Il pezzo che segue è una libera traduzione di questo articolo di Jane Friedman.
Ecco una parola che ho eliminato più che potevo dal lessico che utilizzo per dare consigli e informazioni agli scrittori. Esistono infiniti libri e corsi che consigliano alla gente come trasformare la propria passione in un lavoro a tempo pieno e incontro molti scrittori che dicono di tornare alla loro “passione per la scrittura” (finalmente) dopo lunghe carriere in affari, finanza, immobiliari, legge e altre professioni comunemente scelte per la stabilità finanziaria. Eppure, allo stesso tempo, questi scrittori mi chiedono se valga la pena di continuare a perseguire questa passione. Cercano una sorta di validazione esterna che non stanno perdendo il loro tempo.
Se chiamiamo questa cosa passione, il termine è corretto?
Ho anche incontrato molti che non sembravano in grado di fare altro che scrivere, a scapito della loro salute, delle loro famiglie e/o della stabilità finanziaria a lungo termine. Prendono cattive decisioni in cambio di poco o niente, per “diventare uno scrittore” o essere riconosciuti come tali. Questi non riesco a scoraggiarli. Se chiamiamo questa cosa passione, il termine è corretto?
Ci sono anche persone che si presentano alla loro scrivania ogni giorno e trattano la scrittura come una professione, che sono disposti a piegarsi alle esigenze del mercato, a essere imprenditoriali e accertarsi di guadagnare x dollari all’ora. Se chiamiamo questa cosa passione, il termine è corretto?
Nello studio della filosofia Zen, agli studenti vengono assegnati dei koan– un puzzle o un problema da risolvere – che ha lo scopo di portare consapevolezza o letteralmente svegliarvi alla vera natura della vita. Probabilmente hai già sentito un koan anche se non riconosci la parola. Un koan famoso: “Qual è il suono di una mano che applaude?” Un koan mio, che è rimasto nella mia mente nell’ultimo decennio: “Che cos’è la passione?” E anche: “Qual è la mia passione?” Sono giunta alla conclusione che non ho una passione. Avendo probabilmente ascoltato troppo Alan Watts, non sono stata sorpresa della risposta, forse perché Watt ti incoraggia a rimuovere ogni strato del tuo essere per trovare te stesso, per aiutarti a capire che non c’è nessun “altro” – la convinzione buddhista che non c’è un “sé” da trovare.
Ecco in parte perché evito la parola “passione”. È un ottimo modo per alimentare l’ansia: cosa succede se non sto perseguendo la mia passione? Non dovrei perseguirla? Ma questa è davvero la mia passione? Che cosa succede se fallisco nella mia passione? E nell’attuale momento culturale, la parola è diventata sempre più pregna di significato: ha la sfumatura di un giudizio di valore, che ci sia qualcosa di sbagliato se non hai scoperto la tua passione e non hai trovato il modo di farne un lavoro. La ricerca capitalista della passione è la nuova forma orribile dell’illuminazione che ci viene chiesto di perseguire.
Non è necessario essere buddhisti per apprezzare quella saggezza e mettere da parte questa particolare ansia. Se non hai una passione, potresti essere più vicino di chiunque altro alla verità di chi e cosa sei.
Tuttavia, mi sono sempre sentita piuttosto noiosa mentre affrontavo le domande quintessenziali di un intervistatore che cercava la storia d’origine, ad esempio: quando hai scoperto di essere uno scrittore? Hai sempre voluto lavorare nell’editoria? La verità è questa: non ne ho idea. Ci sono stati fatti ricorrenti. Le circostanze e le coincidenze fortunate determinano gran parte dei primi anni di vita. Ho riconosciuto i miei punti di forza e su quelli ho costruito. Quando ho fallito, il fallimento non è stato così importante quanto i passi successivi che ho fatto.
Lasciate perdere la passione e puntate invece sulla consapevolezza.
Chiedetevi:
- Che cosa stai evitando? (C’è una ragione, e non sentirti colpevole per questo)
- Quale attività o interazioni aspetti con gioia e anticipi quando puoi? Di quali vorresti di più?
- Quali attività o interazioni tratti come prioritari su base giornaliera?
