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Serena Bianca De Matteis

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La prima regola della scrittura: scrivere, scrivere, scrivere

16 Marzo 2015 di Serena 27 commenti

Scrivere come Snoopy scrivere tutti i giorni
Giù la testa e picchia sui tasti

Questo post, apparso per la prima volta su Parole nel Cassetto, è la mia risposta estesa ad un bell’articolo di Lisa Agosti che potete leggere qui. Secondo me la prima regola della scrittura non è “rompi le regole”: mi trovo molto vicina alla posizione di Tenar, che dice

Io credo che la scrittura abbia regole frangibili, che possano, a volte debbano essere infrante. Questo non vuol dire che non ci siano delle regole. La narratologia studia la grammatica interna del narrare, che esiste. Per essere bravi scrittori va conosciuta e applicata. Gli scrittori bravissimi, poi, possono anche infrangere le regole, ma consapevolmente, sapendo cosa vanno a fare. Insomma, si può diventare cubisti, ma non ci si improvvisa e una buona accademia d’arte non ha mai fatto male a nessuno.

Non “aspirare” a scrivere

E poi, prima ancora di questo, per essere scrittori bisogna scrivere. Lapalissiano, no? Mica tanto. Io, per esempio, penso a me stessa come ad una scrittrice ma ultimamente, tra lavoro-figli-casa-famiglia-famigliaestesa-famigliafelina-impegniextra non riesco a buttare giù una riga che sia una. Per esempio, per scrivere questo articolo che ora pubblico con un click ci ho messo

tipo tre settimane, e in parte era già scritto. Un disastro. Invece bisogna scrivere, per essere scrittori. That’s it. Niente di più, niente di meno che questo. Scrivere anche poco, ma ogni giorno. E lasciamo stare gli aspiranti scrittori che, come disse già qualcuno, mi fanno pensare solo ai venditori del Folletto, poveri cari.

Ed ecco cosa ne dicono loro, gli scrittori. Trovate il perché e il percome qui, ma non cliccate subito, prima leggete sotto che è importante.

Neil Gaiman
1) Write.
(Scrivi.)

PD James
3) Don’t just plan to write – write. It is only by writing, not dreaming about it, that we develop our own style.
(Non programmarlo e basta – scrivi. È solo scrivendo, e non sognandoci su, che sviluppiamo uno stile nostro.)

Ian Rankin
2) Write lots.
(Scrivi un sacco.)

AL Kennedy
6) Write. No amount of self-inflicted misery, altered states, black pullovers or being publicly obnoxious will ever add up to your being a writer. Writers write. On you go.
(Scrivi. Non c’è sofferenza auto-inflitta, stati di ebbrezza, pullover neri o fare lo stronzo in pubblico che farà di te uno scrittore. Gli scrittori scrivono, vedi un po’ tu.)

Anne Enright
2) The way to write a book is to actually write a book. A pen is useful, typing is also good. Keep putting words on the page.
(Il modo di scrivere un libro effettivamente è scrivere. Una penna è utile ma anche battere su una tastiera va bene. Continua a mettere parole sulla pagina.)

Ma che cos’è, il Festival dell’Ovvietà? No. Ci sarà una ragione per la quale i signori qui sopra hanno sentito il bisogno d’inventarsi una regola del genere? Sì, direi di sì. E noi che amiamo questa regola, tanto da metterla prima di tutte le altre, siamo un po’ toccate? Probabile, ma questa è un’altra storia.

Gli scrittori scrivono.

La maggior parte lo fa ogni giorno: c’è chi procede ad oltranza e chi si impone un tot di parole o battute al giorno, c’è chi alterna periodi prolifici ad altri in cui fissa con occhi vacui il foglio bianco, ma tutti – tutti! – scrivono.
Lo fanno anche quando gli viene da vomitare solo all’idea e anche quando l’unica motivazione che li spinge è il tap tap impaziente del piede dell’editore.
Diamo per scontato che tu sia interessato a produrre un testo narrativo, ovviamente. Magari lo fai per hobby e ti viene da dire “chemmifrega, io scrivo quando c’ho voglia e basta”. Va benissimo. Dovresti però essere conscio del fatto che così scriverai meno e probabilmente peggio, e va benissimo anche questo, basta esserne consapevoli.
Diamo per scontato anche che tu cerchi di scrivere sempre meglio. Allora non hai scampo: devi scrivere tanto. La scrittura assomiglia tantissimo ad un muscolo e per avere dei muscoli bisogna fare esercizio.

