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Serena Bianca De Matteis

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Che vergogna l'autopromozione: Gli autori e il marketing editoriale

16 Settembre 2015 di Serena 53 commenti

Un autore Indie che cerca di vendere i suoi libri
Un autore Indie che cerca di vendere i suoi libri?
Nei giorni scorsi un blogger che apprezzo e seguo regolarmente ha (finalmente!) pubblicato un libro sulla sua materia, il blogging. Il ragazzo è tutto tranne che uno spammer e sono sicura che il libro, conoscendo l’autore, sarà concreto e utile. Eppure, sapete cosa? Questo autore ha esordito, nel suo annuncio, con
le sue scuse.
Più o meno si scusava di pubblicare un post “promozionale” e, diceva ai  lettori, per questa volta potete sopportarlo. Un post in cui semplicemente annunciava di aver pubblicato un libro sulla materia che è il suo forte.
Non è mica l’unico, eh. Ne sento praticamente tutti i giorni, di cose del genere. Non mi va di parlare di me, del mio libro eccetera. Daniele, scusami ma l’esempio era troppo sugoso e recente per non utilizzarlo 😛 .

Pare che promuoversi sia il nuovo peccato capitale.

La cosa non mi stupisce più di tanto. Veniamo martellati fin da piccini con concetti come l’umiltà, ci insegnano a stare zitti e metterci in coda, gli ultimi saranno i primi eccetera eccetera. Ho due notizie per te, caro autore Indie e/o pubblicato tradizionalmente: vuoi prima la buona o prima la cattiva?
Cominciamo con la buona notizia: ego te absolvo, autore. Alzati e va’, e non ti dirò non peccare più: promuovere i tuoi libri non è un peccato. Anzi, sappi che fai bene, fai cosa buona e giusta e in più – e questa è la notizia cattiva – se non ti promuovi non ti troverà né leggerà nessuno.
Ma io ho la mia casa editrice che mi promuove!
Ahahahahahahahah! …Oddio, soffoco. Qualcuno ha un Kleenex? Ok, scusa, mi sono ripresa. Dicevamo?
Ah, sì. Che il problema, ai nostri giorni, non è – come continuo a leggere in giro – che
c’è in giro tanta merda dei self publishers, quindi il mio capolavoro scompare in mezzo a quelli e non lo trova nessuno.
Il problema, lo dice Mark Coker in questa intervista (ma lo sapevamo già) è ben diverso. E’ proprio il contrario. Il problema è che il mercato editoriale è invaso da testi di qualità sempre migliore a prezzi sempre più bassi. Aumentano anche da noi i testi che hanno già i requisiti minimi – chiamali minimi! – per giocare, l’editing professionale e la copertina almeno decente, e vanno sempre meglio in termini di performance commerciale. Perfino tra i romance, tra i quali ho visto i peggio orrori del self, il livello qualitativo si alza.
Quindi: la competizione esiste, è feroce e promuoversi in qualche modo è necessario. Perché se non lo fai tu, non lo fa nessuno.
Ma io ho la mia casa editrice che mi promuove!
Ancora? Sì, sì, va bene. Dopo ne parliamo. Anzi, ne parliamo in modo approfondito in uno dei prossimi articoli. Ti anticipo solo che domenica scorsa ho passato una mezz’oretta a chiacchierare con la mia libraia di riferimento. Ti racconterò.
Che si diceva?
Che dovresti promuoverti in qualche modo, se vuoi che qualcuno oltre alla mamma e a pochi intimi ti legga.
E potrebbero essere problemi, per te, soprattutto se rientri nella classica descrizione dello scrittore introverso. Quasi tutti coloro che passano lunghe ore a scrivere sono persone orientate più all’interno di sé che verso gli altri, e non ha caso hanno scelto, per esprimersi, il medium della scrittura. Andare a dire a una persona del genere che deve fare promozione è come tirargli/le un calcio sugli stinchi; nella migliore delle ipotesi si contorcerà nella sofferenza di abbozzare una scusa plausibile per tirarsi indietro. Nella peggiore ti guarderà sdegnato/a, perché tu sei una squallida sanguisuga attaccata al soldo e lui/lei invece no, è dedito all’Arte e basta.
La parola “marketing” se ne va in giro a braccetto con la parola “vendita”. Nei paesi anglosassoni quelle due parole assieme, nella testa degli scrittori, si associano automaticamente alla figura del venditore di auto usate. Qui da noi, forse, più all’agente immobiliare e all’assicuratore. Poveri, che c’entrano loro?