- In quali attività potresti perderti? (perché il tempo si ferma e sei nel “flusso”) Queste domande mi hanno spianato la strada verso una vita più felice e più soddisfacente.
(per qualche altro pensiero sul rapporto tra creatività e vita lavorativa, potete leggere questo articolo: Come fare quello che ami e fare anche soldi.)
Luz dice
Ciao Serena, piacere di fare la tua conoscenza.
Non mi trovo totalmente d’accordo con questo articolo. Parto dal presupposto che “passione” già come parola mi piace da sempre. Poi non saprei come definire diversamente quella spinta irrefrenabile a creare, nel mio caso dalla scrittura per il teatro (con un’incursione nel romanzo storico e di formazione) a quella da “blogger” o tutto ciò che pertiene il mio lavoro da insegnante o ancora quando ripresi in mano matite e pennarelli per illustrare una pubblicazione. Solo la passione ha potuto farmi oltrepassare tanti momenti meno belli di quelli cui sempre la passione mi ha abituata quando le cose vanno per il meglio.
Ti seguirò volentieri.
P. S. Ho scaricato il tuo libro, “Buck” e presto sarò in lettura.
Serena dice
Ciao, Luz! Scusa il ritardo imperdonabile della mia risposta. Sono la blogger peggiore dell’Universo e NON me ne vanto, anzi me ne vergogno molto. Concordo con te che passione sia una parola bella ed evocativa, ma non è sinonimo di spinta a creare. Anzi, la passione può essere distruttiva, una spinta a consumarsi, alla dipendenza, una roba malsana insomma XD. Secondo me non è stata la passione a farti superare i momenti brutti, sono state la costanza e la resilienza. Mio umile parere. 🙂
Pietro Luciano Placanico dice
Articolo interessante, complimenti.
Aggiungo qualcosa di mio. Il Garzanti dice: “Passione= sentimento molto forte capace di dominare completamente una persona” e aggiunge “grande interesse, grande inclinazione”. Questo è anche il mio pensiero. E aggiungo che come tutti i sentimenti, anche la passione ha una sua scala di intensità e di durata che va per ipotesi “da 1 a 1000”. Quindi vi possono essere nella nostra vita “passioni” di “intensità e durata 1, 10, 20, eccetera, o di 800, 900, oppure 1000″. Passioni che ” durano un giorno o una settimana o un anno e passioni che durano una vita, vale a dire che non muoiono mai”.
Un esempio di tali passioni. La raccolta di figurine di un bambino. O delle biglie. L’uncinetto o il ricamo di una donna. Il calcio per un tifoso. La musica per un musicista eccetera. Infine cito la passione “per la scrittura”.
Voglio dire che la vita stessa va avanti per “passioni” siano esse piccole, grandi o immense. E possano durare un minuto, un anno o una vita intera. Ma sempre passioni sono. Perché la vita senza passioni diventa scialba e priva di quel sapore che la rende più viva e più vivibile o più sopportabile. Nel piccolo paragonerei la passione “al sale di cucina”. Ne basta un pizzico, davvero poco, per rendere una pietanza più saporita e gustosa e piacevole da mangiare. E a volte riusciamo anche a farne a meno. Nel grande paragonerei la passione “al sole che illumina il giorno”. E di questa ne abbiamo bisogno per vivere una vita piena e significativa. E senza “questo sole” si può accettare un’esistenza scialba e sofferta, è vero, ma non si vive, si vegeta e basta.
A prima vista la cosa può sembrare non vera. Una grande esagerazione e basta. Vi dimostro il contrario. I grandi Musicisti Compositori, i grandi Pittori, I grandi scultori, i “grandi Scrittori/trici”. Per citarne solo alcuni. Come in altri campi anche in Letteratura ci sono stati scrittori/trici che hanno vissuto la loro arte n”come una grande e immensa passione”, per tutta o gran parte della loro vita da scrittore/trice. Ne cito solo alcuni. R. Luis Stevenson, Charles Dickens, Alexandre Dumas, Agatha Cristie, Georges Simenon, e uno tra i tanti moderni Stephen King e la nostrana Susanna Tamaro. A mio avviso tutti questi scrittori/trici “hanno fatto della scrittura la loro passione di vita”, e l’hanno fatto “con vera e intensa passione per la scrittura”. E da come si deduce facilmente “hanno scritto bene, hanno scritto molto, e hanno avuto successo con la loro passione per la scrittura”.
