Serenabiancadematteis.com è il mio blog principale. Lo considero il quartier generale di tutte le mie attività, ed è per questo che porta il mio nome e cognome. È nato il 1 novembre 2014 (porterà sfiga? Spero di no!) per accompagnarmi nell’avventura del mio primo NaNoWriMo, e poi si è spostato molto verso i temi “caldi” degli autori Indie: le buone pratiche di self publishing, il marketing, la forma mentis di un autore che intraprende la strada dell’autopubblicazione. Poi mettici un po’ di Scrivener e una spolverata di tecnica, e…
…e i lettori?
Parliamoci chiaro: secondo voi, questo è un blog per lettori? Secondo me, no. Alla fine, la causa prima di tutto questo sbattimento è che scrivo storie e vorrei essere letta. Va bene tutto, soprattutto il piacere di confrontarsi con “colleghi” ed anime affini, ma alla fin fine se vado a fare un bilancio spannometrico dei risultati del mio blog, vedo che l’interazione con i miei lettori di narrativa è praticamente ZERO.
Questo secondo me per due ragioni:
- Lo stile di questo blog, ovvero come mi pongo io. Mi hanno detto che trasmetto simpatia, ma io mi vedo (o mi sento?) “ingessata”. Nel senso proprio di tailleurino gessato aziendale. Corredato da occhiale sul naso e PC col foglio Excel aperto. Che palle.
- La dominanza dei temi. Non che non sia possibile proporre la propria narrativa e i propri contenuti più tecnici in un solo blog: molti lo fanno. Ma la narrativa, soprattutto quella di uno scrittore assolutamente, completamente emergente, è un tema “debole” che necessita secondo me di un proprio spazio e di attenzioni particolari.
- La mescolanza dei temi. Come gestire chi vuole da me contenuti su marketing e Self Publishing, e chi invece vuole leggere le mie storie? Sono sicura che a, diciamo, due terzi di coloro che seguono questo blog non frega un accidente delle mie storie. E non c’è mica niente di male: mica tutti possono essere il mio lettore ideale. Io scrivo per le donne, non mi vergogno a dirlo, anzi, ne vado fiera. Poi ho avuto qualche riscontro lusinghiero anche da lettori maschi, ma di sicuro non sono la maggioranza. E allora cosa faccio? I lettori – anzi, le lettrici- hanno bisogno di una “casa” loro. Ma, ancora più importante: io ho bisogno di sentirmi libera di condividere e promuovere la mia narrativa. Con gli iscritti a questo blog, mi sento bloccata: ho sempre paura di seccarli. Leggete il commento di Maria Teresa di Anima di Carta al mio articolo della scorsa settimana: esprime in modo perfetto quello che provo anch’io (leggete anche gli altri commenti, praticamente sono un altro articolo).
Così, già in tempi non sospetti ho cominciato a chiedermi se non avrei dovuto aprire un altro sito o blog o tutt’e due e, nonostante sia stata sconsigliata da tutti, alla fine l’ho fatto. E così siamo a tre. Sì, perché poi c’è anche il blog di C’era una volta una storia, il laboratorio di scrittura e lettura di cui mi occupo per la biblioteca del mio paese. In totale sono tre.
È una mezza follia, lo so, ma io sono felice. E ho il conforto del parere degli esperti: sapete che divoro tutto quanto sia disponibile in rete sul book marketing, in particolare per gli autori Indie, e tutti confermano che il mio disagio era abbastanza fondato. E poi, per la miseria, vent’anni di marketing e vendite, anche se in un settore completamente diverso, mi saranno pure serviti a qualcosa, no?
Perché vi ho raccontato la mia esperienza? Perché ritengo che questa sia la risposta migliore alle domande che sono emerse la scorsa settimana. Ho preso la decisione di aprire serenawrites.com perché sia la logica che l’esperienza – mia e di altri – mi dicono che un sito e/o blog ha solo da guadagnarci nella definizione il più possibile precisa del proprio bacino di utenza. Dal quale deve conseguire una produzione mirata di contenuti adatti a quella particolare utenza.
Esempio di un blog per lettori
Non so se vi ho mai detto che sono iscritta alla WFWA (anzi, devo ricordarmi di caricare il logo). Una delle ragazze del gruppo, Marin Thomas, ha creato il suo sito seguendo, appunto, il criterio di creare una “casa” per chi la legge. Ora: non sto dicendo né che io scrivo storie simili DIO MI SCAMPI E LIBERI, né che tutti i siti debbano essere fatti in questo modo. Ma lei ha creato un sito per le sue lettrici.
Il sito è facilmente navigabile ed estremamente chiaro su ciò che offre la padrona di casa. Ok, dai, smettete di ridere. Anch’io mi sono sganasciata, non sapevo nemmeno che esistesse tutto un genere dedicato ai cowboy (dovreste vedere la mia faccia in questo momento…), però sta di fatto che esiste e Marin dichiara subito che lei scrive quel determinato genere. Saranno mica delle parole chiave? Provate a digitare su Google western, cowboy, romance, contemporary diversamente combinate. Tra i risultati Marin, autrice pubblicata, non c’è. Per il momento. Il sito è nato cinque minuti fa: diamole tempo. Io comunque come lettrice, digitando quelle parole chiave, scopro una serie di autori e le loro opere, e posso scegliere.
Durante la discussione della scorsa settimana qualcuno ha posto, giustamente, la questione di come scalare la SERP, che non è una biscia d’acqua con la coda mozza ma è la Search Engine Research Page. In soldoni: come diavolo ti trovano i tuoi lettori? Magari loro digitano anche le parole giuste nel motore di ricerca, ma tu finisci alla centosettantanovesima pagina dei risultati. Che è come non esistere, praticamente.
Però anche quando hai aperto il tuo blog nessuno sapeva che esistevi.
La risposta è in quello che ha fatto Marin, e come lei altri autori: creare un sito-vetrina che sia anche interattivo, estremamente focalizzato non su noi stessi come scrittori, non sullo scambio con altri scrittori, ma sui lettori.
Che sia maledettamente difficile lo sappiamo, però non abbiamo alternative. Da qualche parte dovremo pure iniziare, no? E allora: comincia da quello che hai, fai quello che puoi, usa ciò che hai. Tutti cominciano da niente.
Per quanto mi riguarda, ho cominciato col creare un luogo dove mi sento autorizzata a parlare di me e delle mie storie, e questo ha avuto un effetto estremamente positivo se non altro a livello psicologico: è come se avessi liberato una parte vitale di me stessa. Sono entusiasta del fatto che, in quel luogo, posso accogliere le mie lettrici come meritano ed interagire con loro.
Non fiondatevi a guardarlo, il sito è ancora a livello embrionale, conto di lavorarci seriamente quest’estate. Ma almeno ho cominciato.