Eppure è necessario cambiare atteggiamento.

Se non lo si fa, nessuno ci leggerà, è molto semplice. Oppure ci leggeranno molte meno persone rispetto quelle a cui il nostro libro potrebbe piacere.

E può non interessarci nulla guadagnare dalla nostra scrittura, certo, ma essere letti credo interessi a tutti. Cerchiamo quindi di sostituire alle immagini viscide di cui sopra qualche visione positiva che ci aiuti ad affrontare questa bestia nera della promozione: esiste qualcosa che potremmo definire una promozione etica che dovrebbe essere accettabile anche al venditore/autore più negato che esista sulla faccia della terra.

La promozione etica, in sintesi, è questo: se hai una buona idea, scrivi un buon libro, inventi una cosa utile agli altri esseri umani, è tuo preciso dovere diffonderla, per il bene di tutti.

Una bella storia è una carezza per l’anima, nello stesso modo in cui lo sono una parola gentile, un buon consiglio, un complimento fatto al momento giusto. Una bella storia è una magia potentissima perché va a modificare le emozioni delle persone, e può cambiare il mondo. Se credete sinceramente di avere scritto una buona storia, dovreste farlo sapere a chi potrebbe essere interessato. Di queste persone, ne dovreste raggiungere il più possibile. O potreste perdere un’occasione di fare del bene. E anche aiutare qualcuno a dimenticare per un attimo i propri guai, o trasportarlo/la in un mondo dove il bene trionfa (per fare un esempio) è fare del bene.
Chi spamma il suo romanzo su Twitter 15 volte al giorno non agisce nell’ottica di servire altri esseri umani, perché se no sarebbe rispettoso. Una promozione rispettosa consiste nel far sapere del vostro lavoro a coloro cui potrebbe fare del bene; una promozione non rispettosa ha la sola ed unica finalità di riempire il portafoglio dell’autore, e la puzza si sente a chilometri e chilometri. Anche quando la finalità è nascosta bene; se siamo lettori attenti, ce ne accorgiamo.
Quindi l’esortazione è: smettete di chiedere scusa per una promozione fatta in modo etico. Se non ne fate, cominciate. Riflettete sulle vostre motivazioni.
Sto per cominciare una serie sul marketing o, più semplicemente, vorrei condividere con voi alcune cose interessanti che ho scoperto quest’estate. Stay tuned 🙂
Hugh Howey, tanto per cambiare
Un autore Indie tenta(va) di vendere i suoi libri. Poi li ha venduti.

Parliamo di come fate – o come NON fate – marketing, vi va?

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Archiviato in: Blog, Marketing, Per chi scrive, Self Publishing Etichettato con: Autore2.0, Marketing Editoriale

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Commenti

  1. Mauro Ronci dice

    21 Settembre 2015 a 21:19

    Ciao Serena, che peccato averti scoperto solo ora (tra l’altro dallo streaming dei commenti del blog di Daniele…che adoro).
    Mi occupo di Web Writing, quindi scrivo sul web per vendere, e il tuo post, certo, mi tocca da vicino.
    Sappi che l’umiltà di Daniele, la tua, quella di cui canti le lodi, ma allo stesso denunci il suo essere un fattore “bloccante”, ha origini nel pessimo livello della pubblicità sul web e off-line, che oggi spesso accostiamo al livello “spazzatura”.
    Annunci inutili ovunque, nei social, sui siti web e mai che siano di qualche interesse per il target o che dicano davvero la verità. Di conseguenza, tale percezione, porta tanti autori consapevoli ad avere timore nel fare autopromozione, come se ci dicono “scusate se rischio di confondermi con tanta spazzatura, ma credo che il messaggio che sto per darvi, oltre a consentirmi di guadagnare soldi, può essere utile anche a te”. La pubblicità etica di cui parlavi, l’unica che dovrebbe essere accettata dai consumatori e che invece si fa tanta fatica a fare.
    A presto.

    Rispondi
    • Serena dice

      21 Settembre 2015 a 21:54

      Ciao Mauro,
      grazie, e benvenuto ^^ Hai ragione, in questa circostanza non avevo pensato alla miriade di annunci che ci martellano ovunque abbiamo un account. Sono troppo abituata a ignorarli e sono un’affezionata utilizzatrice di adwcleaner XD.
      Grazie di essere passato di qua 🙂 ci leggiamo presto qui in giro!