Ma come tutti i sentimenti anche “la passione” compresa quella per la scrittura, deve essere innaffiata, nutrita, alimentata, coltivata, amata e accettata. Faccio un esempio “col fuoco in un camino” che può essere poco alimentato e quindi darà poco calore e dopo poco tempo si spegnerà. Così può essere anche la passione per la scrittura. Brilla per un poco e poi la sua luce piano piano si estingue, così la passione finisce e rimane solo l’amore per la scrittura. Ma “solo l’amore per la scrittura non basta” per fare un bravo scrittore/trice, purtroppo è così. Scrivere con amore per la scrittura, ma senza passione per lei, è come dire che “nel camino” citato come esempio “ci mettiamo ogni tanto un ciocco di legno per tenere vivo il fuoco e basta”. E’ vero che il fuoco rimane vivo, ma la sua fiamma non produrrà mai molto calore, e così chi scrive non produrrà mai molti scritti se ama solo la scrittura e basta. Invece alimentate il camino “con molti ciocchi di legno, vale a dire “oltre che con amore anche con passione”, allora si avrà molto calore e molta fiamma. E allo stesso modo se alimentiamo la scrittura non solo di amore ma a questa aggiungiamo una buona dose di passione, allora sì che scriveremo nel modo migliore e più pieno, e di certo in quello che scriviamo ci metteremo non solo la penna ma anche e soprattutto il cuore, vale a dire “il meglio di noi stessi”.
A molti scrittori/trici a volte “il vivere con le sue preoccupazioni, impegni e precedenze di vario genere” non permette di “inserire nello scrivere oltre che l’amore anche la passione”. E quindi danno il meglio che possono di se stessi e la cosa finisce lì. Altri/e forse “hanno sentito la passione per la scrittura arrivare come un mare tempestoso” e ne hanno avuto paura, o non l’hanno saputa domare. Altri/e ancora la passione non l’anno neanche cercata, forse l’anno vista passare oltre la pagina scritta e l’hanno considerata troppo impegnativa, intrigante, difficile da gestire, deleteria invece che costruttiva e necessaria. E poi c’è chi invece la considera “di poco conto e senza interesse”.
Vero è che la passione incontrollata può recare più danno che bene. Ma questa semplice regola si applica a tutti i sentimenti e a tutte le inclinazioni artistiche degli umani. Come si una dire “il troppo storpia sempre”, inteso come “qualcosa di irragionevole e poco equilibrato. Perciò anche la passione necessita di controllo e di argini oltre i quali non deve andare. Questo farà vivere una vita più serena e meno stressante. Ma questo lo valuterà chi scrive. In modo saggio e maturo.
A mio modesto parere la passione la vedo in questo modo. Basta saperla gestire in modo equilibrato così come fecero molti grandi scrittori/trici . Il resto è che più passione riusciamo a mettere in uno scritto, di certo più completo e più ben scritto io credo che esso sarà.
Buona scrittura a tutti.
SILVIA dice
So di dire qualcosa di poco condivisibile, ma a mio parere la passione è sopravvalutata. O, meglio, spesso si confonde con passione ciò che è altra cosa.
Partiamo dalla passione in amore: un amore folle non ricambiato è davvero amore o è forse bisogno di avere qualcuno?
E per quanto riguarda la scrittura: è puro amore dell’atto dello scrivere o è forse un bisogno di emergere, una sorta di riscatto dalle angustie della vita?
E che dire, poi, della lettura? ci piace leggere o abbiamo bisogno di evadere dalla nostra quotidianità?
Ecco, se la passione diventa schiavitù, allora non siamo più liberi.
Serena dice
Non potrei essere più d’accordo e anche secondo me l’esempio dell’amore è il più calzante. Per restare su quel campo voglio fare un esempio un po’estremo: un tizio muore, purtroppo non ricordo chi è ma comunque una celebrità, un artista. La moglie, che lo amava tantissimo, si suicida. Peccato che fosse incinta di otto mesi. Non riesco a dire “oh, che passione”. Mi fa solo una tristezza infinita.