Scrivere quando proprio non ti va

L’Ispirazione con la I maiuscola, quella che viene di notte con ali d’angelo a chinarsi su di te chino sul tuo Romanzo, sta alla scrittura più o meno come una cotta sta ad una vera storia d’amore: entrambe sopravvivono per i primi…dieci minuti, diciamo, da quando ti ci sei imbattuto. No, vabbè, nel caso dell’amore ci auguriamo con tutto il cuore che l’idillio duri un po’ di più! L’Ispirazione è volatile ed incostante – una certa mia amica, qui, l’ha definita donna di facili costumi – e cosa resta dopo che le ultime scintille della magia si sono dissolte nell’aria? Dopo viene la quotidianità del lavoro. Che è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pure farlo: e dovete farlo voi.
Il messaggio probabilmente si può leggere anche così: nella scrittura creativa c’è una forte componente di volontà, per quanto possa sembrare una contraddizione in termini. Leggiamo cosa ne dice

Sarah Waters:

3) Treat writing as a job. Be disciplined. Lots of writers get a bit OCD-ish about this. Graham Greene famously wrote 500 words a day. Jean Plaidy managed 5,000 before lunch, then spent the afternoon answering fan mail. My minimum is 1,000 words a day – which is sometimes easy to achieve, and is sometimes, frankly, like shitting a brick, but I will make myself stay at my desk until I’ve got there, because I know that by doing that I am inching the book forward. Those 1,000 words might well be rubbish – they often are. But then, it is always easier to return to rubbish words at a later date and make them better.

 (Tratta la scrittura come un lavoro. Sii disciplinato. Un sacco di scrittori diventano un po’ maniacali su questo. Graham Greene scriveva le sue 500 parole al giorno. Jean Plaidy riusciva a scriverne 5.000 prima di pranzo, poi passava il pomeriggio a rispondere alle mail dei fan. Il mio minimo è 1.000 al giorno – che qualche volta è un obiettivo facile e qualche volta, per dire la verità, è come cagare un mattone, ma io mi impongo di restare alla scrivania fino a quando ci sono arrivata, perché so che facendo così il mio libro va avanti. Quelle 1.000 parole possono anche essere schifezze – e molto spesso lo sono. Ma è comunque più facile riprendere una schifezza dopo un po’ di tempo e migliorarla.)

In conclusione: ancora qui sei? Apri il foglio di Word o prendi carta e penna o fai come credi, e scrivi. Anche oggi, sotto la pioggia di marzo.

(La fonte di tutte queste regole sta qui)
(Questo articolo fa parte di una serie. Le traduzioni di servizio erano e sono mie, nel bene e nel male 🙂  )

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Commenti

  1. poli72 dice

    18 Agosto 2015 alle 8:36

    Io da novello scribacchino mi rendo conto che la regola dello scrivere con costanza tutti i giorni e’sacrosanta.Allenare il muscolo grigio che sta nel cranio richiede esercizio quotidiano.Difficilissimo e duro all’inizio ,col tempo diventera’piu naturale .Non e’ molto diverso in questo da qualunque altra attivita’ umana , occorre lo studio e il duro apprendistato, poi a poco a poco si iniziano a padroneggiare gli strumenti e la tecnica.L’importante ,secondo me e’ l’ atteggiamento mentale positivo . Non stai buttando il tuo tempo ,e comunque andra’ sotto il profilo del successo ,impegnarsi nell’ arte dello scrivere migliora la persona sotto moltissimi aspetti.

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Agosto 2015 alle 12:15

      Ciao Poli, benvenuto nel blog 😀 Non posso che essere d’accordo con te al 100%. Anche se io purtroppo non sempre riesco a scrivere la mia quota. Quello che faccio, però, è dedicare tutti i giorni del tempo alla scrittura, in qualche modo. La mia pausa pranzo è sempre riservata, se non alla dose quotidiana di parole, ad attività che ci girano attorno (blog, editing, approfondimenti…)

      Rispondi
  2. Grazia Gironella dice

    18 Marzo 2015 alle 16:08

    Giusto: prima conoscere le cosiddette regole, poi infrangerle, se è opportuno e siamo in grado di farlo senza compromettere la storia. L’importante è che le regole non diventino un’ossessione o una scusa per mettere in ombra la regola numero uno, che è proprio l’oggetto del post. scrivere, non pensare di scrivere o progettare ciò che si scriverà. Lo vedo su di me: le cose che ho imparato non se ne vanno quando smetto di scrivere con regolarità, ma passando il tempo diventa sempre più difficile. C’è sempre qualcos’altro da fare, oppure è il giorno del post per il blog, e poi ci sarebbe bisogno di rivedere un attimo le idee, ma vorrei anche leggere un po’… Non è una congiura: mi sto solo perdendo. Se non sto attenta, mi allontano dalla scrittura, quella vera.