      Rispondi
  2. Lisa Agosti dice

    17 Settembre 2015 a 19:43

    Non voglio dire che tipo di autopromozione farei, perché nel momento in cui ci si trova sono certa che si finisce per fare diversamente da come si era sempre pensato.
    Lo stesso credo per l’editoria a pagamento. Adesso potrei dirti che mai e poi mai pagherei per essere pubblicata, ma magari tra quindici anni, presa dalla disperazione, lo farò, chissà.
    Sicuramente preferisco un autore che si scusa per l’autopromozione a uno che te la sbatte in faccia come se ti facesse un favore a venderti il suo libro, manco fosse Dio che passa le tavole della legge a Mosé. ;D

    Rispondi
    • Ryo dice

      18 Settembre 2015 a 9:28

      Anche Dio ha pubblicato i X comandamenti in self, questo dovrebbe andare a favore degli autori ìndie 😀

      Rispondi
      • Serena dice

        18 Settembre 2015 a 12:34

        Eh, no! Li ha fatti pubblicare da Mosè. Senza editing e in edizione Premium :PPP

        Rispondi
        • Ryo dice

          18 Settembre 2015 a 12:43

          Hai ragione. Avevo visto Mosè sempre come un promoter, quando in effetti era l’editore stesso 😀 (chissà che percentuale sulle vendite si becca il signor Dio)!

          Rispondi
    • Serena dice

      18 Settembre 2015 a 12:47

      ‘sta cosa che non escludi l’EAP, magari in preda alla disperazione, me l’hai già detta e non la capisco, però. Non è che se paghi ti pubblicano veramente. Con un EAP, al massimo strapaghi delle copie del tuo libro che poi ti devi vendere tu, perché loro fanno solo finta di distribuire e promuovere. Se davvero, pagando, uno si trovasse un libro cartaceo, editato a dovere, con una copertina professionale, in tutte le librerie nazionali, supportato da un buon piano marketing, presente negli store online con tutto quanto serve, cavolo sì che pagherei anch’io XD Ma l’EAP vende un sacco di balle. E’ una truffa. Allora, davvero, meglio fare da sé senza intermediari inutili che gonfiano i prezzi, e fare autopubblicazione.
      Quanto all’autore che si scusa, lo preferisco anch’io, ovviamente 🙂 Il punto è che vorrei evitare, a un ipotetico autore, il disagio di sentirsi il Danny de Vito della situazione, se solo osa proporre con semplicità il proprio libro. A qualcuno capita, e secondo me non è il caso, tutto lì. 🙂

      Rispondi
      • Lisa Agosti dice

        18 Settembre 2015 a 18:59

        Grazie delle risate che mi avete regalato con la storia di Mosè Editing & Co.
        Quando dico che presa dalla disperazione pagherei per essere pubblicata penso alla mia famiglia e amici, che, non sapendo la differenza tra una buona casa editrice e una fregatura, penserebbero solo che ce l’ho fatta a realizzare il mio sogno.
        Se mi avranno supportato per quindici anni, mi sentirò quasi in dovere di mostrare qualcosa di meno astratto di un “ho inviato il manoscritto ma nessuno l’ha manco sfogliato”…

        Rispondi
        • Andrea Cabassi dice

          21 Ottobre 2015 a 9:42

          Allora dobbiamo puntare a pubblicare il libro in meno di 15 anni! 😉

          Rispondi
  3. Grazia Gironella dice

    16 Settembre 2015 a 21:40

    Sono d’accordissimo sul fatto che non ci si debba vergognare di autopromuoversi in modo rispettoso degli altri, ma unire il “rispettoso” all'”efficace” non è affatto semplice. Se poi parliamo di carattere – e parliamone, mica siamo tutti uguali! – io non amo pubblicizzare me stessa, e in generale non presto attenzione a chi lo fa, ergo: o esiste un modo per far sì che i potenziali lettori siano attratti magneticamente da me, o rischio di lasciare il compito di promuovermi a qualcun altro, con tutti i problemi del caso.