Pietro Luciano Placanico dice
Ciao Serena, il tuo commento mi ha un po toccato, per il semplice fatto che anch’io son un artista, con la scrittura un’altra mia grande passione è stata ed è la pittura, anche se sono un artista mancato, lo devo ammettere, i casi della vita.
Vorrei precisare che “se un artista muore e la moglie che lo amava moltissimo si suicida e lei era incinta di otto mesi” non vuol dire che è stata la passione a portarla al suicidio.
In questa situazione “la passione” non c’entra proprio nulla. Mi dispiace ma ti sei sbagliata di molto, forse perché ti sei distratta un attimo mentre valutavi la cosa. Di certo avrai capito anche tu, ed io ti ho solo anticipato nel correggere il testo, che “qui si tratta della più nera e profonda disperazione”. Infatti è soltanto “un’immensa e incolmabile disperazione” che può indurre una donna molto innamorata (o un uomo in simili circostanze) a un “gesto tanto estremo”. Una donna che di certo aveva un amore sconfinato per il suo uomo e un attaccamento alla sua persona che valica i confini della ragione, che supera di molto anche la più grande passione a cui si possa pensare. Anche quando si è sani di mente.
Quindi a mio avviso in questi casi estremi la ragione della motivazione di un gesto tanto estremo vada ricercata non nella passione ferita di una persona ma nel grande e profondo amore sentimentale che essa nutriva per la persona amata. E soprattutto nell’attaccamento che la donna aveva per il suo amato. Talmente grande che nemmeno la sua vita è riuscita a superare in importanza. E con la disperazione dolorosa e incontrollabile e ingestibile in arrivo la donna ha ceduto,
come un fiore che pur resistendo intrepidamente a un vento tempestoso, infine cede all’ennesimo assalto dell’uragano e si lascia sradicare dal suolo e dalla sua vita senza più riuscire a opporre resistenza. E in questo “la passione” è un argomento minimale in tutta questa vicenda.
Queste sono le mie idee, su cui potrei anche sbagliare, dato che non conosco i fatti con precisione. Ma mi sembrano più logiche e concrete di quanto d’altro io possa immaginare. E anche più amorevoli.
Se in qualche modo ho offeso qualcuno, mi scuso. Poi ognuno può pensarla come meglio crede.
Vi saluto. Pietro.
Serena dice
Hai ragione. Dopotutto, basta non confondere la passione con una grave depressione, ed essere compassionevoli. Forse io non sono stata capace di calarmi nei panni di una persona così disperata da non concepire di vivere senza il marito.
Pietro Luciano Placanico dice
Ciao Silvia,sono in accordo con la tua opinione quando dici “che spesso la passione la si confonde con altre cose”. La si confonde con “la follia”, o con “l’amore per la scrittura”, o con “la necessità di avere accanto qualcuno”, o col “bisogno di emergere” o con “un amore folle non ricambiato” o “il riscatto dalle angustie delle vita” o con “l’emozione che ti da la lettura” e non è “la schiavitù”. E potremmo andare avanti ancora per molto nel citare quello che “la passione” non è. E’ anche vero che la passione “può essere inserita in ogni altro aspetto o sentimento della nostra vita”, ma in questo caso non avremo una passione pura, ma mischiata. E la passione mischiata è come i componenti chimici se non si sta attenti mischiandoli in modo improprio potrebbero produrre “esplosioni o devastazioni senza più freni o controlli in grado di arginarli”. Lo stesso principio applicato alla scrittura di uno scrittore/trice potrebbe produrre non del bene ma solo disastri.
A mio parere la Passione per la scrittura, come tutti i sentimenti variegati che circondano la nostra esistenza, e che si possono pure applicare poco o tanto alla scrittura, deve essere prima ricercata, trovata, accettata e amata. E dopo questo deve essere soprattutto “controllata e incanalata in modo equilibrato e ragionevole nel proprio scrivere”. Questo “per non permettere che invece di farci del bene, letterariamente parlando, la passione distrugga con le sue innate esagerazioni tutte le nostre buone inclinazioni”.