Comincio da quello che ho, faccio quello che posso, uso ciò che ho. Mi do un po’ di tempo e poi vi racconto i risultati, così ci ragioniamo su insieme. Posso anticiparvi questo: nei pochi giorni di vita del nuovo sito ho visto arrivare sottoscrizioni ogni giorno, ad un ritmo più alto rispetto a quello di questo blog. Il che significa che o i miei articoli tecnici fanno schifo, o potrebbe essere la scelta corretta, o tutte e due le cose. Comunque sia, sembra un buon inizio.
E voi? Ci pensate, ai vostri lettori? Da dove pensate di cominciare?
Renato Mite dice
Per me hai fatto la scelta giusta, se i lettori cercano uno scrittore in rete e perché vogliono trovare informazioni sulle sue storie, stralci, retroscena, prossime uscite e quant’altro. Io ho strutturato il mio sito in base a quest’ottica sin dal principio e tutte le migliorie che apporto sono pensate per i lettori, e a breve ci sarà un’altra novità. Ciao, Renato.
Serena dice
Ciao carissimo, è bello risentirti 🙂
Devo tornare a farmi un giro dalle tue parti!
Grazia Gironella dice
Hai scelto il tuo modo di affrontare un problema che esiste, eccome! Come sai, io per ora non prendo in considerazione sdoppiamenti di blog (“striplamento”, vade retro!). Al momento non ho idea di quale possa essere il mio modo di rimediare al fatto che parlando di scrittura non si vendono libri. Vedremo! Intanto ti tengo d’occhio. Un abbraccio. 🙂
Serena dice
…ti dirò: sarà che a 40 gradi di temperatura è tutto più difficile, ma dopo avere passato ogni ritaglio di tempo dell’ultima settimana a smanettare sull’altro sito, mi sto chiedendo se ho fatto bene O.o Come si dice a milano… Sperem 🙂
Ricambio l’abbraccio 🙂 Bello sentirti.
Marco Amato dice
Buondì Serena,
Come ti ho già detto 😉 la scelta del secondo blog, nel tuo caso, è propriamente esatta. Condivido anch’io con l’opinione degli altri commentatori, che su questo non sei per nulla gessata. Ma se ritieni di non esprimerti per come vorresti, è giusto seguire la strada del secondo blog. Il rischio è di non riuscire a gestirli entrambi. Nel lungo periodo uno dei due andrà sacrificato, e credo che la vittima sacrificale, sarà questo 😉
Ma perché questa è la scelta esatta?
La risposta ce la dà Doc di Ritorno al Futuro III: “Marty, non stai pensando quadrimensionalmente.
Adoro questo film e adoro ogni tanto diventare lo scienziato pazzoide. Però è vero. Quando a volte mi concentro su di un progetto e scorgo dei limiti di ragionamento mi dico: Marco, non stai pensando quadrimensionalmente. Cosa significa in questo mio commento questa frase?
Significa che aprire un blog personale per farsi conoscere e vendere i libri è sostanzialmente inutile. Lo so che tutti affermano il contrario, ma io oltre a essere “scienziato pazzo” sono imprenditore e del web pure, e qualcosa del mio mestiere l’ho capita.
Un blog tecnico o non tecnico è utile per creare contatti, per portarsi avanti, senza dubbio. Ma la realtà, e non ci sono modi per ignorarla, è che questi tipi di blog possono ambire a bacini di utenza minimi. Guardiamoci intorno. Alcuni blog sono piccoli con decine di contatti, altri sono grandi, con centinaia, forse migliaia. Ma quanti degli iscritti a ciascun blog sono potenziali lettori? Pochi. Questo lo sa chi ha già pubblicato e possiede un blog. Il numero stimato del mio pochi va da qualche copia per i blog piccoli, a massimo 200/300 copie per i blog più grandi (e su questa cifra sono andato generoso).
E anche se il blog riuscisse a far vendere 200 copie (qualcuno potrebbe dire: mirabolante) io direi che non è sufficiente a creare la massa critica della forma madre di qualsiasi marketing: il passa parola. Pubblichiamo il libro, i lettori ne vengono a conoscenza, lo comprano entro due settimane, creano il picco di vendite e poi la bolla si sgonfia. Il passa parola non procede. E come scrittori non ci affermiamo. Amen, si speri nel prossimo.
Cioè impegnarsi in anni di blogging per affermarsi come scrittore non è efficace. Aiuta, certo, non si mette in dubbio, ma francamente quando si pubblica un libro se l’obiettivo è vendere 200 copie esistono strumenti di marketing più idonei. Fai campagne sponsorizzate sui veri lettori e amen, in due mesetti hai venduto le 200 copie e sei contento uguale.
Un blog, questo tipo di blog deve essere aperto non per vendere, ma per passione, per il desiderio di comunicare. A meno che… Non si cominci a pensare QUADRIMENSIONALMENTE.
E cioè il blog diventi qualcosa di più, una piattaforma dell’autore. La casa dove poter accogliere i veri lettori. E tu, Serena, questa strada sai molto bene cosa significa, visto che ce lo insegni.
Riflettiamo su di un punto. Il vero lettore non segue lo scrittore, ma lo legge. Compra il libro, lo legge, una volta concluso è entusiasta della storia, è attratto dalla voglia di saperne di più e fa una rapida ricerca sull’autore, si sazia (o al massimo resta deluso perché la quasi totalità degli scrittori non ha un luogo (io la chiamo una casa internet) decente nel quale accoglierlo) e poi… E poi il lettore compra un altro libro, lo legge, lo conclude e poi… ne compra un altro. Basti pensare a se stessi. Di quanti libri ho letto e leggo, se dovessi seguire i blog di tutti gli scrittori… hai voglia!
E poi guardiamoci allo specchio. Non siamo né Baricco, né King. Siamo al massimo aspiranti, esordienti o scrittori pubblicati senza grido. Vogliamo che sia il blog tecnico o meno a concederci migliaia di lettori?
Quindi nel pensiero quadrimensionale, il blog non tecnico (o il sito: che è la forma che io gradisco), deve essere attrezzato e strutturato per accogliere i veri lettori, tentare di fidelizzarli facendoli diventare lettori del blog, ma soprattutto occorre che il blog funga da piattaforma, da ecosistema, per il lettore che passa di sfuggita dopo aver letto il libro (o prima se ha sentito parlare del romanzo) conservi delle tracce di noi. Si iscriva alla newsletter, si coinvolga per altri nostri romanzi già scritti (e sul coinvolgimento sui romanzi precedenti ci sarebbe da scrivere un papello ;)) partecipi ai nostri social. Ma soprattutto nel pensare quadrimensionalmente, occorre che il lettore sul nostro sito/blog abbia gli strumenti e le opportunità per avviare un passaparola con i suoi amici fisici e virtuali nei collegamenti social. Come si ottiene questo? Beh, siamo ai vertici del marketing. Non esistono guru e leggi scritte in tal senso. L’unica risposta è avere ben chiaro l’obiettivo, provare, sperimentare.