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 21:49

      Ciao Grazia, che piacere leggerti qui *_* Come hai ragione 🙁 La scrittura vera è terapeutica per l’anima e, credo, necessaria per il mestiere. Io non sono una professionista, ma nel mio piccolo percepisco la differenza tra i periodi in cui scrivo molto e quelli di poche o nessuna parola.
      Ce ne vorrebbe un po’ ogni giorno, di scrittura vera. Non pianificazione, non revisione, scrittura vera e basta. Che bella cosa che hai detto. Tradurre l’esistenza in parole, creare con i segni neri che si inseguono sul foglio. Il piacere puro. Mi manca tantissimo e al momento non me la posso concedere, mi sento troppo in colpa per via della revisione che langue.

      Rispondi
  3. Chiara (Appunti a Margine) dice

    18 Marzo 2015 alle 12:15

    Nelle ultime settimane mi sto impegnando a dedicarmi al romanzo almeno cinque giorni a settimana (escludo il lunedì e il giovedì, in cui scrivo per il blog). Se la stanchezza mi impedisce di vomitare pagine su pagine, posso anche occuparmi della progettazione (necessaria anche a stesura iniziata), l’importante è andare avanti. 🙂

    In ogni caso, il consiglio di questi signori può sembrare un’ovvietà ma non lo è. Noto infatti molti esordienti che mi chiedono “come fare per diventare scrittori”, mi domandano quali manuali leggere, quali blog seguire… ma se poi domando loro “cosa hai scritto finora?” mi sento rispondere “niente”.
    “E perché niente?”
    “Mah… perché boh… sai… non sono ancora bravo!”
    Ahhhhhhhhh…. e come pensi di diventarlo, tesoruccio mio? Sedendoti alla finestra a guardare i treni passare? 🙂

    Quanto all’ispirazione, pensa che per me ha più valore di un’idea ruminata a lungo. Sono una persona molto intuitiva. Se seguo “il richiamo” vado a segno, se inizio a dubitare troppo, invece, vado in paranoia! 🙂

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 21:30

      Ciao Chiara, che piacere, 😀 benvenuta!
      È da quando hai commentato che rimugino in particolare sulla tua ultima frase, sai? Perché penso che tu abbia ragione, che l’intuito sia fondamentale, e anche l’innamorarsi in qualche modo di un concetto, un personaggio o una scena. E allora come si concilia tutto questo con la pianificazione e la costanza? Con la necessità di fare ogni giorno un pezzo di lavoro? Non sono due opposti?
      Non lo so. Tu come procedi, esattamente?
      Io ho scritto una storia per me fondamentale in tre quarti d’ora, ed è rimasta quasi identica alla prima stesura, ho cambiato pochissime cose. Si trattava di un racconto, però.
      Con le storie più lunghe, anche se sono innamorata cotta dell’idea e so dove voglio arrivare, senza pianificazione non vado da nessuna parte.
      Magari hai già scritto un post sul tuo metodo? Se sì, mi lasci il link? 🙂

      Rispondi
      • Chiara (Appunti a Margine) dice

        19 Marzo 2015 alle 11:13

        Il mio metodo, a dire il vero, è ancora in evoluzione.

        Ne avevo parlato qui, in uno dei primi post pubblicati sul blog:
        http://appuntiamargine.blogspot.it/2014/06/gestione-della-trama-il-mio-modo-di.html

        In linea di massima, cerco di definire i punti chiave della trama, per avere delle linee guida, ma non faccio una pianificazione dettagliata di tutti i capitoli e le scene, perché mi sentirei inibita. Definisco A e B, ma come arrivare da un punto all’altro spesso è improvvisato o definito “al momento”. E non sempre è un bene, lo confesso, perché a volte tendo a scrivere troppo senza centrare il punto … Ma mi diverto tantissimo! 😉