Perché tutto questo possa essere possibile, la Passione per la scrittura deve “avere un requisito incancellabile e indissolubile, deve essere Una Passione Pura”. Per Pura si intende che non deve essere contaminata da altri sentimenti o inclinazioni che regolano la nostra vita. Solo allora essa produrrà il giusto frutto che spingerà lo scrittore/trice a scrivere col meglio di se stesso e con un senso di giustizia e di onestà che rende chi li possiede solo dei grandi della scrittura”.
Anche se il discorso pare complicato, in realtà è molto semplice. Lo spiego con un esempio. Paragoniamo la Passione a un Diamante. Il diamante per avere un certo valore deve essere “puro”. Se ha delle impurità al suo interno, esso diventa senza valore commerciale, vale a dire che non vale nulla. Così è anche per la Passione applicata alla scrittura, essa “deve essere pura e incontaminata” solo così esprimerà nella scrittura dello scrittore/trice il massimo e più puro livello di scrittura narrativa. Ma se “è contaminata o mischiata con altre cose che annullano la sua purezza, allora come quel diamante impuro perderà tutta la sua bellezza e tutto il suo valore artistico.
Capisco che tali discorsi non sono facili da comprendere o da accettare. Ma quando si capiscono e si accettano il modo di scrivere migliora tantissimo.
Come esprimere “la passione per la scrittura in modo equilibrato” è un altro discorso che qui non cito. Se volete altre delucidazioni scrivetemi in privato al mio “art57gior28fi5@gmail.com”.
Vi saluto. Pietro.
Nadia dice
Non so, forse la passione appanna gli occhi di compie le azioni e come tutte le cose insondabili impaurisce, o forse non appartiene a tutti con pari enfasi. Ma di una cosa sono certa. Chi fa le cose con passione è meno tecnico e preciso ma più vero e arriva al cuore, che si tratti di scrittura o altro… mi viene da pensare a tutti quei lavori che dovrebbero avere compensi altisonanti e invece sono quasi non pagati, eppure riscuotono valori umani ben più grandi. La passione è una marcia in più, che di certo mette in luce l’anima, a cui io consiglierei di non rinunciare mai.
Serena dice
Ecco, forse il punto è questo. Chi scrive questo brano è una persona che ama talmente tanto il proprio lavoro da averlo sempre anteposto alla vita privata, lo dice in altri articoli (e lo si capisce anche senza che lo dica), una presenza attiva e competente da parecchi anni nel mondo dell’editoria internazionale. Se non è passione questa… Eppure lei dice: sono arrivata alla conclusione che non ho passioni. Quindi? 😛
Come dicevo anche prima, Jane Friedman non dice di rinunciare alle proprie passioni; dice di essere consapevoli.
Guarda, mi è venuto in mente un esempio recentissimo, un caso in cui veramente il concetto di passione ha generato un malinteso. Un’amica che sembra quasi scusarsi perché invece di licenziarsi ha scelto il part-time per seguire la propria passione, e nello spiegare la propria scelta tra le altre parole usa anche la parola “fallimento”. …Ma stiamo scherzando, vero?
Aggiungo: non siamo tutti uguali. Ci sono temperamenti quieti e temperamenti più focosi. Ha più passione uno che ama quietamente tutta la vita, o uno che fa fuoco e fiamme e poi sparisce?
Nah, penso che la Jane abbia proprio ragione XD Lasciamo la passione ai Romantici e cerchiamo di conoscerci veramente; in questo modo saremo sempre in grado di fare la scelta giusta per noi.
Grazia Gironella dice
Quanto è vero! Ci sono comportamenti e discorsi che ripetiamo, sicuri di parlare di noi stessi e di ciò che proviamo, senza osservarci abbastanza da notare la loro incongruenza. Questo brano fa davvero riflettere. Grazie di avere fatto suonare la sveglia! 🙂
Serena dice
Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto 😉 Grazie a te!
Barbara dice
Nemmeno io sono molto d’accordo con quanto espresso nell’articolo. Si è dimenticata una terza definizione di “passione”: quelle persone che scrivono perché semplicemente le fa stare bene, come tante altre attività creative, dalla pittura alla scultura, alla fotografia al lavoro a maglia. Dove “fare qualcosa per passione” si intende per divertimento personale, non per guadagno. Certo, il massimo sarebbe trasformare qualcosa che facciamo perché ci piace in qualcosa che riesce anche a sostenerci. Lì però sta il rischio che poi non diverta più. Soprattutto passione e consapevolezza non mi sembrano concorrenti, anzi dovrebbero essere compagne.