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 14:01

      Non sono d’accordo, Grazia (ciao :* bentornata!) Il vero marketing è rispettoso perché risponde a un bisogno dell’interlocutore. Poi comunque su questo ci torniamo con calma 🙂

      Rispondi
  4. Marco amato dice

    16 Settembre 2015 a 20:31

    Io credo che noi italiani siamo un po’ penalizzati dal nostro background. Da noi si ritiene che il successo sia sempre un po’ immeritato.
    Parole come marketing spesso hanno un sapore negativo, quasi da raggiro; chi lo pratica è qualcuno che vuol truffare. Abbiamo delle croste culturali che ci penalizzano. Da noi nessun attore famoso metterebbe nel proprio curriculum d’aver fatto il cameriere. Che vergogna.
    Poi vedi invece che Al Pacino nel suo curriculum non solo lo mette, ma è inserito come un vanto. Di chi è partito dal basso e si è affermato. Per gli scrittori americani il self publishing è più facile da cogliere. Il mito del made man self è il loro background naturale.
    Ciò non toglie che la nostra mentalità è destinata a cambiare. Apparteniamo a un mondo globale. Ma io capisco. Attenzione chi non si sente di far promozione persegue una sua strada legittima. Ciascuno merita rispetto nelle sue scelte.
    Questo che ci troviamo davanti è un percorso difficile e ignoto anche per chi è più esperto.
    Quello che occorre da noi, in Italia, è creare modelli di self publishing. Esempi ai quali gli altri autori sapranno ispirarsi, a loro volta seguire, per poi innovare.
    La bellezza degli autori indie, come avevo già avuto modo di accennare a Serena, è che sono solidali tra loro. Mentre gli scrittori vecchio stampo si guardano con invidia, in cagnesco, gli scrittori indie hanno la propensione ad aiutarsi a vicenda.
    Vediamo gli autori best seller indie americani che non si arroccano nei loro segreti, come se custodissero un prezioso know how, ma con gioia condividono esperienze e strategie consigliando i meno esperti. Per me è bellissimo questo nuovo modo di concepire e concepirsi. Nel mio percorso, e non so dove potrò arrivare, magari da nessuna parte, lo metto nel conto, ma mi piacerebbe condividere quel che scopro e imparo.
    I miei modelli di vita sono Steve Jobs e Leonardo da Vinci. Ho uno sguardo visionario sul futuro. Adesso come scrittori indie siamo atomi isolati che fluttuano. Ma un giorno non lontano ci aggregheremo in molecole e prenderemo vita tutti assieme diventando parte di un nuovo corpo vivente, un movimento autonomo di scrittori che non si contrappone alla vecchia editoria, ma che ne è partecipe e alternativo.
    L’attimo che stiamo vivendo è emozionante, richiede coraggio e passione, stiamo per inoltrarci in una nuova era, in universi inesplorati di possibilità. E noi siamo i primi viaggiatori, i pionieri di quel che sarà dopo.
    Ok mi fermo, volevo parlare anche della promozione etica, ma scusami Serena, purtroppo la mia anima ferita mi ferma qui.
    Ah scordavo… Ps. Serena non mi rimproverare dicendo che questo commento avrei dovuto pubblicarlo sul mio prossimo (venturo) blog. Siamo Indie, anche da te è uguale. 😉

    Rispondi
    • Daniele dice

      17 Settembre 2015 a 7:27

      Mentre leggevo il tuo commento ho pensato anche io che avresti potuto farne un post per il tuo blog 😀

      Rispondi
      • Marco Amato dice

        17 Settembre 2015 a 9:39

        Mi prenderà a parolacce, stanne certo. 😉

        Rispondi
      • Serena dice

        17 Settembre 2015 a 14:01

        Arriva, arriva!!! Blog forever 😀

        Rispondi
    • Ryo dice

      17 Settembre 2015 a 9:27

      >La bellezza degli autori indie, come avevo
      >già avuto modo di accennare a Serena, è
      >che sono solidali tra loro. Mentre gli
      >scrittori vecchio stampo si guardano con
      >invidia

      Vista l’autorevolezza delle fonti che citi, potrei affermare tranquillamente che la bellezza degli autori vecchio stampo è che sono solidali tra loro, mentre gli scrittori indie si guardano con invidia 🙂

      Rispondi
      • Marco Amato dice

        17 Settembre 2015 a 9:49

        Certo, tutto è opinabile.
        Ma non so se hai conosciuto quella parte degli scrittori anche bravi, che vincono pure premi e premiccioli, ma non affermati sul mercato, che sputano sentenze e veleno sui colleghi. Che schifo quel tale è stato pubblicato dal grande editore, mentre lui con il suo genio meriterebbe altro. Nell’editoria, fra gli scrittori, circola il maggior tasso di ipocrisia e invidia possibile. Forse, secondo solo al mondo degli attori di teatro.
        E riguardo l’autorevolezza delle mie fonti, puoi provare a vedere Hugh Howey, Johanna Penn. A.G. Riddle, Konrath, e il movimento degli scrittori indie in genere. 😉