        La costanza, forse, riguarda più il “come” scrivere, il “quando”. L’ispirazione riguarda il “cosa” … 🙂

        Rispondi
        • Serena dice

          21 Marzo 2015 alle 22:57

          Sono andata a leggere il tuo metodo e ti ho risposto di là! Però te lo dico anche qui: lo stratagemma delle schede mi piace da morire 😉

          Rispondi
  4. Lisa Agosti dice

    17 Marzo 2015 alle 16:50

    Che bella sorpresa 🙂 Grazie del link!
    Battere i tasti è facile, il problema per quanto mi riguarda è sedermi alla tastiera (ci sono sempre cento cose più urgenti da fare) e programmare, nel senso di dare un senso più completo e ordinato a quel che i personaggi diranno e faranno.
    Ti citerò nel secondo post sulla revisione, grazie ancora 🙂

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 21:14

      Ma non ringraziarmi *_* Grazie a te! Allora tu sei allergica alla pianificazione? Pensa che invece io, oltre che ritenerla necessaria, la trovo rassicurante.
      E poi, per dire, faccio molta più fatica a revisionare che a pianificare 🙁
      Come sta andando con gli step di Fiction University? Procedi? 😀

      Rispondi
  5. Sam.B dice

    16 Marzo 2015 alle 21:07

    [l mio minimo è 1.000 al giorno – che] qualche volta è un obiettivo facile e qualche volta, per dire la verità, è come cagare un mattone: questo riassume perfettamente il rapporto che ho avuto spesso con la scrittura 🙂 In effetti, potrei quotare tutto quello che dice Sarah Waters: è incredibile come mi ci ritrovi.
    Adesso sono circa quattro mesi che non scrivo una parola… e anche se penso alla me stessa del futuro *sempre e comunque* come a una scrittrice, in tutta onestà non riesco a sentirmi in colpa né a fustigarmi per il fatto che per il momento ho appeso la scrittura a un chiodo. So che prima o poi la tirerò di nuovo giù.
    In generale concordo con quanto affermano tutti gli scrittori che hai citato, con l’eccezione di PD James – del quale sottoscrivo solo questo: È solo scrivendo, e non sognandoci su, che sviluppiamo uno stile nostro. Molto vero. Sul non programmare, invece, dopo anni di scrittura di getto e fallimenti epici, posso dire con certezza di non trovarmi più d’accordo. Neanche un pochino ^^;
    E adesso vado a copiare su un post-it la citazione della Waters. Sono sicura che mi tornerà utile!

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 21:11

      Ciao Sam 😀 Sul mattone abbiamo già disquisito e siamo tutti d’accordo che il concetto è sublime XDDDD Invece credo che PD James intendesse dire “non limitarti a pianificare di scrivere, ma scrivi sul serio” e quindi, effettivamente, “passa dai sogni ai fatti”. Su quello si può essere d’accordo.
      Sul fatto che non scrivi da quattro mesi… Boh, ho la sensazione che tu sia molto serena su questa cosa, quindi direi che il problema non esiste. Il problema nasce in due casi, secondo me: 1) se hai una scadenza da rispettare 2) se il dibatterti tra scrivere e non scrivere ti fa stare male. Non mi sembra il tuo caso.
      Io un pochino male sto, dico la verità. La revisione procede a rilento. Il punto è che revisionare un mi pesa e quindi lo sforzo è maggiore; in mezz’ora, venticinque minuti, combino poco o niente. Appena sono riuscita ad “immergermi”, devo smettere. Mi servono almeno due ore consecutive per compiere dei progressi sostanziosi, e in questo periodo due ore vicine sono un miraggio.
      Dovrei riuscire a fare anche poco, ma tutti i giorni. E non ci riesco.

      Rispondi
  6. Renato Mite dice

    16 Marzo 2015 alle 14:25

    Io ho una massima: l’ovvietà è l’anima della saggezza.
    Secondo me che prima di ogni altra cosa lo scrittore scrive e deve scrivere è una necessità in quanto scrivere è l’essenza, tutto il resto ruota intorno a questa azione. Anche chi programma la storia in anticipo non può farlo se non scrivendo, appuntando poche frasi con le quali costruirà la sua storia. Puoi avere in mente o in scaletta la migliore storia possibile, ma solo scrivendo le darai forma.

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 20:57

      “Solo scrivendo le darai forma”. Bella 😀 Tu che combini in questo periodo? Perso in qualche revisione anche tu, o stai creando?