Serena dice
Boh, io lo trovo molto saggio, invece. Anche perché, come dicevo a Marco, non dice che non si debba avere passioni; mette solo in discussione il significato effettivo della parola passione, e fa tre esempi di casi, come dire, “dubbi”.
Poi credo che la parola passione non si adatti a un’attività duratura, come io vorrei fosse la scrittura nella mia vita. E’ come in un matrimonio: va benissimo la passione all’inizio, è quella che ti fa incontrare e conoscere e scoprire se siete compatibili. Ma dopo, a mio parere non è quella a tenere in piedi la relazione. Ci vuole altro, e l'”altro” ha molto a che fare con la consapevolezza.
Megalis dice
Senza passioni non riuscirei a vivere! Ma chiedersi se questa o quella cosa sia per noi una passione non ha molto senso secondo me. Sono del parere che quando una passione ti travolge non perdi neppure tempo a chiederti se lo sia o meno. E non mi riferisco alle passioni amorose.
Serena dice
Sì, infatti. Jane Friedman dice che il termine “passione” è fuorviante, e suggerisce di valutare le nostre aspirazioni in termini di consapevolezza. Se senti nel profondo di voler vivere una certa cosa, secondo me è ancora più bello che “avere una passione”: è una scelta di vita. Per esempio, la scelta importantissima di dedicare a quell’attività la cosa più preziosa che abbiamo, il nostro tempo.
(tra l’altro, per me – parlo solo per me, eh – la parola passione ha un’accezione negativa. Dove Jane Friedman dice che la parola passione è ansiogena, io le do ragione al 100%. E ti parla una che nella vita qualche scrivania l’ha ribaltata, credimi)
Marco Amato dice
Io come puoi immaginare non sono d’accordo col tizio.
Gli uomini sono piegati dalle passioni, ma senza passioni non sarebbero uomini.
Questa frase è mia, e me la porto dietro da quando avevo venti anni.
Il punto essenziale è che si può vivere benissimo senza passioni o rinunciandoci del tutto. Ma non è che faccia molta differenza. Perché verità della vita creperemo lo stesso. Potremo essere impiegati zelanti della nostra esistenza, fare scelte solo se sono le scelte giuste e magari fare un mucchio di soldi nella consapevolezza che i soldi vanno fatti. Ma creperemo lo stesso. Questa è una circostanza che ci riguarda da vicino. Quindi se le persone sono matte perché inseguono passioni, se non dormono la notte o saltano i pasti o se per scrivere un libro si ritrovano licenziate, che ben venga. La nostra società tende a esecrare la follia, perché la ritiene sbagliata e tende a confermare l’ordinario e triste con un applauso. Perché quando si valuta il peso della passione, occorre mettere sul bilancino anche il peso del coraggio, il grammo della felicità e il piombo dell’audacia.
E poi non so. Dato che sono stato ordinario per mezza vita, prima di crepare, preferisco bruciarmi dentro al fuoco delle passioni.
Serena dice
*fa la faccia meditabonda* Guarda, prima di risponderti sono andata a rileggermi il pezzo, sia in lingua originale che nella mia traduzione. Per come l’ho capito io, Jane Friedman non dice che è sbagliato avere passioni. Dice che il concetto stesso di passione è fuorviante. Che cosa è una passione? Come la definisci? Se hai dubbi sul fare o non fare una certa cosa, e dici che quella cosa è la tua passione, è veramente una passione? Se ti riduci a una larva per una certa cosa, quella cosa è una passione? O è un disturbo ossessivo compulsivo? (questa è mia) Se tratti una certa attività come un business, è passione? E non dà le risposte: le domande sono aperte. Invece di pensare in termini di passione, suggerisce di diventare più consapevoli di cosa ci piace, cosa ci fa stare bene. Io lo trovo molto sano. Credo che si possa praticare, vivere una passione senza per forza ridursi in cenere XD