        Rispondi
        • Serena dice

          17 Settembre 2015 a 14:11

          E qui sono d’accordo con te, Marco, al 2000%. Gli scrittori raggiungono vette d’invidia inarrivabili, perfino negli archivi online… Immagino cosa possa essere quando ci sono di mezzo dei soldi XD Mentre tra gli Indie c’è una grande solidarietà, che poi conviene a tutti, guarda i boxset, le campagne congiunte… Si aiutano tra loro tantissimo, roba che qui sembra fantascienza, davvero.
          Indie Pride Forever 😀

          Rispondi
      • Serena dice

        17 Settembre 2015 a 14:02

        …parliamo di Jobs in particolare, qui, vero? 😛

        Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:59

      Ciaoooo :* Sapendo come stavi d’umore ieri, non posso che apprezzare questo commento come un vero regalo. Non ti sgrido, no, proprio per niente 😀
      Però non sono sicura di apprezzare i modelli, nemmeno io: pare che Steve Jobs, che anch’io apprezzo per certe cose, fosse un grandissimo figlio di puttana XD. No, come modelli preferisco per esempio Joanna Penn, che racconta con umiltà i suoi errori, si prende in giro e mette in rete risorse di qualità (che altri spacciano per proprie e fanno pagare, n.d.r.). O Hugh Howey, che oltre ad aver avuto un’idea della madonna per le sue storie è una persona squisita, umile, e che si è fatto un fondello così per la causa, per analizzare i dati, per supportare i colleghi. E so che mi capisci 😉
      …allora, ‘sto blog? 😛

      Rispondi
      • Marco amato dice

        17 Settembre 2015 a 18:29

        Ehm sì, su Jobs non parlo di modello di uomo o stile di vita. Sono anni luce lontano. Parlo dell’essere visionari. Del concepire l’odierno come il passo di un percorso più lungo. Ma per spiegare quel che intendo ci vorrebbero almeno 800 parole di commento. Conservo l’argomento è poi ci faccio un post. Ahah vedi che imparo alla svelta. Certo, tu ti perdi il commentone però. 😛

        Rispondi
  5. Serena dice

    16 Settembre 2015 a 15:55

    Raga io temo di non riuscire a rispondere oggi! Sono al lavoro e stasera ho una riunione. Conto di recuperare stanotte o domani . Mente sono via fate i bravi, mi raccomando, e non vi accapigliate

    Rispondi
  6. Tenar dice

    16 Settembre 2015 a 14:30

    È difficile promuoversi bene.
    Io rivendico il mio animo introverso, fatico a sgomitare. Sono anche stufa di sentirmi in colpa perché faccio troppo poco per i miei romanzi.
    Ho il mio blogghettino, mi sforzo ogni tanto di parlarne, mi sforzo di propormi per delle presentazioni in ambienti in cui non mi trovo a disagio. Mi sforzo di comunicare in modo corretto al mondo che ho pubblicato. È comunque uno sforzo. Mi viene naturale scrivere, non promuovermi. Personalmente sono sollevata da avere anche un editore dietro, con dei siti molto visitati, che fa in modo di darmi visibilità senza snaturarmi. Non sento di avere il carattere per fare senza. Poi, certo, mai dire mai.

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:51

      Ciao Antonella, bentornata 🙂
      Mi sono messa da parte del materiale interessante sugli autori introversi, perché sappi che sei in ottima e numerosa compagnia. Ci scriverò su un post abbastanza presto.
      Sforzarsi è positivo, è il modo in cui le persone crescono e migliorano, in qualsiasi campo. Soffrire troppo però no XD
      Le attività che si possono fare per promuoversi sono tantissime, e in ogni caso il nostro tempo è limitato. Varrebbe la pena sceglierne tipo tre o quattro che ci vengono più semplici, e farle bene, senza violentare le nostre personalità. Lo scrivere è una gioia e deve restarlo. Bisogna pensare che quello che si fa lo si fa per essere letti di più.