Questo per sintetizzare troppo. Ma visto che non mi stoppi tu, mi stoppo da solo. 😀
sandra dice
Ahhhh. Anch’io adoro Ritorno al futuro! Uno dei pochissimi film con il 2 migliore dell’1!
Sono d’accordo col tuo commento, Marco. Un blog ben fatto per un autore può essere uno strumento utile, ma non ribalterà la carriera dell’autore. bacis
Marco Amato dice
Eh la trilogia di Ritorno al Futuro è fantastica. Come Indiana Jones o Guerre Stellare. L’Isola del Tesoro o Sandokan. Favole per guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Dai caliamo gli occhiali: “Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di… strade!”
Il che sarebbe anche una bella parafrasi su quando si pubblica un libro. 😉
Serena dice
Come dicevo a Marco: il blog da solo non ribalta il mondo, ma è l’epicentro di tutto. Parlando di un autore emergente, ovviamente. Io dico solo questo: quando sei a zero e non sai da dove cominciare, il blog rappresenta la concretezza, la casa online, l’alternativa più sensata. Ormai non avere una casa nel web è come non esistere.
Marco amato dice
“Ormai non avere una casa sul web significa non esistere.”
Infatti io non esisto proprio…
Serena dice
Naaaaaaahhh, tu esisti e si vede! Rientri in un caso particolare: sei un homeless per scelta in attesa di costruirsi casa. Nel frattempo, ti fai ospitare qua e là da amici e parenti XD
Marco amato dice
Che delusione… E io che pensavo d’essere un punto concentrato di materia in attesa dell’immane bing bang per creare il mio universo. E va beh, mi accontento dell’homeless… Però fra Goldrake e Capitan Harlock da bambino seguivo con interesse quel romanzone di Candy Candy. Mi prendo lo zio Albert, quello sì che era un homeless ganzo XD
Serena dice
Miseria, lo zio Albert non me lo ricordo! Goldrake e Capitan Harlock però sì. Actarus e il capitano sono stati i miei primi fidanzati 😛
animadicarta dice
Chiamiamolo “Il Viandante”, dai 🙂
Marco Amato dice
Viandante mi piace… Che care queste donne scrittrici, azzeccano i termini giusti… 😉
Se qualcun altra ne volesse approfittare si faccia pure avanti 😀
Invece sapete che vi dico… Che mi avete convinto. Apro la mia piattaforma. Ma non sarà un blog, né un sito autore. Ho in mente qualcosa di diverso.
E se qualcuna dama si volesse candidare come madrina per darmi una mano, sarebbe ben gradita. 🙂
Serena dice
Grampasso! Abbiamo il nostro Ramingo :D. Per il resto, ti scrivo in pvt quando sono più sveglia.
Serena dice
Ecco qua un’altra risposta da sette camicie e mezza (di sudore) 😛
Prima di tutto: Nooooooooooooooo!!! Io non voglio lasciare questo blog, questo è il mio diario di viaggio! Tutte le cose che scrivo qui le studio e le sperimento su me stessa, è la testimonianza di un periodo importante della mia vita e io non ho nessuna intenzione di mollarlo! Ho dato quest’impressione? No, dai! Questa è la mia casa online, la base di “lancio” di tutto: ha il mio nome e cognome. Qui parlo della mia passione principale. Non ci penso neanche a lasciar perdere.
Quanto a tutto il discorso che fai sull’impatto di un blog, siamo d’accordissimo che il blog da solo non basta: io lo vedo un po’ come l’epicentro di tutto, quello da cui parte l’onda d’urto. È chiaro che il blog da solo non è sufficiente, ma l’importanza del blog non la vedi dal numero di sottoscrittori quanto piuttosto dalla loro qualità. Cento persone follemente innamorate dei tuoi libri, che vanno in rete a condividere, segnalare, che ti recensiscono, che ti difendono se qualcuno che ti attacca, che parlano di te e del tuo libro ad amici, parenti e magari gruppi, forum… che impatto hanno? Non contano le vendite dirette, no. La lista email converte meglio di tutto il resto, ma la lealtà di un gruppo di “fedelissimi” va ben oltre le vendite. E su questo siamo d’accordo.
E sono super-d’accordo anche, ovviamente, sulla necessità di comunicare sul serio, in modo non finalizzato ma per pura passione. Se non hai rispetto per i tuoi lettori, se non gli vuoi bene in qualche modo, li perdi. Sandra è una grande lezione in positivo di questa cosa. E io so che realizzarlo è possibile, perché l’ho provato. È esattamente la cosa di cui vado in cerca di nuovo, adesso che sto per dare in pasto al mondo una storia tutta mia. Voglio quel tipo di scambio, e sono pronta a giurare su qualcosa di caro che quello per me è più importante delle vendite. Poi non mi farebbe schifo avere un po’ di successo anche di botteghino, ma per me non è quella la parte più bella dello scrivere.
…e lo so che c’è un’altra cosa a cui devo rispondere, ma visto il PAPELLO 😛 e i neuroni imburrati mi sa che dovrò farlo nel weekend!
Marco amato dice
Ahah no ma chiudere questo era solo ipotetico. Lunga vita al blog.
Sul papello papello ignoralo. Sono solo ciance atemporali. 😉
Serena dice
Intanto posso ringraziarvi tutti? Poi torno presto con le risposte ai commenti, adesso non ce la faccio perché tra stanchezza e sonno ho i neuroni in pappa.
Buonanotte e grazie di cuore :* ancora e ancora.
Alessia Savi dice
Come la penso lo sai, e mi unisco a Daniele su alcuni temi (no, non rispondo alla provocazione: lo giuro! =P). Come ti avevo già detto, due blog per me non possono funzionare. In primis, gestire un blog (UNO) e bene, è un’impresa. Gestirne due, con la stessa attenzione, quasi impossibile, devo ammetterlo. Parlo per esperienza personale. Uno dei due prende il sopravvento sull’altro (e perdi interesse), il tempo a disposizione diminuisce sempre di più e per non tradire le aspettative dei lettori, finisci con lo scrivere solo articoli per il blog e niente narrativa. Spero non sia così anche per te, in caso contrario sarà il cuore a dirti a cosa sarà più facile rinunciare.
Due blog per due target differenti: perché?
