Dico spesso che servirebbe scoprire un pianeta abitabile non troppo lontano dalla Terra, anche se sappiamo che non ce ne sono e che, per ora, Interstellar è solo un film di fantascienza. Però sarebbe bello, vero? Risolverebbe un sacco di problemi: sovrappopolazione, risorse del pianeta, nuovi mercati… Nuovi lettori? Non ne sono sicura. Ma magari delle nuove frontiere sarebbero di giovamento anche per gli scrittori.
Quello che è certo è che siamo troppi. Giusto un filino troppi, ormai, che vogliamo scrivere, speriamo di essere pubblicati o di riuscire a pubblicarci da soli e, in entrambi i casi, desideriamo ardentemente che qualcuno ci legga. Il numero di quelli che vogliono essere letti continua ad aumentare, mentre il numero di quelli che leggono resta costante o diminuisce.
E allora che si fa? Smettiamo di scrivere – che potrebbe essere una soluzione – o c’è qualche speranza di sovvertire le leggi di mercato? O, se non proprio di sovvertirle, di piegarle alla nostra volontà in qualche sorta di accettabile compromesso?
Io non ho nessuna voglia di smettere di scrivere. La maggior parte di noi scarta quest’ipotesi. E allora non resta che darci da fare per scrivere con soddisfazione, se dobbiamo rinunciare ad un risultato economico apprezzabile. E la soddisfazione arriva quando veniamo letti. Quando qualcuno ama ciò che abbiamo scritto.
Perché questo accada, le persone devono sapere che esistiamo e che abbiamo qualcosa da dire; e che, soprattutto, come glielo diciamo noi non glielo dice nessuno.
Come comunicare la nostra presenza e la nostra unicità? Esiste una soluzione? Quale?
Ma la piattaforma online, ovviamente. Quella cosa di cui hanno bisogno sia l’autore pubblicato, sia l’esordiente che ambisca ad essere pubblicato tradizionalmente, ma più di tutti gli altri- ed è d’importanza cruciale – l’autore che sceglierà di autopubblicarsi. È ciò che ci sostiene quando parliamo in pubblico, come lo sgabello dell’oratore.
Io ho l’abitudine di sbirciare oltreoceano, come sapete: negli States, e in generale nei paesi di lingua inglese, la chiamano Author Platform, Online Platform, Writer Platform.
C’è un sacco di materiale interessante che tratta il tema, sul web e nelle librerie. Servirebbe un paio di vite per leggere tutto e mettere in pratica, ma se vi fidate (e se leggete l’inglese) quelle qui sotto, secondo me, sono le risorse migliori:
- Platform: Get Noticed in a Noisy World , di
- Il sito di Kimberley Grabas, Your Writer Platform: ricco già di suo di risorse utili, contiene anche molti link alle migliori risorse attualmente sul mercato.
- Non poteva mancare lui. Seth Godin. Tutti citano sempre la famosa mucca viola, e ci starebbe bene anche qui, in effetti. Ma sul tema della piattaforma c’è anche Tribes. Cosa c’entra la tribù con la piattaforma online? Ecco la spiegazione nelle parole di una recensione: dipende tutto dal significato che diamo alle parole “nostro angolo di mondo”.
Tutti abbiamo una voce. Tribes di Seth Godin ci ricorda che c’è un leader in ciascuno di noi. Dipende da noi essere all’altezza di questa chiamata e comprendere che possiamo condurre il cambiamento che vorremmo vedere nel nostro angolo di mondo.
- Di Austin Kleon: Show Your Work!: 10 Ways to Share Your Creativity and Get Discovered. Un piccolo libro ispirante: la chiave, nel nostro caso, sta tutta in quel “Get Discovered”. “Fatti scoprire”. Ah, e poi ho appena scoperto che l’hanno tradotto in italiano! Anche se non so che diavolo c’entri quel titolo. Boh.
- Infine, Joanna Penn. Tutto. Il suo blog, i libri, il podcast. Setacciate il sito, portate via a piene mani e soprattutto scaricate l’Author 2.0 Blueprint. È un ebook gratuito stracarico di contenuti di valore.