      Rispondi
  7. Kinsy dice

    16 Settembre 2015 a 14:14

    Quello della promozione è un tasto dolente. Da quando è uscito il mio libro ad aprile ho dovuto fare a pugni con il mio carattere schivo, ma è stata davvero una lotta. E non sono ancora riuscita a fare presentazioni perché proprio non saprei come farle! Però ne ho parlato a conoscenti e poi ad alcune librerie e un po’ di copie le hanno prese in conto vendita. Poi ho creato una pagina pubblica come scrittrice a cui hanno aderito alcune persone ben lontane dalla mia cerchia. Ma ora mi chiedo cosa pubblicare in questa pagina e con che frequenza per non passare per una rompi…

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:39

      Ciao cara, bentornata.
      Allora, il tuo mi sembra un caso di *diagnosi clinica* “ho voglia di farlo ma non so come farlo”. Mettiamoci qui e impariamo insieme, ci sono tante possibilità e molte risorse da sfruttare. Ora non so nel dettaglio come sei messa tu, però una cosa te la do per certa: il marketing e il lancio di un libro non si dovrebbero fare senza paracadute e dovrebbero cominciare anche prima che il libro sia terminato. Promuovere dopo che il libro è uscito, con le copie da vendere sul gobbone, è difficile e deprimente. Per le presentazioni potrei aiutarti, eventualmente scrivimi in privato.

      Rispondi
      • Kinsy dice

        27 Settembre 2015 a 7:22

        Ho visto solo ora la tua risposta, perché il pc mi caricava sempre la pagina uguale e ho dovuto fare un “aggiorna” per vedere le risposte…
        La promozione, purtroppo, l’ho iniziata solo a libro stampato… anche se con quello che sto facendo qualche risultato l’ho pure visto. Potrei fare di più… ma ti garantisco che per il mio carattere schivo ho già fatto molto.
        Per quel che riguarda le presentazioni, penso che uno scrittore non debba essere solo, ma debba avere la collaborazione di qualcuno che lo aiuti, aprendo l’incontro e ponendogli delle domande (e chissà perché nel mio immaginario questa figura era l’editore o un suo collaboratore…).

        Rispondi
        • Serena dice

          27 Settembre 2015 a 14:34

          Ma no, no XD Una presentazione può fartela, anche in modo divertente, chiunque abbia letto e conosca libro e autore. Un chiunque portato a parlare in pubblico, ovviamente. Per fare solo un esempio, in Biblioteca da noi i soci tengono presentazioni di vari autori (abbiamo anche avuto qualche celebrità 🙂 ) e fanno delle cose proprio carine… Tipo, se i temi possono interessare gli adolescenti, abbiamo anche una socia che presenta il libro nelle scuole lavorando coi ragazzi. E si tratta di volontariato.
          Ti ci vorrebbe in effetti qualcuno a farti da spalla, ma non è assolutamente necessario che debba essere l’editore o un collaboratore.
          E poi ci sono varie possibilità di presentazione online, e ci sarebbe da fare il discorso del lancio. Un po’ alla volta vorrei toccare tutti questi temi. IL tutto serve anche a me, ovviamente, perché se il cielo vuole “Cristallo” è quasi finito ed è tempo di rimboccarsi le maniche per fargli fare un ingresso decente nel mondo 🙂

          Rispondi
          • Kinsy dice

            27 Settembre 2015 a 20:52

            E allora in bocca al lupo per “Cristallo” e attendo con impazienza i nuovi post!

            Rispondi
            • Serena dice

              27 Settembre 2015 a 21:30

              Grazie cara :*

              Rispondi
  8. sandra dice

    16 Settembre 2015 a 13:59

    Il problema di base è che l’editoria è un mercato stretto in cui vogliono entrare in tanti, come una cabina del telefono con 1000 persone desiderose di accedervi. Non entreranno tutti, è chiaro, ma non è detto che chi rimarrà fuori sarà il meno meritevole. Magari sto commento non c’entra tantissimo, però il dubbio che mi viene che è queste azioni di markting siano rivolte al web, ok ci bazzichiamo tutti, ma l’uomo della strada, come lo raggiungerai? 😀 bacione

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:34

      …sul suo cellulare! 😀
      Poi su questo ci torniamo.
      Il paragone con la cabina del telefono è perfetto, mi sono fatta due risate a immaginare la scena XDDD
      Settimana prossima come sei messa? 😀

      Rispondi
      • sandra dice

        17 Settembre 2015 a 20:44

        io sono sempre libera pranzo, ma quella dopo, quella che inizia con il credo 28 settembre, sono messa molto meglio nel senso che posso prendere anche mezz’ora se non un’ora addirittura e fare un pranzo + lungo 😀