Perché gli autori dovrebbero leggere anche il tuo blog di tecnica? Apro parentesi: di blog di how to ne esistono a decine, di ogni genere e salsa. Io ADORO i tuoi articoli, per altro, ma ti faccio la stessa domanda che venne fatta a me: apportano davvero valore aggiunto in rete, o restano articoli che si potrebbero leggere anche altrove? Se la risposta è “Sì” allora hai energie da investire e riutilizzare in qualcosa che sia più costruttivo.
La formula che è ho scelto per me (c’è voluto quasi un anno per capirlo) è stata una commistione di tre fattori: parlare di scrittura attraverso la lettura (in questo modo apporto riflessioni che possono essere alla portata di lettori e scrittori); racconti ed estratti dei miei lavori e articoli di “lifestyle”, se si possono definire a questo modo. Questo perché per far sapere chi sei, cosa fai, perché scrivi certe cose e non altre, devi farti conoscere e dire quello che pensi. Puoi farlo non per massimi sistemi, ma puoi raccontare anche il quotidiano. La cronaca di un viaggio, qualcosa che ti ha colpito di un film e che vorresti riutilizzare o una tematica da approfondire… perché non scriverne? Io sono ossessionata dalla storia: per me, scrivere e romanzare un po’ fatti di cronaca che diventeranno storici, è normale. E’ catartico, quasi, mi prudono proprio le mani. Come quando la Cristoforetti è salpata per lo spazio. Da uno scrittore ci si aspetta che attinga alla realtà che lo circonda. E poi mi sono chiesta perché i blog di lifestyle hanno successo. Ce l’hanno perché alla gente piace evadere anche con la lettura di un blog, cercare qualcosa di scritto bene e che possa lasciare loro qualcosa. Travel blog, blog di lifestyle… perché non capire cosa piace di altri ambiti e farlo proprio?
Il limite grande degli autori è che VOGLIONO circondarsi solo di altri autori.
Perché non ampliare gli orizzonti e focalizzarsi sulla narrazione nel suo senso più ampio, anziché alla mera scrittura?
Se non punti a insegnare, a essere un punto di riferimento… chissenefrega degli altri autori? (mi ci metto in mezzo, è vero, ma a conti fatti perché volersi far leggere SOLO da altri che scrivono? Per confronto?)
Questo è quello che, per me, deve essere un blog da scrittore. Non è una formula collaudata, non è magica e probabilmente non funzionerà. Però a misura di lettore. Di QUALSIASI lettore, anche quello occasionale che si fa una surfata sul web e ha dieci minuti da perdere dietro qualcosa che hai da dire.
Come Sam, invece, i complimenti per la presentazione: mi hai stregata, lo sai?
E il blog non è ingessato: anzi, trovo tu racconti benissimo e in modo divertente l’aspetto più tosto dello scrivere!
Serena dice
Ciao tesoro <3 Sai qual è la cosa che mi terrorizza, tra tutti i “contro” che mi hai segnalato? La questione del tempo. Il rischio di trovarmi a scrivere solo articoli per il blog e non più narrativa. Ho ancora qualche speranza di riuscire a fare entrambe le cose perché, come dicevo a qualcuno più sotto, scrivo con una certa facilità. E in questo periodo ho perso parecchio tempo per lavorare sull’aspetto tecnico dei blog, ma una volta avviati quel tipo di impatto dovrebbe ridursi. Poi, mi succede sempre più spesso di avere idee in momenti a caso della mia giornata e segnare, per esempio, le prime due frasi di un articolo, per poi svilupparlo in seguito. Insomma, per adesso non ho la certezza né di farcela, né di non farcela. Lo saprò dopo un po’ di sperimentazione. Vedremo che succederà.
Su tutte le altre considerazioni, non posso che essere d’accordo Soprattutto sulla necessità di non rinchiudersi in un serraglio di autori.
Su ciò a cui punto… te lo racconto una sera in una delle nostre chiacchierate 😉
Alessia Savi dice
Allora, precisiamo: da lettrice ti seguirei comunque. Da scrittrice ti seguo perché approfondisci un sacco le tematiche con studi sul mercato straniero, gli articoli evergreen sono pochi e se sono cose che so già… o leggo comunque, o attendo il post successivo.
Ma come vedi: i lettori restano.
Sai quante idee avevo racimolato per il mio vecchio blog di web design? Decine. Stanno ancora aspettando di essere pubblicate e messe sottoforma di articolo (cioè MAI). Lavoro fuori casa tutto il giorno, come te, e so cosa significa uscire e starsene ad organizzare un blog. Significa cercare le fonti, scrivere l’articolo, rispondere ai commenti. Il posto per la narrativa si riduce. Moltiplica quello che fai per il blog che hai ora x2, poi sottrai -1 (al tempo libero, ovviamente) e troverai quanto tempo avrai per scrivere narrativa. E’ tanto? E’ poco? Personalmente non scrivevo più. Ho finito il mio romanzo in quindici giorni di ferie, scrivendo dieci capitoli in quindici giorni. E lì ho capito che non me ne fregava nulla e che scrivere veniva prima di tutto.
Serena dice
Argh, hai ragione, lo so che hai ragione. Sul tempo e sulle priorità. Però ti dico questo: io vorrei essere letta. Va bene scrivere, ma se non mi legge nessuno non mi va bene. I blog valgono il sacrificio di un po’ di tempo per la scrittura, perché mi danno almeno la speranza di essere letta. Guarda, l’uscita di Cristallo era prevista per il 15 settembre, ma slitterà, questo è garantito. E la cosa non mi crea problemi. Su questo ho già previsto di scrivere un post che pubblicherò a settembre.
Marco Freccero dice
Be’, in bocca al lupo per il tuo nuovo blog, al quale mi sono già iscritto. Anche se ho la mia idea e tu sai bene qual è 🙂
Serena dice
Lo so sì, qual è la tua idea… Mi hai quasi mandato dallo psicanalista 😛 Per chi non avesse letto il nostro scambio: Marco ed io abbiamo parlato del secondo blog qui e ho riflettuto molto soprattutto su una delle cose che mi ha detto, e cioè che non accetto una parte della mia scrittura. Conclusione: ha ragione. Dovrò scriverci su un post, prima o poi. Però resto della mia idea sull’omogeneità dell’utenza. Boh, vedremo.
Grazie, Marco, speriamo in bene.
Alessia Savi dice
Io ho letto tutto quello che ti ha detto Marco, e ha ragione su tutto. Non so se sulla parte della non accettazione della tua scrittura, quello puoi saperlo solo tu, ma in termini di tempo e lettori. Iniziare ad alternare i contenuti è un’idea, e non è che la gente dica “Cavoli no, non la leggo più”. Al massimo aspetteranno il prossimo post!
