Una volta che abbiamo accettato il concetto che pianificare un romanzo è fondamentale, proviamo a entrare nel concreto. Gli iscritti alla mia lista hanno ricevuto nel mese di febbraio un esempio di storyboard. Di cosa si tratta? Del “piano”, analogico o virtuale, sul quale si organizza la storia. Avete mai provato a farne uno?
La storyboard (che per me è femmina, perché di base si tratta di una lavagna) è tipicamente uno strumento degli sceneggiatori. Ecco come ne parla Blake Snyder, sceneggiatore e autore di Save the Cat!:
La mia è una grande lavagna di sughero che ho appeso al muro… e che fisso a lungo. Il metodo che uso è prendere un blocchetto di schede e una scatola di puntine da disegno e attaccare i beat sulla lavagna, spostandoli secondo le mie necessità. Ho molti blocchetti di schede, sia per copioni terminati che per lavori in fase di sviluppo: li tengo da parte, legati con un elastico e catalogati per progetto. E se voglio riprendere uno di questi copioni non devo fare altro che tirare fuori il blocchetto, riattaccare le schede alla lavagna, capire dove ero rimasto con un’occhiata veloce e decidere se è il caso di chiamare Mike (amico e mentore, n.d.r.).
La Lavagna è un modo per vedere il film prima di iniziare a scriverlo, per mettere alla prova facilmente opzioni differenti per scene, archi narrativi, idee, spezzoni di dialogo e ritmi, e stabilire se funzionano… o se fanno soltanto schifo. E anche se questo progetto non si può chiamare esattamente ‘scrivere’, e potreste anche abbandonarlo del tutto nella furia della stesura, è sulla Lavagna che potete sperimentare con la vostra storia, e capire se il vostro film ha una buona trama. La Lavagna è l’unico strumento che conosco in grado di aiutarvi davvero a costruire la creatura perfetta. […] Lavorare alla lavagna è molto diverso che digitare su una tastiera. Ci vogliono penne, schede, puntine da disegno, tutte cose da toccare, vedere, e con cui giocare.
Non posso che consigliarvi di proseguire la lettura del capitolo, anzi, di procurarvi il libro e leggerlo tutto.
Sì, ma io sono uno scrittore, non uno sceneggiatore!
E perché, tu non pensi per sequenze e scene? Che sia una panoramica dall’alto o il close-up su un viso segnato dal tempo o una sequenza alla Matrix, sempre di scene si tratta. In un mondo dove Facebook è già vecchio e Instagram cresce a due cifre all’anno, io un’opportunità alla gestione per scene la darei. C’è sempre tempo, dopo aver costruito una struttura solida, per arricchire il linguaggio ed affinarlo. Prima, però, le sequenze dovrebbero essere ben chiare in testa.
Come realizzare la tua storyboard
Ci sono mille modi di realizzare la propria storyboard, o Lavagna. Io nel mio piccolo ne ho create tre: quella di Buck, quella del seguito di Buck e la terza di un romanzo che forse non vedrà mai la luce, ma è lì in attesa. Tre, in varie versioni. Ecco quello che ho imparato fino ad ora. Il solito disclaimer: per me la storyboard è stata uno strumento fondamentale per finire il primo romanzo, ma non è detto che funzioni anche per voi. Io personalmente ho scoperto di essere molto visiva e questo è ciò che funziona per me.
- Scegliete una superficie comoda e ampia. Può essere chiara o scura o del colore che preferite, purché sia bella grossa. Deve darvi la possibilità di spostare gli elementi della storia a vostro piacimento senza preoccuparvi di quanto spazio vi resta. Per quanto riguarda me, ho creato delle “strisce” unendo delle vecchie locandine in formato A3. Terminata la sessione di lavoro, le ripiego sulle giunture e metto via senza problemi. Si possono comprare dei cartoncini bristol ma valutate anche di utilizzare una porta, il pavimento, l’anta di un armadio, un tavolo libero. La parola d’ordine è: spazio a volontà.
- State in piedi. Strutturare una storia è una faccenda dinamica, non statica. Dovete essere lucidi e svegli; potreste aver bisogno di passeggiare nervosamente avanti e indietro, come quando vostra moglie ha partorito, e anche questo è un parto, no? Inoltre dovete poter fare qualche passo indietro per vedere la storia nella sua globalità, soprattutto se usate una codifica a colori. Il che ci porta al consiglio numero tre:
- Usate una codifica a colori. La codifica ovviamente la stabilirete voi. Io utilizzo un colore per ogni personaggio e un colore per ogni atto (mi baso sempre su una struttura in tre atti).