E in italiano? Cosa si dice e si scrive qui da noi, sull’argomento?
Cercavo qualcosa da consigliare a C., che con l’inglese fa un po’ fatica. Stranamente, invece di cancellarmi dagli amici sta cominciando a darmi ascolto, e volevo cavalcare l’onda della sua disponibilità.
Indovinate un po’?
Non ho trovato una ceppa.
Un. Accidente. Di. Niente.
Non ci credete? Digitate su Google “Piattaforma Online” o “Piattaforma Autore” e ditemi cosa trovate.
Non è che qui da noi non si sappia che è bene “farsi conoscere”, se si vuole vendere qualche libro. O che bisogna aprirsi un profilo sui social media. Non è neanche che non esistano degli ottimi articoli, in giro, sul marketing editoriale; li trovate per esempio a casa di Daniele. Non sono sempre d’accordo, ma da lui si impara tantissimo. Quello che manca (non a Daniele, in generale!), secondo me, è il concetto unico e organico di piattaforma online gestita come un sistema di presenza nella Rete, con finalità precise e misurabili. Ancora peggio, non esiste il concetto organico di una piattaforma specifica per uno scrittore, quella che dovrebbe essere, nell’era di Internet, la base di lancio di ogni autore. Vi sono tantissimi fraintendimenti, poca informazione e purtroppo anche poca voglia di confrontarsi con gli aspetti tecnici della cosa. Possibile che siamo più pronti a mettere mano al portafoglio che a studiare una paginetta di istruzioni su, per esempio, come installare Aweber o Mailchimp? Il massimo della “presenza online”, qui da noi, è la pagina Facebook. Ed esiste ancora gente che pensa che per vendere libri si debba spammare come se non ci fosse un domani.
Ma che cos’è la piattaforma online, in due parole?
Sgombriamo il campo da ogni equivoco: non è il vostro blog o sito. Non si tratta di una cosa sola. È l’insieme degli strumenti che crea, nel web, il luogo dove interagire con la vostra tribù e creare con essa un legame duraturo.
Quali sono gli elementi essenziali della piattaforma online di uno scrittore?
- Un sito web
- Un “marchio di fabbrica”
- Una lista di persone che non si seccano se contattate
- Una libreria personale
- Interazione.
Andremo presto a vedere ogni punto nel dettaglio. In arrivo, ovviamente, una serie di post: la mia chiacchierata con C. sta diventando un poema.
Dovresti avere una tua piattaforma online?
Secondo te?
Grazia Gironella dice
Ritengo importante la piattaforma online, ma ho smesso di pensare che sia decisiva nei risultati. In altre parole: se riesco a pubblicare bene o benino, la piattaforma è utile; se ottengo solo pubblicazioni di basso livello, posso “piattaformare” quello che voglio, ma non credo che cambi in modo sostanziale la situazione. Anch’io amo bazzicare il mondo degli autori anglosassoni, ma la nostra situazione di piccolo Paese con pochi lettori e una lingua parlata solo da noi, beh… è talmente diversa da far vacillare anche le idee più solide. Vale comunque la pena di impostarla, la piattaforma, perché metterla in piedi dal nulla in due e due quattro è praticamente impossibile. 🙂
Serena dice
I numeri del nostro mercato inficiano paurosamente un sacco delle teorie dei markettari di lingua inglese, hai assolutamente ragione. D’altra parte, non credo sia impossibile mettere insieme i famosi 1.000 fedelissimi con i quali si può (dicono) vivere della propria passione, nel nostro caso la scrittura. Certo ci vorrà molto più tempo a noi italiani che agli autori di lingua inglese, e comunque lavorando sodo senza trascurare nessun aspetto.
A novembre farò un bilancio di come sta funzionando/non funzionando per me e condividerò anche i numeri, così ci si potrà ragionare insieme. Il mio sito non è di sicuro perfetto; ho in mente un paio di modifiche che dovrei rendere operative entro la prossima settimana, e poi mi piacerebbe parlarne qui sul blog.
Tu quando hai aperto il blog come hai ragionato? Hai pensato alla piattaforma come progetto o hai aperto e basta, per chiacchierare con lettori e altri scrittori?