Serena dice
Tu lo sai che c’è una parte della mia scrittura che, in un certo senso, non “accetto”… altrimenti l’avrei già spiattellata ai quattro venti! Prima o poi lo farò, credo, ma non ancora. Non mi sento pronta 🙂
Alternare i contenuti ad uno stesso gruppo di lettori continua a non sembrarmi una buona idea. Così a istinto. E quel link che mi hai messo su FB dice che devo fidarmi dell’istinto, quindi… 😛
Notte e bacio!
Sam.B dice
A me, onestamente, non sembri affatto troppo tecnica – ma io ho una conoscenza, seppure di base, degli argomenti che tratti, perciò non so: immagino che per altri surfisti la cosa possa essere diversa. Io so solo che passo a leggerti e mi vengono gli occhi a stellina.
Il tuo nuovo blog mi incuriosisce (e, infatti, mi sono fiondata a leggerlo e… Santi Numi Ignudi! Hai scritto una presentazione fantastica: prendo appunti). E dal momento che risponde a una tua esigenza, ottima decisione! Entrambi i blog “serenici” hanno identità definite: magari finiranno col darsi una mano a vicenda. In ogni caso, alla fin fine, conta che tu ti senta a casa sia qui che lì.
Unica cosa… la paura di disturbare chi ti legge qui con le tue storie non la capisco ^^;
Quanto a me, sto cercando di realizzare un blog che sia per lettori, ma senza tagliare del tutto i post più tecnici. Non ho ancora trovato l’equilibrio che mi faccia sentire a mio agio, ma ci sto lavorando. Di sicuro so che mi sono scocciata definitivamente di scrivere di scrittura. E poi, come ha detto Michele, c’è già chi lo fa – e molto meglio di me.
Serena dice
Ciao bella :* Sto cominciando a pensare che forse pecco per eccesso di paturnie. Forse disturbo meno di quello che penso? Guarda, so che quando si ragiona sul proprio brand un esercizio utile è quello di intervistare le proprie conoscenze, per esempio chiedendo di descriverci in tre parole o aggettivi. Io, appunto, lo sapevo ma non ho avuto il coraggio né il tempo per farlo, e forse – dico “forse” – sarebbe emersa una percezione diversa da quella che io ho di me stessa. Però, come ho già detto più volte: magari la mia narrativa a te non darebbe fastidio, magari ti piacerebbe pure, ma ad altri che sono qui… non ne sono certa. Allora, metti che io decida di pubblicare più spesso su questo blog e anche sull’altro, e magari unissi la lista del laboratorio di scrittura: che faccio, riempio le caselle email della gente di roba che magari gli interessa solo per un terzo? No, preferisco muovermi nella tranquillità che chi mi segue mi ama 😛 . Come dici anche tu, bisogna sentirsi a proprio agio.
Quanto a tutte le cose carine che mi hai detto, ora vado a cercare lo straccio per asciugare per terra, perché mi sono sciolta in una pozzetta di cuoricini *_*
Cristina dice
Sinceramente io condivido appieno la tua scelta e soprattutto le tue motivazioni…
è vero che moltissimi scrittori nei loro blog parlano molto di scrittura creativa, promozione editoriale e molti altri argomenti che interessano soprattutto altri scrittori, piuttosto che i lettori: forse per loro funziona, ma in effetti io credo fermamente che sia meglio creare un prodotto pensato per un certo tipo di pubblico, invece di unire in uno stesso luogo argomenti diversi che interessano utenze lontane tra loro.
Io stessa ho creato un blog che è principalmente indirizzato agli scrittori, e per mio interesse personale ho aggiunto una sezione di recensioni, che è invece un argomento di interesse principale per i lettori: ora infatti sto seriamente considerando di aprire un altro blog “per lettori”, dove parlare liberamente della mia scrittura e dove spostare anche il “reparto” recensioni.
Ora che ho letto che anche tu la pensi allo stesso modo, probabilmente lo farò davvero!
Serena dice
Oooohh finalmente qualcuno che non mi cazzuola e la pensa come me! Allora dai, Cristina, così poi ci confrontiamo sui risultati.
Genesis anche tu, mi pare 😀 però i box di sottoscrizione non funzionano! Il primo in alto a destra della sidebar mi dà il 404, quello di Bloglovin’ non l’ho guardato, quelli di Sumo mi danno di nuovo il 404. Così io, tua potenziale fedele lettrice, non sono riuscita ad iscrivermi 😛
(a parte ciò, benvenuta nel blog e un bacione! 😀
Michele Scarparo dice
Io ho fatto la scelta opposta: ho smesso di pubblicare post “tecnici”. Che poi erano già pochi, e in rete c’è un sacco di gente che ne sa più di me.
Io pubblico solo storie, aggratis.
Mi servirà per avere una base di lettori? Non credo.
Pubblicando storie come sconosciuti non si ferma quasi nessuno, a leggere, anche se Google sembra molto generoso con me. In due anni si è fatto un piccolo zoccolo duro, ma non c’è altro. Però è una bella palestra, quello sì. È divertente e si imparano un sacco di cose: tutte quelle che mi auguro domani possano aiutarmi a pubblicare davvero 🙂
Serena dice
Credo che il tuo piccolo zoccolo duro ti aiuterà, il giorno in cui pubblicherai
E fammi un favore: inserisci il modulo di Mailchimp 😛
animadicarta dice
Prima di tutto grazie per aver citato il mio commento 🙂
Capisco fino in fondo in tuo entusiasmo di avere un luogo dove sentirti libera di parlare di ciò che scrivi e avere uno scambio diretto con chi ti legge. Un entusiasmo così contagioso che mi fai venire la voglia di correre ad aprire un nuovo blog… Mi frena però l’idea (la speranza) che ancora coltivo di avere un posto unico che riunisca sia la “me” che scrive e vuole confrontarsi con gli altri che scrivono, sia la “me” che scrive e vuole confrontarsi con chi legge.
Credo che il blog di Sandra incarni in pieno questo concetto, anche se probabilmente è un esempio unico perché Sandra è Sandra 😀
Per quanto mi riguarda, poi, l’esigenza di avere un posto unico è anche motivata dal concentrare le energie, perché due blog (per te poi è il terzo, quindi immagino…) raddoppiano il lavoro e il tempo da dedicarvi.
E infine mi affiora un’altra riflessione: davvero è impossibile che chi ci segue perché ama la scrittura si interessi anche a ciò che scriviamo?
sandra dice
Ma dai mi commuovi, fai felice e dai una botta alla mia (scarsa) autostima in un solo colpo! 😀 😀 😀 grazie!
Serena dice
Sono troppo d’accordo che Sandra è Sandra 😀 Ma non sono d’accordo sul fatto che sia un esempio unico. Ognuno di noi può fare qualcosa di simile a modo suo, puntando sulle caratteristiche che lo rendono inconfondibile, trovandole se non ci sono, e valorizzando ciò che distingue le storie, i temi predominanti, il genere (se c’è). E credo sia fondamentale l’autenticità, l’essere se stessi, il non recitare ma esprimere sempre ciò che si è.