- Non fate i tirchi coi materiali. O meglio: lavorate su un medium che vi piace e, soprattutto, vi è comodo. Snyder e coloro che scrivono storie nel mondo anglosassone utilizzano molte le archive card, queste qui (foto9). Io uso i Post-It colorati e mi trovo benissimo: in casa ne tengo giusto qualcuno di scorta, nel caso la produzione dovesse cessare globalmente
- Per prima cosa, segnate in alto i momenti della trama. Partite con una bella struttura semplice in tre atti che non sbagliate mai (si vi chiedete di che diavolo sto parlando, andate qui. Oppure andate qui e scaricatevi il mio esempio in pdf.). Prima la fabula, poi l’intreccio, quindi setup, evento scatenante, primo punto di svolta, momento centrale eccetera. Possibilissimo che il lettore non incontri poi, nel testo, i fatti nell’ordine in cui stanno sulla storyboard.
- Sulla sinistra mettete i vostri personaggi, uno per riga. Solo i principali per cominciare. Almeno due: protagonista e antagonista. Se non c’è un vero antagonista, identificate una forza antagonista. Avete comunque bisogno di comprendere come agisce.
- E’ il momento di tirare fuori i vostri Post-it o schede archivio o cartoncini colorati! Scrivete su ogni cartoncino quello che succede.
- Poche parole e scrivete grande. Sulle schede non ci sta molto, sui Post-It anche meno. Non vale scrivere piccolo piccolo per farci stare tutto. Se avete bisogno di scrivere molto in questa fase, forse c’è qualcosa che non va: non avete ancora le idee ben chiare su cosa deve succedere. Usate poche parole ed esprimete concetti chiari ridotti all’osso.
- Un Post-It, una sequenza. Una sequenza è un insieme di scene; la suddivisione è empirica e non vi sono regole esatte. Troppe parole corrispondono quasi certamente a più sequenze, e allora dovrebbero stare su Post-It diversi. “La mamma incarica Cappuccetto Rosso di portare il pranzo alla nonna”. Per cominciare. Poi si può “stringere” l’inquadratura nel dettaglio sulle scene che compongono la sequenza: dialogo tra Cappuccetto e la mamma, Cappuccetto che si prepara tutta felice mentre la mamma guarda apprensiva il bosco, Cappuccetto che esce e mamma sulla soglia, monologo interiore della mamma, flusso di coscienza spensierato della figlia. Noi sulla prima storyboard metteremo solo sequenze: i momenti fondamentali della trama.
- Man mano che scrivete le sequenze sui cartoncini, fissateli sulla storyboard al posto giusto. Tutto qui? Eh. Provate, e poi fatemi sapere. Io utilizzo una semplicissima struttura in tre atti, con il secondo atto, quello centrale, diviso in due parti (prima e dopo il midpoint).
- Giocate con le posizioni fino a quando ne siete soddisfatti. Fino a quando i buchi sono colmati, la storia fila, quello che succede su una riga è coerente con quello che succede sulla riga sotto. Non stancatevi mai di sperimentare, spostare, provare e considerate che di sicuro, quando affronterete la prima stesura, dovrete tornare alla storyboard per continui accordi ed aggiustamenti.
- Questa è una delle parti più divertenti e creative della stesura di una storia. godetevela, anche se capiteranno momenti in cui vi bloccherete per sbattere la testa contro il muro.
In questo periodo mi trovo bene con una storyboard analogica: locandine A3 attaccate tra loro con lo scotch. Ma in passato ne ho usata con soddisfazione una digitale. Dove, come, quale? Ma la bacheca di Scrivener, ovviamente! Questo però ve lo racconto nel prossimo articolo, perché mi serve spazio, e credetemi che Sua Maestà Scrivener merita che si spenda qualche parola su di Lui.
Grazia Gironella dice
E’ già da un qualche anno che uso la storyboard in versione fisica, con una scheda per capitolo. La trovo molto utile per avere una buona panoramica dell’andamento della storia. Non credo ci siano altri modi altrettanto chiari per verificare l’alternanza delel voci dei personaggi, oppure gli eventuali squilibri tra parti calme e parti più concitate; per non parlare della possibilità di tentare combinazioni diverse delle schede, per esempio nel caso delle sottotrame. Semplice come l’uovo di Colombo (il metodo, il resto mica tanto!). 🙂
Serena Bianca De Matteis dice
Una scheda per capitolo non è poco? Come riesci a farci stare tutto? O magari i tuoi capitoli sono brevi? Sono curiosa.
Grazia Gironella dice
Scrivo capitoli brevi, in effetti. Le mie schede contengono un paio di frasi brevi, non di più. Mi baso sul fatto che una volta letto il mini-riassunto, mi torna in mente tutto quanto. Probabilmente se facessi passare più tempo tra stesura e revisione dovrei essere più diffusa.
P.L. Cartia dice
Io uso di solito bacheche digitali: Scrivener, e in passato perfino Excel (giocando con macro, caselle di testo collegate alle varie celle, di tutto di più).
