi leggo anche Gardner. Quanto al guru… Oddio, io dico con sincerità quello che penso, niente di più, niente di meno. Se così facendo gur…ifico, tanto meglio XD
La crisi d’autostima oggi va meglio, perché ho chiarito un buco di trama e mi sembra che adesso la storia scorra meglio. Però ogni tanto penso che è più forte il mio bisogno di finire questa storia che la fede nelle sue potenzialità. Vedremo.
…e sto facendo un esperimento che poi vi racconterò, appena ho dei dati sufficientemente interessanti 😉
Lisa Agosti dice
Bene! Arrivo, in ritardo ma arrivo! Sono curiosa 🙂
Chiara (Appunti a Margine) dice
Io non seguirò il consiglio di Zadie Smith e non smetterò mai di leggere romanzi. Anche se ormai sono bravissima ad anticipare le mosse dell’autore, li considero il sale della vita. 🙂
Serena dice
Ciao Chiara,
il consiglio non è di Zadie Smith ma di Will Self, perché ho messo la fonte sopra… Vabbè, mi diverto a complicare le cose XD. Comunque per come l’ho capita io scherzava, perché dice anche che il consiglio vale se non si sono già letti pacchi e pacchi di romanzi… e se non è così, non abbiamo niente a che fare con l’essere scrittori. Quindi leggi pure tranquilla, e tanto, come sempre.!
Per quanto riguarda me, sono convinta che leggere costantemente buona narrativa sia un vero e proprio nutrimento della scrittura. Non riesco ad immaginarmi nessun grande autore che non legga, anche, i lavori degli altri.
Un abbraccio, e grazie mille del commento, ci leggiamo presto… magari a casa tua, perchèé so che ho un commento in sospeso, o un approfondimento, e prima o poi mi ricorderò che cosa volevo scriverti|