      Rispondi
      • Renato Mite dice

        19 Marzo 2015 alle 14:22

        In questo periodo sto creando. Sono alle fasi finali nella stesura del mio nuovo romanzo e con Scrivener (ringrazio ancora per avermelo fatto scoprire) ho messo giù l’idea di un nuovo racconto di fantascienza, ho già organizzato la trama con le sinossi dei singoli paragrafi e la mia spinta creativa non ne ha risentito 🙂 Però, devo ammetterlo, non pianificherò tutto ma lascerò sempre degli spazi di manovra per la creatività, sono convinto che la disciplina dello scrittore si possa applicare solo al quando scrivere, non al quanto, né al come… dopotutto c’è la revisione.

        Rispondi
        • Serena dice

          21 Marzo 2015 alle 23:46

          Allora sei nella fase bella! Buon lavoro 😉

          Rispondi
  7. Daniele dice

    16 Marzo 2015 alle 12:19

    Gli scrittori scrivono, è vero, e se vuoi scrivere, devi scrivere e basta. Quelle “regole” sono valide, ma fino a un certo punto. Non credo che quegli scrittori non pianifichino i loro romanzi, che scrivano e basta. Come fai a tenere sotto controllo la trama, altrimenti?

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 20:55

      Ma era più riferito alla costanza! E anche al fatto di non teorizzare e basta, ma di mettere le chiappe sulla sedia e scrivere. Certo che pianificano anche loro, dai 🙂

      Rispondi
  8. Salvatore dice

    16 Marzo 2015 alle 11:10

    Quel “qualcuno” – a proposito degli aspiranti… – ero io. 😛

    Condivido il punto di vista, con tutte le differenze del caso. Nel senso che anche essere eccessivamente rigorosi può non essere un bene. Non siamo mica soldatini. Io scrivo tutti i giorni, un po’ per il blog, un po’ per i condorsi (racconti soprattutto), un po’ per il romanzo. Ma se un giorno non mi va… va be’ mica mi fucilo. 😉

    Rispondi
    • Salvatore dice

      16 Marzo 2015 alle 11:10

      *concorsi

      Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 20:53

      Beato te! Io sono più… OCD, come diceva Sarah Waters. Maniacale. Bianco e nero. Se applico le regole con elasticità poi va a finire che non le applico per niente. E infatti, in questo periodo in cui cerco di essere elastica – anche perché non posso fare diversamente – va a finire che non combino un tubo 🙁

      Rispondi
  9. Kinsy dice

    16 Marzo 2015 alle 10:00

    In effetti l’unico modo di sapere se sai davvero scrivere è scrivere. Di solito prima di mettermi davanti al foglio bianco penso e ripenso alla storia e ai personaggi, ma solo scrivenfo mi rendo conto di quanto sono inadeguata, dei miei limiti e di quello che davvero manca alla mia tecnica per rendere comprensibile la vicenda che mi accingo a raccontare.

    Rispondi
    • Serena dice

      18 Marzo 2015 alle 20:50

      Ciao Kinsy, benvenuta! Cosa intendi dire con “penso e ripenso”? Fai pianificazione prima di inziare a scrivere?

      Rispondi
      • Kinsy dice

        20 Marzo 2015 alle 5:41

        Si, la mia è una specie di pianificazione, tutta mentale, ma prima di scrivere ho bene in testa la storia, i personaggi principali ed il finale. Poi capita che qualcosa non funzioni e allora, prima di ricominciare a scrivere mi prendo qualche giorno, diciamo di pausa, per riadattare mentalmente il mio progetto.

        Rispondi

Trackback

  1. Fare editing è tagliare: quarta regola della scrittura ha detto:
    28 Aprile 2017 alle 11:30

    […] trovate qui (che è l’Introduzione, si spiega da dove vengono tutte queste regole) e anche qui, qui e […]

    Rispondi
  2. Pianificare un romanzo, come e perché farlo ha detto:
    26 Aprile 2015 alle 22:35

    […] altri articoli della serie sulle regole della scrittura li trovate qui, qui e […]

    Rispondi
  3. Leggere molto per scrivere bene, seconda regola scrittura ha detto:
    27 Marzo 2015 alle 12:15

    […] delle regole proposte dagli scrittori del Guardian in questo bellissimo post, dopo la necessità di scrivere con regolarità emerge quella di leggere. Come […]

    Rispondi

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