Più che altro perché ciò che è digitale è (di solito) anche portabile. Ma è anche vero che, con tutti i miei continui aggiustamenti – nel mio caso, stravolgimenti – finirei per spendere una fortuna in post-it 🙂
Bella comunque l’idea della storyboard pieghevole.
Serena Bianca De Matteis dice
Guarda, gli appiccichini di Tiger costano poco, sono belli e ce n’è davvero per tutti i gusti XD
Avevo pensato anch’io a usare la funzione commenti di Excel unita a una tabella. Alle macro no, non ci sono arrivata.
Poi è arrivato Scrivener e ha risolto tutto 🙂
P.L. Cartia dice
Concordo. Scrivener ha parecchie potenzialità, anche perché facile da personalizzare (una cosa indispensabile, per me). Spesso trovo in giro per la rete template davvero originali. Tanti hanno idee che non mi sarebbero mai passate per la testa 🙂
Comunque, scherzavo sullo spendere una fortuna. Nonostante Scrivener, non posso fare a meno di continuare a riempire quaderni su quaderni. 😀 Il cartaceo e il digitale si completano a vicenda.
Barbara dice
Lavagna di sughero? Celo, però è davanti alla scrivania e mi devo contorcere per arrivarci (infatti è piena di foto e polvere…)
Cartellone bianco formato papiro universitario? Celo, avanzato dai vari papiri disegnati (le caricature grottesche mi vengono bene). E il cartellone si arrotola, cosa da non sottovalutare.
Post it colorati? A casa mi chiedono sempre di quante azioni della 3M sono proprietaria visto l’alto volume di foglietti 😛
Tra l’altro, ho visto girare in garage un barattolo di quella pittura da lavagna…metti mai!
Comunque, mi hai fatto venire voglia di scriverlo/a questo/a storyboard. Magari mi “sblocca”.
Serena Bianca De Matteis dice
Sono contenta ^^ Scrivila, scrivila, non può fare male di sicuro, solo bene. E sarei felice di avere contribuito in qualche modo al tuo “sblocco”!
(peccato che non si può rispondere ai commenti con le foto: ti mostrerei la scatola dei miei Post-It. Mi sa che non sei tu l’azionista di maggioranza della 3M 😛 )
Michele Scarparo dice
Indispensabile, concordo.
Io uso una parete libera e due lavagne magnetiche bianche affiancate, per un totale di circa 2m x 1m di spazio utile. E uso molto anche i pennarelli, in contemporanea, perché lavoro con oggetti che stanno a metà tra una storyboard come la intendi tu e una mappa mentale.
Concordo sul fatto che serva una cosa fisica: ho usato Scrivener, ho usato software vari per mappe mentali, ho usato software per varie ed eventuali 🙂 ma niente: uno schermo è troppo piccolo e qualsiasi regola (obbligatoria in qualsiasi software) mi sta stretta e si imbatte in uno dei miei casi particolari.
Serena Bianca De Matteis dice
Caspita, sei un uomo fortunato! Due lavagne e tutto quello spazio sono un sogno, per me. Io se potessi me le prenderei di sughero e con un sacco di puntine, e ci attaccherei anche le foto dei personaggi e cose del genere.
Comunque il cartaceo, o il supporto “fisico” in generale, ha il suo perché, non c’è niente da fare. Finché facevo la vita da vagabonda ed ero tutto il giorno in macchina il digitale mi ha salvata e ne ho cantato le lodi; adesso che sto molto più in ufficio che in giro, la prima cosa che ho fatto è stata concedermi una bella agenda cartacea. Gigantesca, per di più!
Matteo Rosati dice
Io finora mi sono accontentato di Excel, ma qualcosa di più “concreto” potrebbe essere interessante: la parete di sughero l’ho già… Grazie per l’idea.
Serena Bianca De Matteis dice
Se cominci a usare la tua parete di sughero, poi fammi sapere com’è andata 🙂
Mi sta venendo la bizzarra idea di organizzare da qualche parte una rassegna di fotografie di storyboard XD
Daniele Imperi dice
Per me invece storyboard è maschio, perché alla scuola del fumetto così lo chiamavano 😀
Ma lo storyboard del fumetto e del cinema è diverso da quello del romanzo.
Quale sarebbe sta foto9?
Non ho proprio spazio per attaccare un foglio A3, per ora.
Serena Bianca De Matteis dice
Dai, su, un foglio si può infilare ovunque! Lo srotoli e riarrotoli secondo i casi. Foto9? Chestaiaddì?
Daniele Imperi dice
Lo hai scritto tu:
“Snyder e coloro che scrivono storie nel mondo anglosassone utilizzano molte le archive card, queste qui (foto9).” 😀
Serena Bianca De Matteis dice
Hai ragione, mi sono dimenticata di inserire la foto… Vedi tu come sto messa. Rimedio al più presto.