Sulle energie sono d’accordo, ma contano anche le SINergie. Per fare un esempio, sul blog del laboratorio ho avuto delle sottoscrizioni questa settimana, e di là non ho pubblicato niente. Quando pubblico di là (poco, purtroppo) le visite arrivano anche qui.
Lo so che tre blog sono follia, ma io scrivo con una certa facilità.
…e dormo poco 😛
Sul fatto che agli altri scrittori non interessino i nostri racconti: ovvio, può capitare che ci adorino, perfino. La parola chiave è quella: può capitare. Per caso. Non deve essere così, noi non vogliamo che capiti per caso, vogliamo trovare i nostri lettori. Ed è un innegabile dato di fatto che non tutto piace a tutti.
Daniele dice
Non mi sembri affatto gessata, anzi, scrivi in modo “sbarazzino”.
Dominanza di temi: non può essere diversamente. Se apri un blog solo di racconti, come trovi lettori? Come lo fai conoscere se sei sconosciuta?
Scrivere solo per le donne ti taglia una bella fetta di pubblico. Ovvio che puoi scrivere quello che ti pare, non dico questo, ma è una scelta che non condivido. A me non va di scrivere solo per uomini, anche se ovviamente tendo a creare protagonisti maschili, ma è normale. Però una scelta come la tua è un po’ rischiosa, secondo me.
Serenawrites.com: perché l’inglese? 🙂
Ecco un’altra scelta che non condivido affatto. Tu scrivi in italiano per gli italiani. Perché non “serenascrive.it”?
WFWA: questa è una cosa che non capisco. Non esiste la MFWA, perché ne esiste una per le donne? Come l’associazione donne medico. Non c’è quella per uomini medici. Volete l’uguaglianza e siete le prime a prendere le distanze e a creare ghetti. Fine parentesi polemica 🙂
Marin Thomas: il sito non è per niente facilmente navigabile, a me appaiono due scroll e all’inizio non riuscivo a leggere il suo primo post.
Parliamo del genere Western Romance. La ricerca dà oltre 11 milioni di risultati. Dove va la Thomas con una manciata di pagine? Che cosa scriverà nel suo blog?
Io che sito/blog dovrei creare per promuovere ciò che scrivo? A me non interessa un solo genere (anche se preferisco il Fantastico, che non è il fantasy epico), quindi non posso focalizzare l’attenzione dei lettori su un genere preciso.
E non voglio aprire un ennesimo blog, non ci penso proprio.
Non dico che è sbagliato quello che dici, ma che mi rende molto perplesso. Tu dici che hai paura di disturbare i tuoi lettori con le tue storie. Allora segui il consiglio che hai dato a me (se sei stata tu a darmelo, non ricordo…): crea una doppia newsletter.
Serena dice
Mamma mia, questa risposta mi farà sudare sette camicie, più dell’asfalto bollente di Milano! Allora, partiamo dall’inizio:
Dominanza dei temi. Come dicevo, credo, anche nell’articolo, tutti noi partiamo dallo zero assoluto. Chi ti conosceva quando hai aperto il tuo primo blog? Nessuno nessuno? Sicuro? Forse non è vero che si parte da uno zero assoluto. Forse uno che scrive (narrativa o no) avrà già messo dei racconti in giro, o avrà un gruppo FB dove condivide delle passioni. Una cosa è certa: che se apro un blog dedicato ai miei racconti, chi mi segue mi seguirà per i miei racconti, non per altro. Poi si lavora per far crescere il blog che è come un altro blog, anche se un po’ più difficile. In questo spiegami tu che sei più bravo di me e più esperto.
Serenawrites. Perché un giorno tradurrò le mie storie in inglese. Alcune vorrei già scriverle in inglese, ti dico la verità. Il nome è quello perché non voglio dimenticarmi che l’Italia è piccola ma il mondo è grande. L’inglese mi dà qualche possibilità in più: considerando che gli autori di lingua inglese, anche self, si sbattono per farsi tradurre in italiano, forse ho molto più da guadagnarci io che scrivo in italiano a tradurre in inglese. Mi manca solo il tempo, se no avrei già cominciato.
WFWA. Ti rispondo con questo link: https://womensfictionwriters.wordpress.com/2015/06/20/i-write-for-women-now-please-get-over-it/ 😛 E poi non ci posso fare niente se io quando scrivo mi vedo davanti agli occhi una donna che legge. Mentre in tutta onestà non mi vedo per esempio TE che leggi una delle mie storie. Questo non mi impedisce di apprezzarti, essere in buoni rapporti con te e amare il tuo blog. Anzi, ricordati di cancellarti da serenawrites, quando sarà, che non voglio ammorbarti XD Ma per favore non cancellarti da qui!
Marin Thomas: come dicevo nell’articolo, il blog è nato la scorsa settimana, diamole tempo a questa poveretta. Secondo me l’unica vera cavolata è il box della raccolta email in un posto davvero infelice. Anche se poi rimane sempre in evidenza durante la navigazione del sito. La vetrina dei libri c’è e non è invadente o troppo preponderante. Per il resto, è carino e secondo me va benissimo per il suo target. E a me piace anche se non leggo robe sui cowboy XD
E tu. Prima di rispondere alla tua domanda, te ne faccio una io: chi è il tuo lettore ideale? Non dirmi “tutti”, che da uno con la tua esperienza non lo accetto. Sì che sono stata io a dirti di creare una doppia newsletter… SE PROPRIO non vuoi o non puoi creare un altro sito. Che poi: con il traffico che hai (sì, io sbircio il tuo ranking 😛 ) potrebbe anche non essere necessario avere un altro sito, basterebbe che la sezione narrativa fosse ben caratterizzata. Ma poi la SEO? Non verrebbe un pasticcio? È una domanda. Forse no, visto che si può ottimizzare per ogni singolo post.
Daniele dice
Quando ho aperto il mio primo blog, mi conosceva qualcuno perché frequentavo i newsgroup a quei tempi. Qualcuno però potrebbe partire dallo zero assoluto.
Ok, apri il tuo blog di racconti. Dici che poi ci lavori per farlo crescere. Ma come? Continuando a pubblicare racconti? Secondo me prendi solo una manciata di lettori.
Inglese: hai ragione, ma considera che due lingue non possono convivere in uno stesso spazio. Anche Google consiglia di separare le due lingue, seprararle con due domini diversi.
Non mi cancello da qui 🙂
Letto il post su WFWA, credo di aver capito e la cosa mi sta facendo riflettere, quindi come sempre risponderò con un post.
