Siamo nel 2022, cioè proprio dietro l’angolo. I videogames ormai non hanno neanche più bisogno di una consolle: ci si mette in testa un elmetto e si entra in infiniti mondi senza alzare un dito. Viene finalmente pubblicato un attesissimo MMORPG, che sta per Massive Multiplayer Online Role Playing Game, cioè “gioco di ruolo in rete multigiocatore di massa” (mi ci sto facendo una cultura; uno famoso, in giro da parecchi anni, è World of Warcraft). Comunque: dopo aver passato la notte in coda davanti ai negozi, 10.000 fortunati giocatori online riescono a mettere le mani sulle prime copie del gioco, impazienti di entrare con il proprio intero corpo nella nuova realtà virtuale. Si ficcano in testa il caschetto, si loggano e si preparano ad iniziare la conquista di Aincrad, un gigantesco castello fluttuante di pietra e acciaio, suddiviso in cento piani, ognuno governato da un mostro che va battuto a colpi di spada per accedere al piano successivo.
Peccato che ad un certo punto scompaia dal menù dei giocatori il tasto di logout. Peccato che il tutorial del gioco, lanciato dal cielo nella piazza centrale della Città d’Inizio, spieghi che ci sono state un paio di variazioni alle regole, cosucce da nulla. La prima: l’unico modo di fare logout è battere il gioco sconfiggendo tutti i boss fino al centesimo piano. La seconda: se muori nel gioco, muori anche nella vita reale. Ah, e non puoi neanche toglierti il maledetto caschetto: se qualcuno cerca di farlo, quello ti frigge il cervello.
Che cosa succede quando diecimila persone restano imprigionate in una VR?
Quella che vi ho raccontato sopra è la premessa di Sword Art Online, una storia che ho scoperto guardando i cartoni animati assieme a mio figlio. Giuro. Questa cavolata da ragazzini, scritta per scherzo da un signore giapponese che probabilmente passava troppo tempo al PC, ha venduto circa venti milioni di libri in giro per il mondo (dati aggiornati ad aprile 2017).
La cosa più preoccupante, dal mio punto di vista, sono io: che non riesco a mollarli. Nell’ultimo paio di mesi ne ho letti 6.
E pensare che l’idea di base è stata gestita malissimo. Se il signor Kawahara avesse avuto un editor con gli attributi, questi gli avrebbe detto “No, scusa, Reki, non puoi ficcare un’idea così in un libercolo da 50.000 parole. Qua ci possiamo fare i soldi!” Invece l’editor non c’era, e poi magari gli avrebbe detto che una storia del genere non poteva interessare a nessuno, l’equivalente giappo-tecnologico del famoso “a chi vuoi che interessi la storia di un maghetto con gli occhiali”. L’editor non c’era perché Kawahara in prima battuta ha pubblicato la storia sul suo sito, per il piacere suo e dei suoi fan e colleghi online gamer.
E dopo il successo è arrivato lo stesso, direi. Con la storia gestita male. L’autore ha perfino avuto modo di rimediare alla cavolata iniziale perché sta riscrivendo la vicenda in una nuova serie, narrando la conquista di ogni singolo piano di Aincrad. A volte gli viene bene, a volte meno, ma c’è materiale a sufficienza: la storia d’amore che cresce, la psicologia dei giocatori che si vivono la prigionia virtuale ognuno a suo modo, la nascita delle gilde e i rapporti di potere tra esse, i PK (Player Killer) e le loro motivazioni, le battaglie epiche con i mostri…
Cosa voglio dire con questo? Non so, ditemi voi, soprattutto se pensate che io debba farmi curare. La trovo una parabola interessante, molto istruttiva per chi se la mena tantissimo per raggiungere il successo editoriale. Se i lettori sono (svitati) come me – e non credo di essere così unica – sospetto che i seri-aspiranti-seri-scrittori, quelli seri insomma, stiano sprecando tempo ed energie. Nel Kindle avevo milleduecento e dispari libri, ma mi sono comprata senza battere ciglio sei volumi nuovi, per poterli leggere solo dieci minuti alla sera prima di dormire. Ho cominciato ad andare a letto più presto. E sono anche incazzata nera perché, per il prossimo libro, devo aspettare la fine del 2018 e no, non ho intenzione di imparare il giapponese per anticipare.
Le vie delle storie sono infinite.
Bollettino del lettore, copiato da Grazia: ho appena finito Sword Art Online Progressive vol. 4 e sto aspettando il 5. Ho letto finalmente la prima pagina di Cercando Goran e ne sono rimasta incantata: quel “nel sogno, nevicava” mi è sembrato musica. Bollettino dello scrittore: ho incominciato a progettare il terzo volume della serie dei miei lupacchiotti. Con mooooolta calma. Stavolta ho intenzione di divertirmi mentre ci lavoro e di evitare le scadenze come la peste. Tanto, se questa storia ha le ali, volerà da sola in qualche modo, e se no ciccia.
Barbara dice
C’era uno talmente innamorato di The Legend of Zelda da dare lo stesso nome della principessa a sua figlia. Qualche anno fa però ha deciso di togliersi il casco, ha smesso di dare il Buongiorno al Vietnam e tutto il globo ha perso qualcosa di bello.
Anche Lady Oscar era solo un fumetto… nacque incentrato sulla figura di Maria Antonietta e l’editor non lo voleva pubblicare. Poi i lettori lo apprezzarono, ma chiesero di più su Lady Oscar, personaggio nato come secondario, e furono loro a decretare il suo successo, oggi 15 milioni di volumi in tutto il mondo. Le vie delle storie sono davvero infinite.
Serena dice
Anch’io credo che il mondo abbia perso qualcosa di bello quando quel signore lì se ne è andato. Non sapevo la storia del nome della figlia… Bello. Potere di una bella storia e di un bel personaggio.
Lady Oscar ha fatto parte della mia infanzia! Però è già più normale a quell’età innamorarsi di un cartone animato. O anche del protagonista di un cartone animato… vogliamo parlare del fascino di Capitan Harlock? !
Grazia Gironella dice
Mi piace sentire qualcuno più o meno della mia generazione che parla di giochi e di anime, anche se in funzione della lettura! Cominciavo a sentirmi come la bollicina dell’acqua Lete (hai presente: “c’è nessuuuno?”). Gli anime sono un mondo ricco e interessante, che sforna spesso belle storie da seguire; e quando ti piacciono le storie su video, perché non assaggiare anche quelle su carta? (A me poi piacciono anche i videogiochi di ruolo, quindi se decidi per il ricovero fammi sapere, così magari cerchiamo una stanza attrezzata. XD)
Fai bene a scrivere senza fretta. Se c’è una cosa che ho capito, è che non ci corre dietro nessuno. Buon lavoro, e intanto grazie per la lettura di Cercando Goran, e anche per avermi attribuito il copyright del bollettino (non ce n’era bisogno!). Un abbraccio 🙂
Serena dice
Tu quoque soror mea? XD Allora va bene, la smetto di preoccuparmi, perché tanto sono in ottima compagnia! I videogiochi di ruolo non li ho mai provati, ma credo ci arriverò perché ho qui qualcuno che apre la strada 🙂
Grazie a te di essere passata. Un bacio grande grande!