        Rispondi
        • Serena dice

          18 Settembre 2015 a 12:48

          Ti scrivo in pvt :*

          Rispondi
  9. Alessia Savi dice

    16 Settembre 2015 a 13:21

    La promozione serve ed è necessaria anche agli autori affermati.
    Il problema è la totale incapacità nostrana di promuoversi con intelligenza.
    Nessuna pianificazione, spam selvaggio in tutti i gruppi Facebook possibili e impossibili, nessuna iniziativa se non regalare a destra e a manca i propri ebook.
    Poi, ci sono autori che nemmeno conoscono Goodreads… ecco, se un autore non sa come fare a promuoversi, forse è il caso che riveda la propria posizione. Oggi, non esistono più autori che possono permettersi il lusso di non fare promozione. Gli speaking, i reading – anche dei più famosi – sono proprio questo: promozione. Per cui, se lo fanno loro, non vedo perché non dovremmo farlo noi. Ed è una parte che va curata al pari di quello che viene prima: la creazione e la stesura del romanzo.

    Rispondi
    • sandra dice

      16 Settembre 2015 a 13:45

      Non conosco Goodreads, la tua affermazione mi sembra un po’ mah esagerata. Rivedere la propria posizione di autore? Scusa, ma un autore che non si promuove magari venderà meno, e anche questo non è detto, ma può essere un autore comunque, anzi lo è.

      Rispondi
      • Tenar dice

        16 Settembre 2015 a 14:36

        Io conosco poco Goodreads e anche a me la tua affermazione sembra un po’ drastica. Se scrivo è ovvio che non ho il carattere per fare cabaret o la pubblicitaria. Nel caso avrei fatto quello. Ci sta che lo scrittore sia un introverso un po’ orso, se ci mettiamo a giudicare un’opera per la capacità dell’autore di promuoverla, ecco, forse stiamo scambiando un contenitore per il contenuto. Poi è chiaro che bisogna sforzarsi di fare del proprio meglio, ma non scambiamo un mezzo per il fine.
        “Signor Leopardi, mi scusi, ma lei non ha presenza scenica, non è bravo a parlare in pubblico e non sa neppure usare internet, lasci perdere, dia retta a me” (esagero, ovviamente, ma insomma, non cadiamo in questo)

        Rispondi
        • Ryo dice

          16 Settembre 2015 a 14:39

          😀

          Rispondi
          • Serena dice

            17 Settembre 2015 a 13:53

            “Signor Leopardi, ecchecca**o, deve solo schiacciare lì e lì e lì, no? Su, non è difficile!” 😛

            Rispondi
        • Daniele dice

          16 Settembre 2015 a 15:29

          Penso che Alessia intendesse che oggi, con tutta l’informazione che c’è e la tecnologia praticamente gratuita a disposizione, non è giustificabile che un autore si limiti soltanto a scrivere.
          Ovvio che ognuno può fare ciò che è nelle sue possibilità e competenze, ma inserire il proprio libro su siti come Goodreads (come ho fatto io) – che hanno un grande bacino di utenza – e Anobii non ci vuole nulla.
          Neanche io mi metterei a fare cabaret o il publbicitario, non sono il tipo, però credo che non ci si possa più limitare alla mera scrittura.
          Un tempo gli autori si facevano conoscere nei salotti e nei caffè. Poco è cambiato, non vi pare?

          Rispondi
          • Serena dice

            17 Settembre 2015 a 13:55

            Eh, sì. I salotti e i caffè adesso sono virtuali 🙂 Poi però credo dipenda dagli obiettivi che ciascuno si pone. Da quanti e come vuoi essere letto, e che cosa vuoi scrivere.

            Rispondi
        • Serena dice

          17 Settembre 2015 a 13:52

          Ma nooooooo, pure tu! Forza, tutti in comitiva su Goodreads, che è carino. Vi chiederei subito l’amicizia 😀

          Rispondi
          • Ryo dice

            17 Settembre 2015 a 14:36

            Io sono più affezionato al caro vecchio Anobii 😛

            Rispondi
      • Serena dice

        17 Settembre 2015 a 13:33

        Goodreads è un social di lettori e scrittori, un po’ come Anobii. Io lo trovo carino e ho un profilo, dai dai dai vieni anche tu 😀 . Poi non posso rispondere per conto di Alessia, ma credo si sia spiegata male, voleva solo dire che si perdono delle opportunità.

        Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:31

      Conoscendoti, credo che con “rivedere la propria posizione” tu intendessi dire “rendersi disponibile a imparare cose nuove”. Su questo sono molto d’accordo 🙂 Il marketing è necessario per tutti e, come dici anche tu, se lo fanno i big per noi è ancora più necessario.