Grazia Gironella dice
1000 fedelissimi per vivere di scrittura? Ah ah ah… okay, sono seria adesso. Stavo solo cercando di immaginarmi a (soprav)vivere con circa 1000 euro lordi l’anno… spero che la fonte della tua informazione venda preziosi vasi Ming, o vado a portargli una pizza! (Naturalmente non sto prendendo in giro te… sai, nel virtuale non si è mai abbastanza chiari. 🙂 )
Quando ho iniziato la pagina FB, poi diventata blog, avevo in mente soltanto che mi serviva un luogo dove entrare in contatto con i miei lettori e mostrare le mie creature; poi mi sono resa conto che il blog di scrittura si rivolge quasi esclusivamente ai lettori-scrittori, che sono un numero esiguo rispetto a un pubblico normale. Buco nell’acqua? No, perché molte persone mi hanno detto che sono di aiuto, e mi piace molto la compagnia dei colleghi, anche se le vendite non aumentano. Credo comunque che esista un motivo psicologico per cui non mi do da fare ai massimi sotto il profilo piattaforma: in fondo considero i due saggi sulla scrittura delle deviazioni occasionali e obbligatoriamente di nicchia, mentre il romanzo non è “completo”, esistendo solo in e-book (lo so, fa ridere), perciò sto aspettando il mio primo romanzo integro. Ma tu forse non volevi la storia della mia vita. 😀
Serena dice
‘sta cosa dei 1.000 fedelissimi va un attimo spiegata, me ne rendo conto… Adesso non mi posso dilungare ma ci ritorno su, promesso. E le vite delle persone mi interessano sempre. Ci scambiamo qualcosa davvero solo quando siamo autentici, perciò… grazie. E torno appena posso, magari stasera. 🙂
Alessia Savi dice
Bellissimo articolo. Non sono d’accordo sull’utilizzo dei libri di Seth Godin: non l’ho apprezzato e lo reputo un po’ un venditore di aria fritta, un marketing-qualcosa che vende aria fretta. Con il suo “Credi in te stesso” è un po’ ridicolo: se si trova davanti qualcuno che non sa gestire la propria emotività o vedersi bene allo specchio, è del tutto inutile. Amo in modo sviscerato Austin Kleon, invece. Il libro che hai citato tu è tra le mie prossime letture, devo solo trovare il tempo di mettermi sotto con il lavoro.
La PiattaformaAutore secondo me è una formula vincente, ma in Italia c’è un’ignoranza mostruosa sugli strumenti. Per questo avevo realizzato il forum sul mio blog: ci sono cose che servono agli autori che non sanno dove sbattere la testa, ma credo che il forum non sia la formula più adatta per questo tipo di contenuti, per cui sto studiando una riconversione dei contenuti da forum a… boh, sto meditando, appunto, sul da farsi. E brava Serena, che con questo post sei stata da 10++! Mi piaci sempre di più (e ti ho lasciato anche una rima, figurati!)
Serena dice
Ciao cara, prima di tutto grazie di essere passata <3 Allora, ti confesso una cosa: io seguo sia il sito di Seth Godin che il blog (che merita un ragionamento a parte che poi farò... ma non adesso che divago). E sai una cosa? Gli articoli del suo blog non li leggo quasi mai. Troppo... non so, da "guru" e a volte costruiti su niente. Per cui sul discorso aria fritta mi trovi molto propensa a darti ragione; però non lo conosco ancora abbastanza per cassarlo del tutto.
Io avevo provato con la mia amica Erica ad aprire un forum... ci abbiamo perso su un sacco di ore, e poi alla fine avevamo pochissimi iscritti. Tutti coloro che avevano cose da chiedere o che desideravano per qualsiasi cosa un confronto con noi venivano sul gruppo Facebook. Credo che il forum vada bene per problematiche complesse con molti aspetti tecnici, e comunque ci mette parecchio a decollare perché prima deve attirare molti esperti che condividano il loro sapere. In ogni caso è uno strumento più "lento".
Sul forum ti scriverò due cose privatamente. Quanto ai contenuti, io li utilizzerei per potenziare ulteriormente il tuo blog, che è molto bello, ma ti dico meglio in pvt.
