È il primo gennaio 2015. Primo. Gennaio. 2015. È arrivato il momento. Adesso posso, ed è perfetto.
Siedo in una casa silenziosa per fortunata coincidenza, davanti alla tastiera, e ho il permesso di me stessa. Apro il file di Scrivener. Ultimo salvataggio: 30 novembre 2014, ore 21.32. Un mese intero lontana.
Cerco di ricreare il percorso, leggo, connetto i puntini. La revisione di un testo è anche questo.
Varco la soglia.
Ecco Anna, mi viene subito incontro. La riconosco, ma mi rendo anche conto che in questo mese è cambiata. O forse sono solo io che la vedo meglio? Ma è sempre lei, solo più bella con le sue ferite, il piercing al naso, quel modo di inclinare la testa quando ti studia. Non ha mai smesso di parlarmi, anzi, sembrava che a causa del veto facesse di tutto per provocarmi: ha chiacchierato quasi ininterrottamente. Soprattutto quando non le potevo rispondere.
Dovrà accontentarsi di un’attenzione parziale, oggi. Non è il suo turno, devo occuparmi prima del suo mondo: ma anche questo, lo faccio per lei.
Non dovrei nemmeno essere qui a scrivere questo post, lei e la sua storia sono la mia priorità e hanno la precedenza anche sul blog. I minuti sono sempre troppo pochi. Ma come faccio a non condividere questa felicità?