      Rispondi
  10. Ryo dice

    16 Settembre 2015 a 11:26

    Ciao, mi piace l’idea di “promozione etica”, hai sintetizzato molto bene quello che cerco di fare anche io nel mio piccolo, che poi è la stessa strategia che – quando vedo fatta da qualcuno – mi invoglia veramente ad acquistare il suo libro.

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:23

      Ciao Ryo – Andrea, giusto? – Benvenuto 🙂
      Sì, hai ragione. Sarebbe tipo, se vogliamo, la cara vecchia buona educazione dei tempi dei nonni, se vogliamo. Il rispetto del prossimo. E anch’io reagisco così, mi invoglia a comprare o comunque a prestare attenzione.

      Rispondi
      • Ryo dice

        18 Settembre 2015 a 12:36

        Grazie ^_^
        Vero… non capisco come possa avere successo la stategia di spam-bombing (o forse sì… sui grandi numeri qualche allocco lo beccheranno pure 🙂 )

        Rispondi
  11. Daniele dice

    16 Settembre 2015 a 10:45

    Ma grazie della pubblicità 😀 (E grazie anche per il “ragazzo”).
    Però un momento: non ho messo le mie scuse nel post. Io mi scuso raramente, te l’assicuro. Il tutto era stato scritto con tono ironico.
    Mo’ t’aggiusto io in qualche mio prossimo post 😀

    Comunque ti do ragione. Su Twitter vedo gente che ogni santo giorno parla dei suoi romanzi e sinceramente non ne posso più. Io ho esordito in quel modo nel post perché non sapevo davvero che scrivere. Al prossimo libro, pubblicato in self o con editore, farò diversamente.

    Rispondi
    • Serena dice

      17 Settembre 2015 a 13:21

      Aahahahahahaha 😀 Ok, sto iniziando a tremare!
      Twitter è infernale da quel punto di vista… e pensa – credo tu lo sappia – che esistono “esperti” di marketing che consigliano di spammare regolarmente sui social. E servizi a pagamento per farlo. 🙁

      Rispondi
  12. animadicarta dice

    16 Settembre 2015 a 10:42

    La promozione è un tasto che mi dà ansia, e quindi capisco in pieno le “scuse” di Daniele, anche se ovviamente non erano affatto necessarie.
    Anche io mi sento a disagio quando parlo del mio libro. Sarà che ci siamo assuefatti a un tipo che promozione che ha ben poco di etico, con spam a ripetizione, gente su Facebook che ti manda cinque messaggi tutti uguali, che ti tagga e ti invade la bacheca, o che posta un buongiorno sempre abbinato al link del suo libro. Quindi, quando tocca a te, ti senti a disagio, ti chiedi se non passerai anche tu per un rompiscatole, se non infastidirai le persone e otterrai alla fine il contrario di ciò che vorresti. Insomma, a me l’idea della promozione etica piace moltissimo, vorrei solo capire quali sono i confini, qual è il giusto mezzo tra lo strombazzare e il restarsene zitti. Devo ancora imparare, ma intanto ti dico che hai messo l’accento su qualcosa di importantissimo: diffondere ciò che abbiamo creato è doveroso, perché è qualcosa che amiamo ed è bello poterlo far conoscere. Voglio tenerlo bene a mente, sei sempre preziosa con i tuoi post 🙂

    Una cosa che non c’entra niente con tutto ciò… Mi è stata fatta notare tempo fa, l’ho trovata molto utile e magari può esserlo anche a te. Ho visto che la mail della newsletter arriva con il testo dell’articolo completo, quindi a meno che non vuoi commentare, sei portato a leggere tutto dalla casella di posta. Forse potrebbe esserti utile spezzare il post e “costringere” i lettori a venire qui per leggere il resto.

    Rispondi

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  1. Un piano marketing per scrittori ha detto:
    28 Aprile 2017 alle 14:03

    […] le azioni che si adattano meglio al vostro carattere. Ne abbiamo parlato qui e anche qui: non potendo fare tutto, dobbiamo scegliere ciò che ci possiamo permettere e ciò […]

    Rispondi
  2. Guida al Marketing per introversi ha detto:
    23 Settembre 2015 alle 9:27

    […] di «essere bravo nel marketing» da una diversa prospettiva. Non è la mentalità del venditore di auto usate. È una mentalità di servizio […]

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