Thomas: no, la cavolata è il doppio scroll 🙂
Il western a me piace molto, ma il western romance “nun se po’ senti'” 😀
Veniamo a me. Non so chi sia il mio lettore ideale. Di narrativa, dici? Non ne ho proprio idea. Non mi sono mai posto questa domanda. Forse proverò a dare una risposta nel post che scriverò.
Non posso creare una doppia newsletter: come faccio a dividere quelli che si sono iscritti? Gli mando un messaggio? Già fatto in altre occasioni, ma sai bene che risponde – grasso che cola – il 20% appena.
Traffico: se usi qualche servizio per scoprirlo, credo che i numeri siano falsati in eccesso. Quale hai usato? Così ti dico se ci hanno preso.
Sezione narrativa ben caratterizzata? Cioè i racconti?
Serena dice
Quando ho aperto questo blog, partivo dallo zero totale. Assoluto. Cosmico. Però qualcuno a commentare è arrivato lo stesso 🙂 Un paio di persone che avevo informato dell’esistenza del blog, è vero, però anche una ragazza che non so proprio come mi abbia trovata XD e alla quale ancora adesso penso con grande simpatia. Anzi, Marianna, se passi di qui beccati un bacione :* Poi non ricordo come ho trovato te, e sai come è andata. Oltre al fatto di divorarmi i tuoi post, per un certo periodo sei stato anche il mio unico contatto con gli altri blogger, perché magari non riuscivo a seguire e commentare tutti, però li leggevo quando commentavano te. Insomma, da cosa nasce cosa. Io credo che se uno cominciasse da zero zero ma ZERO veramente, dovrebbe avere – lo so, mi ripeto – il blog come base e poi darsi da fare sul web, ma convogliando tutto sul sito. Social media, gruppi Facebook, forum di lettori che seguono quel genere. Con il blog (o sito, ovvio) e basta non si va da nessuna parte, ma allo stesso tempo il blog è fondamentale perché raccoglie tutto ciò che arriva da altri canali.
Se vuoi essere conosciuto come scrittore (o autore, o narratore, dillo come vuoi) credo che dovresti pubblicare racconti, sì, ma non solo. Una persona che mi conosce, lettrice forte, mi ha detto che nel blog le piacerebbe trovare due cose: racconti che le facessero venire voglia di leggere il libro completo, e la possibilità di interagire con l’autore, di conoscerlo meglio. Cominciando da zero comincerei così. Credo anche un’altra cosa, Daniele: che avere successo in questo modo non sia da tutti. Non c’è una ricetta che garantisca a tutti il successo con la semplice applicazione di un metodo. Qualcuno parla al cuore dei lettori (o a qualche altro organo, vabbè) e allora viene seguito. Il passaparola è un mezzo potente, virale e c’è chi dice che sia ancora il più importante strumento di marketing. Qualcun altro purtroppo scrive storie bruttine, e in questo caso non c’è sito che tenga. A meno che trovi qualche altro modo di farsi notare, ma io là non mi so spingere. Parto dal presupposto che le storie siano almeno decenti, e sappiamo che non sempre è così.
Sul sito bilingue ho letto qualcosa un po’ di tempo fa, ci sono vari modi di gestirlo e uno prevede anche che il sito sia uno solo, bisogna pasticciare un po’ con i link ma si può fare. Per ora però il problema non si pone, ho troppa carne al fuoco e se ne metto dell’altra rischio di bruciare tutto O_O
Lo spero tanto che non ti cancelli da qui ^^ Di là vedi tu, io di sicuro non voglio ammorbarti con le mie storie. Leggendo alcuni tuoi commenti in giro mi sono fatta l’idea che il mio genere non sia per te, ma non mi interessa, non ho la pretesa di piacere a tutti e ci mancherebbe pure 🙂
I post non vedo l’ora di leggerli 🙂
Per la doppia newsletter, con Mailchimp potresti usare il sistema dei gruppi. In pratica, aggiungi al modulo di iscrizione dei filtri. Chi si iscrive mette un segno di spunta in una casella piuttosto che un’altra, e così anche se la lista è unica gli iscritti risultano divisi in gruppi. Dopodiché tu puoi scegliere a quali gruppi spedire o non spedire una certa newsletter. Così a occhio, credo ci siano anche altri sistemi, ma tieni conto di due cose: 1) non li ho sperimentati direttamente 2) Io ho un sito WordPress, non so come sia per altri CMS. Comunque: credo non vi sia alcun problema a creare più liste e inserire il link per la registrazione non come modulo nella sidebar, ma per esempio in calce ad una pagina di presentazione o ai racconti che pubblichi. Se inserisci nei racconti il link di iscrizione ad una lista specifica, poi invierai la newsletter “da lettori” solo a quella lista. Non so se se mi sono spiegata. Comunque qui c’è il tutorial per la creazione dei Groups su Mailchimp 🙂
Traffico: niente di che, ho la toolbar Alexa e ogni tanto controllo i su e giù di un po’ di siti, così per farmi un’idea 😛
Caratterizzazione della sezione narrativa: se non ricordo male, si diceva (io dicevo, credo) che si può mantenere un solo sito se la sezione narrativa è ben caratterizzata. Secondo me – mio umile parere – nel tuo sito la sezione racconti si perde un po’. Ha la stessa grafica di tutto il resto e non ti valorizza come scrittore di narrativa, ma come uno che fa “anche” narrativa di tanto in tanto. Però dipende un po’ da cosa vuoi tu. Torniamo alla domanda che ti facevo: chi è il tuo lettore ideale? Anche la sezione racconti dovrebbe, credo, essere costruita pensando a lui.
…e adesso me ne vado a nanna 🙂 Notte!
Daniele dice
Si chiama successo proprio perché è qualcosa che non possono avere tutti, altrimenti si chiamerebbe normalità 🙂
Mailchimp: e tutti quelli che si sono già iscritti dove li metto? Ma resta il fatto che ho il limite di 12000 invii al mese, cioè email, quindi non posso più stare su Mailchimp a meno di spendere 30 euro al mese, che non voglio spendere.
Sezione narrativa: ha la stessa grafica perché è una categoria come le altre. Non saprei proprio come renderla diversa.
Cosa voglio io non lo so nemmeno io 🙂
Non so chi sia il mio lettore ideale, perché non amo scrivere solo di un genere letterario.
Serena dice
Ciao Daniele, scusa il ritardo della risposta. Lavorare e vivere a 40 gradi rende tutto più difficile, in questo periodo.
Volevo solo dirti cosa farei io su tutti i nominativi che hai già raccolto. Intanto non so dove siano fisicamente; comunque, tutti i sistemi danno (dovrebbero dare?) la possibilità di esportare la lista dei contatti in differenti formati, .csv, .xls, dipende. Comunque, io prenderei i contatti da dove sono ora e li importerei su Mailchimp. Se crei la lista dedicata alla narrativa, inseriscili anche in quella lista e manda una mail in cui li informi che sono stati inseriti, e che se i tuoi racconti non sono di loro interesse possono cancellarsi da lì in qualsiasi momento.