Grazie per l'apprezzamento e il sostegno <3 Sono una pistolotta che ne ha tanto bisogno <3
Alessia Savi dice
Allora aspetto un po’ di cose in pvt (^^)
Sul forum ho meditato e attualmente è in down. Sto ristrutturando quella parte: articoli da rivedere, immagini, cose da eliminare e altre da aggiungere. Sono già a buon punto, per cui presto sarà online in una nuova veste. Ma a questo punto ti attendo in privato?
Sì, sei bravissima, per cui non mollare: a me piaci un sacco, lo sai!
Comunque, tornando a Godin: a me non piace, sarà che mi ricorda appunto troppo il Guru e poco la persona. Quindi l’ho cestinato, anche se la Mucca Viola ce l’ho ancora sulla mensola da leggere. Prima o poi lo farò, anche se la New Age applicata al marketing mi fa un po’ sorridere, diciamolo. Tra l’altro tu trovi un sacco di risorse interessanti sul mercato anglofono, per cui un doppio grazie: sto fagocitando l’altrui sapere e prima o poi mi tornerà utile!
Seme Nero dice
Proprio sul sito di Daniele ho imparato l’importanza dell’interazione online; anche solo commentare i post dei siti che seguiamo ci regala un minimo di visibilità. Questa regola è basilare anche sui social, che molti scambiano per una vetrina nella quale posizionare i propri prodotti (spesso senza preoccuparsi della qualità del prodotto). Io ho trovato un terreno molto fertile su Twitter, una grande scuola per frasi a effetto e titoli!
Per quanto riguarda il blog sono stato restio a lungo, proprio perché il nostro angolo va curato è importante spenderci tempo ed energie e non ero sicuro di esserne in grado. Diciamo che il mio orticello mi sta dando piccole ma importanti soddisfazioni, conviene almeno provaci.
Attendo curioso di prossimi post! 🙂
Serena dice
Ciao! Benvenuto e grazie di essere passato 🙂
Anche a me Twitter piace, ma molti esagerano con le segnalazioni della loro roba. Anche se in effetti, se non ricordo male, io ti ho “trovato” per la prima volta proprio su Twitter tramite un altro blogger che seguo, forse Daniele.
Coooomunque, a proposito di piattaforme online, carino il tuo blog nuovo nuovo! Però sposta il box dell’iscrizione via email più in alto e più in vista! Sono tornata a cercare dov’era, dopo che ci siamo scritti, e mi sono detta: va bene che io sono cecata, ma così vuol dire proprio che si iscrivono solo quelli con 10/10 😛 😛 😛
Scusa se non ho risposto prima ma il weekend in famiglia è LEGGERMENTE impegnativo… e fino a stamattina ho avuto una mano fuori uso.
Ci leggiamo presto 🙂
Marco Amato dice
Creare una piattaforma è fondamentale, sia che si sceglie di pubblicare in self, sia che si percorre l’editoria tradizionale. Sperare che l’editore faccia tutto per noi è un’illusione. L’editore ha tanti autori a cui dedicare attenzione. Noi siamo lo scrittore di turno a cui presta il servizio per i pochi mesi dell’uscita del libro. All’autore resta il compito di portare avanti la propria carriera.
In tal senso, parlando di recente con un editore, ho posto una domanda scomoda.
Quanto dura la promozione di un libro? E lui chiaramente ha confermato: i tempi dopo l’uscita. Ma l’ho sconcertato dicendogli che tale visione è errata.
La promozione di un libro deve durare fino a quando tutti i potenziali lettori sono stati raggiunti.
Mi ha allargato le braccia. È chiaro che una tale visione la può avere soltanto un autore indipendente.
Per questo la creazione di una piattaforma, con una strategia precisa è la base dell’autore moderno.
Non conoscevo i link di approfondimento che hai postato. Ma secondo me, anche se in America c’è maggiore consapevolezza, anche lì sono ancora lontani da alcuni punti cardine della promozione moderna.
Io baso il mio pensiero sul know how del mio mestiere, gestore di siti e blog. E credo che le potenzialità inespresse siano ancora parecchie. I margini di miglioramento notevoli.