Quanto alla spesa, con Mailchimp non c’è solo la quota mensile, c’è anche la possibilità di pagare a consumo, ossia acquistare dei crediti e spenderli secondo necessità. Tieni conto che non è necessario né utile postare troppo frequentemente alla lista di lettori puri: la narrativa non la leggiamo per necessità ma per diletto e quando abbiamo tempo. Segui questo criterio e scrivi loro solo quando hai un racconto nuovo o qualcosa di davvero interessante da dire.
L’avevo intuito che non sai bene quello che vuoi 😛 Posso fare il tuo coach rompiballe per un minuto?
Definisci una lista di priorità per la tua scrittura: blog, narrativa, saggistica, how-to. Fai proprio una classifica. In base a quello poi si può decidere come muoversi… O anche decidere di lasciare le cose come stanno.
Però, a occhio, tu sei in possesso di una lista email che dovrebbe darti qualche soddisfazione, sia per fiction che per non-fiction. Non farne niente sarebbe un peccato.
Daniele dice
Ho installato il plugin Mailpoet, ma mi dà sempre errore quando importo la lista in formato csv come richiede.
I contatti sono già su Mailchimp, ma ho il limite mensile di invii che fra poco sarà raggiunto e qualche volta non invia perché dice che ho superato i 2000 invii giornalieri, ma è impossibile perché non ho 2000 iscritti…
Ti ho già detto nel primo commento che non funziona scrivere alla lista chiedendo qualcosa, perché al massimo risponde una bassa percentuale 🙂
Ho già provato in passato.
L’unica soluzione è tornare a Feedburner.
Riguardo alle priorità ci penso su 🙂
Serena dice
Io ci smanetto un po’ quest’estate e poi ti dico 🙂
Chiara (Appunti a Margine) dice
I miei lettori ancora non esistono. Sono un’emergente, che più emergente di così si muore. La mia esperienza è agli albori e, per il momento, Appunti a Margine soddisfa tutte le mie esigenze. In futuro si vedrà.
Non sono però d’accordo con il fatto che chi viene qui non sia interessato alle tue storie. Questo è il blog che ho conosciuto di link in link, ma non mi dispiacerebbe affatto leggere le tue opere di narrativa. Approvo quindi la tua decisione, e non vedo l’ora di farmi un giretto sul nuovo sito. In bocca al lupo per la tua nuova esperienza. 🙂
Serena dice
Ciao cara, intanto scusa se è un po’ che non mi faccio vedere da te. Sappi che ti leggo e che non commento solo per mancanza di tempo. Sono abbastanza alla frutta e se non arrivano le vacanze in fretta rischio di collassare.
Volevo dirti che tu sei perfettamente nei tempi per creare la tua famiglia di lettori, e il fatto che la pubblicazione del tuo romanzo sia ancora lontana è solo un vantaggio. Dovresti però pensare, come sai benissimo anche tu, a far conoscere anche la tua scrittura, sul tuo blog o su un altro. E il momento di farlo è ADESSO. Non è mai troppo presto. Potrebbe essere un buon obiettivo da porsi a partire da settembre, quando tutto ricomincerà.
Quanto ai miei lettori, qui… Io non dico che non possano essere interessati ANCHE alla mia narrativa, ma so per certo che ad alcuni non importa niente mentre ad altri non interessano i miei articoli. Non c’è niente di male in questo, ma lavorare in modo focalizzato su due utenze così diverse può essere complicato per me e fastidioso per loro. Poi se uno di voi, che scrivete per passione, amerà e leggerà anche le mie storie, chi più felice di me? E grazie per la promessa della visita, un po’ non vedo l’ora che tu legga, un po’ temo il tuo giudizio 😛
sandra dice
Penso sempre ai miei lettori, i miei lettori come autrice intendo. Da me credo ci sia una grossa commistione, tutto è molto poco tecnico, ma carico di affetto, di solito chi legge il blog ha letto i miei libri, non tutti è chiaro, ma molte vendite arrivano dal blog. Vedo da te in quello che racconti molto tecnicismo e sia chiaro non è una critica 😀 è tutto molto molto molto ben argomentato, trovo notizie di qualità, uno studio profondo dietro, non so se fosse necessario aprire un altro blog, ma è ok se l’hai ritenuto necessario, che sbattone però, eh. Scrivo più di getto, scrivo un post e ci infilo – mi riferisco a quello di ieri sera – credo una buona recensione a un libro, un po’ di emozioni, e un po’ di scemate nel mio stile. Dove arrivo arrivo, tutto sommato inseguo la genuinità e quella c’è. Un bacione
Serena dice
Ciao Sandra, bentornata dalle vacanze :*. Trovo che non sia casuale che tu abbia risposto per prima… Ti ricordi che già altrove, in tempi non sospetti, ti ho detto che si respira affetto nei commenti del tuo blog? Tu, a differenza di molti di noi, hai tante lettrici che vengono a commentare. E non ho nessuna difficoltà a credere che molte vendite vengano dal blog. Tu per istinto hai fatto proprio le cose giuste, e la tua autenticità paga, eccome se paga. Le tue lettrici sono legate sì ai tuoi libri, ma anche e soprattutto a te: questo significa che il tuo prossimo libro avrà già uno zoccolo duro di sostenitrici, e quello dopo ancora e magari pure di più. Esattamente quello di cui parlavo un paio di articoli fa. Per farla breve, io credo che tu tra noi sia quella che ha impostato le cose nel modo migliore, e i risultati si vedono. Tuttavia non credo che tu abbia ancora ottimizzato i risultati del tuo blog: credimi che ti può dare ancora di più. Il nome a dominio, un tema che ti permetta di fare po’ di SEO senza impazzire e il modulo per la raccolta degli indirizzi email sono le uniche cose che sistemerei. Se fossi il tuo elfo domestico me ne occuperei io una notte di nascosto 😛
sandra dice
Ah gli elfi domestici di potteriana memoria quanto li amo! :B magari ci mettiamo d’accordo dopo l ‘estate e mi sistemi la cosa, se ti va. Comunque grazie davvero per queste tue parole, fu mia sorella 5 anni fa all’uscita del mio primo romanzo a dirmi DEVI AVERE UN BLOG TE LO APRO IO! Io PANICO. Poi l’ho chiuso e aperto l’attuale ma la strada era spianata e sì, aveva ragionissimo. Bacione
Serena dice
Volentierissimo! 😀 Anche perché se mi metto a smanettare adesso, cotta come sono, rischio di fare solo disastri. Bravissima la sorellina… Un bacione a te e uno pure a lei :*