Di recente ho studiato le promozioni di due autori importanti. La promozione di Mondadori per Genovesi, e quella di Feltrinelli per Baricco.
Posto che questi editori sono fortissimi nella promozione che si basa sulle recensioni, cartacee e online (i loro uffici stampa sono macchine da guerra) in realtà il concept di presenza online di ciascun autore è praticamente trasparente. Dovessi assegnargli un voto darei un bel 4 a ciascun editore. E la cosa fa impressione visto che stiamo parlando dei top. Gli errori e le mancanze? Si dovrebbe scrivere un intero post. Però fa specie che autori importanti, in cui una solida piattaforma potrebbe significare la vendita di migliaia di copie in più, siano così trascurati.
Serena dice
Lo sgabellino online infatti ce l’hanno in tanti. Che sia più o meno alto, che sia pensato in modo razionale, che funzioni o meno, è un altro paio di maniche. Eppure una piattaforma fatta bene alla fin fine si traduce in vendite più alte, e questa è una cosa che interessa, alla fin fine, anche a chi dice che “scrive per se stesso” (e io non ci credo).
Ci sono un sacco di altre risorse interessanti, io ho dovuto necessariamente condensare. Prova a dare un’occhiata al sito personale di Tim Grahl e a quello della sua società, http://outthinkgroup.com/. Per capirci, è il tipo che ha curato il lancio di Wool di Hugh Howey 🙂
(poi vabbè, il marketing mi piace in tutte le salse. Ci sguazzo, anche quando non si tratta di libri ma di altra roba meno poetica XD )
sandra dice
Ehhhhhhhhhhhhhhh? 😀
Serena dice
Lo sapevo che mi avresti scritto una roba del genere XDDDD Ma guarda che anche tu hai il tuo sgabellino online, eh? Che ti credi? 😛 Spiegami meglio le tue Ehhhhhhhhh così riesco a risponderti. Un bacione
sandra dice
In realtà il mio blog è un progetto, come dici tu, oltre a un modo per comunicare, solo che nel tuo post citi molte cose non italiane e nonostante la mia buona padronanza dell’inglese non vado mai oltre frontiera. Poi è chiaro che è tutto molto interessante, ora mi leggo i commenti di tutti BACIO
Daniele dice
Concordo su tutto. Anche io cerco sempre negli USA o comunque in inglese, perché in italiano non c’è mai nulla sul marketing editoriale (grazie, intanto, per la citazione).
Sono curioso di leggere la serie di post. Fra due lunedì, comunque, è già in programma un post sul blog dello scrittore, che rimandavo da tanto.
Qui da noi si parla di tante cose, ma mai, come dici tu, di piattaforma per l’autore. Del tuo elenco approvo tutto, anche se non ho capito cosa intendi per “libreria personale”.
Serena dice
Grazie 😀 Il tuo Ok per me vale molto, lo sai.
E sono contenta in particolare che concordi con me sul vuoto pneumatico che ci circonda in termini di piattaforma. Mentre cominciano a pullulare anche qui i siti di servizi (inutili) agli autori
Con “libreria personale” intendo dire, in sostanza, il proprio negozio online. Una pagina con le copertine in bella mostra, i link di acquisto a tutti i negozi online ed eventualmente il proprio shop per la vendita diretta. Non sapevo come dirlo in una o due parole, anzi, se hai un’idea ben venga, come l’ho scritto io si confonde con la libreria nel senso di libreria Billy di Ikea XD
Il mio articolo sul sito dell’autore dovrebbe uscire lunedì, invece. Dai che si comincia a parlarne un po’ 🙂 Perché non ci scrivi su un ebook? Lo farei io, ma non ho tempo e prima voglio finire – finire proprio bene bene – il mio WIP.
Daniele dice
Ecco che intendevi per libreria 🙂
Io la chiamo vetrina. Per l’ebook non saprei, non posso aggiungere altra carne al fuoco, devo finire anche io il mio “PU”.
Serena dice
In effetti “vetrina” è molto meglio! Quanto all’ebook, mettilo in lista per il futuro: se non lo scrivi tu non so chi lo può scrivere.